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Un antifascismo che puzza di fascismo

Un pò di chiarezza? Ricapitoliamo: dopo il blitz dei neonazisti di Como della scorsa settimana, oggi PD, MDP, CGIL, Sinistra Italiana e Campo Progressista hanno fatto, tutti insieme e proprio lì, una “manifestazione antifascista istituzionale” a cui hanno aderito Boldrini, D’Alema e Veltroni. Il corteo indetto dagli studenti comaschi è stato, invece, negato dalla Questura locale.

Ecco servito il nuovo “antifascismo istituzionale” che segue l’appello accorato di Walter l’amerikanissimo contro l’ ”onda nera” che sta infestando l’Europa ma che serve, in realtà, a tirare fuori il PD dal cul-de-sac in cui l’ha spinto quel testone di Renzi.

Prova ne è il fatto che questi antifascisti dell’ultima ora nulla hanno da obbiettare se, alle realtà sociali e politiche che vengono continuamente minacciate ed aggredite dai fascisti e che praticano il proprio antifascismo militante, viene vietato di manifestare. D’altronde, come potrebbero se, poi, quel genere di disposizioni a Prefetti e questure le danno proprio loro?

«Nulla di peggio del fascismo degli antifascisti» scrisse Pier Paolo Pasolini sulle pagine del Corriere della Sera, il 16 luglio 1974, in “Scritti Corsari”. Una profezia che suona più che mai attuale se è vero che quest’ “antifascismo istituzionale” ci ricorda, così tanto, quell’“antifascismo” che servì da alibi perfetto, ad un Partito Comunista Italiano ormai completamente imballato nel compromesso storico, per annientare tutto ciò che stava alla sua sinistra e per far fuori, definitivamente, l’intero movimento di classe negli anni settanta.

Così, oggi, questo “antifascismo istituzionale” fa il paio con la riduzione in schiavitù del lavoro messo in atto con la copertura dei sindacati complici; con i tentativi di compressione del diritto di sciopero e della rapprensentanza sindacale; con le politiche securitarie e del “decoro” che colpiscono nuovi poveri e migranti; con l’imposizione fascista ai territori ed alle popolazioni locali di quelle “grandi opere” che fanno grandi solo i profitti di mafie e consorterie amiche(vedi TAV e TAP).

E non è stato proprio un caso se quest’estate il ministro Minniti ha raccolto un’ovazione alla “festa Atreiu”, organizzata da Giorgia Meloni. “In quella platea che festeggiava Italo Balbo – che lì celebrano come trasvolatore, ma che noi ricordiamo come feroce e vile squadrista sconfitto a Parma dagli Arditi del Popolo di Picelli – il ministro di polizia, lo sbirro, ha trovato la sua sede naturale” sottolineò Giorgio Cremaschi durante il convegno di Bologna dello scorso settembre promosso da Eurostop e convocato proprio per aprire un confronto sulle azioni da mettere in campo per difendere l’agibilità politica e democratica nel nostro paese, minacciata dal modello repressivo incarnato dall’azione delle Leggi Minniti-Orlando

Se è da temere questo rigurgito neo-fascista, non di meno, è da temere questo “antifascismo istituzionale” che salta fuori a qualche mese dalle elezioni e che viene confusamente agitato proprio da chi sta devastando la vita sociale e politica mentre non ha nemmeno il coraggio di approvare una legge minima di civiltà qual’è lo “Ius Soli” proprio perchè è da un pezzo che sta correndo dietro le parole d’ordine della destra più infame.

Questo è uno di quei casi in cui mi ritorna in mente, ossessivamente, una frase, di paternità incerta – da alcuni attribuita a Mino Maccari e da altri ad Ennio Flaiano – che dice, pressapoco, così: “i fascisti si sono sempre divisi in due categorie: i fascisti e gli antifascisti”.


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