Martedì 20 Feb, il presidente palestinese Mahmoud Abbas si rivolgerà al Consiglio di sicurezza dell’ONU a New York, per chiedere la “sponsorizzazione internazionale” del processo di pace, in alternativa alla mediazione esclusiva USA.
Secondo quello che ha riferito il 18 Feb, a Ramallah Nabil Shaath, consigliere di Abu Mazen per gli affari esteri e le relazioni internazionali, Abu Mazen chiederà la sponsorizzazione internazionale del processo di pace dopo la recente decisione del presidente Usa, Donald Trump, di riconoscere Gerusalemme come capitale di Israele.
Shaath ha aggiunto che, durante il suo discorso, Abbas fornirà una “spiegazione dettagliata della posizione palestinese su tutte le questioni politiche”. Ed ha sottolineato che il presidente palestinese spiegherà le ragioni del suo rifiuto di proseguire il processo di pace nella sua precedente forma e sotto gli auspici degli Stati Uniti, spudoratamente appiattiti sulle posizioni di Israele. Shaath ha continuato affermando che “il presidente fornirà anche le ragioni del rifiuto palestinese dell’iniziativa del presidente Donald Trump a proposito di un processo di pace che rimuoverebbe le questioni di Gerusalemme e dei rifugiati dal tavolo dei futuri negoziati”.
Shaath ha sottolineato che Abbas chiederà la formazione di un quadro internazionale che segua gli sviluppi del processo di pace, basato su risoluzioni internazionali che istituirebbero uno Stato palestinese sui confini occupati il 4 giugno 1967 e con Gerusalemme Est come capitale.
Dopo la dichiarazione di Trump di trasferire la sua ambasciata da Tel Aviv a Gerusalemme e riconoscerla come capitale di Israele, violando così tutti le risoluzioni del Consigli di Sicurezza dell’ONU, la leadership palestinese ha dato avvio a un’offensiva politico/diplomatica per assicurare la sponsorizzazione internazionale del processo di pace, di cui gli Stati Uniti possono fare solo parte.
Il presidente Abbas ha dichiarato in più di una occasione che gli Stati Uniti sono stati lo sponsor esclusivo del processo di pace per venti anni, e ora non sono più un mediatore accettabile per i palestinesi; ha sottolineato che Washington si è auto-allontanata da questa mediazione con la sua decisione di riconoscere Gerusalemme come capitale d’Israele il 6 dicembre scorso.
Da notare che i negoziati israelo-palestinesi si sono fermati nell’aprile 2014, dopo il rifiuto israeliano di interrompere le attività di colonizzazione nei Territori Occupati dello Stato di Palestina, il rifiuto di accettare la soluzione a due Stati basata sui confini del 1967, e il rifiuto di rilasciare prigionieri palestinesi dalle carceri israeliane.
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