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La politica, Rifondazione… ma indietro non si torna

Non festeggio un risultato elettorale dalla primavera del 1996.

Alle ultime elezioni politiche, quelle del 4 marzo, Potere al Popolo ha raccolto l’uno per cento dei voti ma tra le nostre fila c’è chi stappava lo spumante e io ero perplesso. Dal giorno dopo si lanciò lo slogan “indietro non si torna” e io ero preoccupato.

Indietro non si torna mai, ma qualche volta bisognerà pur andare avanti. Da dirigente del Partito della Rifondazione Comunista ho partecipato più che attivamente agli ultimi due congressi, quelli in cui si è sancita la linea della costruzione di un soggetto politico unitario e plurale. Non un cartello elettorale ma neanche un partito, alternativo ma antiliberista, disobbediente ma non antieuro, il PRC non si scioglie ma cede sovranità, una testa un voto ma solo se a maggioranza qualificata, doppio tesseramento ma in offerta speciale.

Potere al Popolo è quel soggetto politico che vive i bisogni popolari, che organizza chi oggi non è rappresentato, che incide concretamente nella realtà. Non può trasformarsi in una mini federazione di micro partitini già esistenti a cui tutt’al più si aggiunge qualche individuo che la sa lunga qua e là alla bisogna. Potere al Popolo non può ridursi a operazione di ceto politico e non potrà essere l’ennesimo partito della sinistra, un po’ più a sinistra di altri ma meno settario di altri ancora, sedicente radicale e per ciò stesso credibile ma rassicurante. No, nulla di tutto questo. Ha ragione chi sintetizza affermando che “la sinistra non va unita, ma va sepolta”. E non è affatto banale la Portavoce Viola Carofalo quando sostiene “io non sono di sinistra, io sono comunista”.

Potere al Popolo finalmente si accinge a concludere il percorso di approvazione del proprio statuto, di democratizzazione interna, di formalizzazione del passaggio da lista elettorale a formazione politica vera e propria. Un passo avanti che ha fugato perplessità e preoccupazioni iniziali, almeno le mie. Ciò che mi lascia ora perplesso e preoccupato è invece il comportamento della Segreteria nazionale del Partito della Rifondazione Comunista negli ultimi mesi.

Io sono iscritto al PRC e intendo continuare ad esserlo. Faccio parte degli organismi dirigenti del mio partito a tutti i livelli. Nell’ultima riunione del Comitato Politico Nazionale di Rifondazione Comunista tenuta tre mesi fa il Segretario Acerbo ha lanciato la proposta di un “quarto polo”, una sorta di listone (o listina) concepito con gli stessi presupposti della Sinistra arcobaleno e di Rivoluzione civile. Una nuova sommatoria perdente di ceto politico con dentro sinistri residui del centrosinistra, gli amici italiani di Varoufakis ma anche quelli di Tsipras, un bravo sindaco come leader carismatico a cui affidare i destini dell’umanità, e il tutto ammantato da una bella maglietta rossa.

Nel documento finale di quel CPN di luglio non è neppure contenuta l’indicazione ad aderire e a partecipare al rafforzamento di Potere al Popolo! vi è solo un generico invito alle iscritte e agli iscritti di Rifondazione ad aderire a PaP.

Ebbene io ho aderito e ho partecipato alle Assemblee territoriali; ho discusso lo statuto dal preambolo all’organizzazione interna e al suo funzionamento. Infine, ho sottoscritto e approvato la proposta di Statuto sottotitolata “indietro non si torna”.

Il Segretario Acerbo ed altre/i hanno deciso di non partecipare alle votazioni online per l’approvazione dello Statuto di Potere al Popolo! A me dispiace ma credo che le ragioni di questa rottura non siano da ricercare tra retroscena, presunte scorrettezza, grossolane bugie o piccoli episodi di nessuna rilevanza concreta.

Il dissenso è di natura politica.

C’è chi pensa a rimettere insieme i cocci di una sinistrina variopinta e c’è chi pensa a recidere definitivamente centralmente e localmente ogni relazione con la classe politica che ha affamato l’Italia e la Sardegna negli ultimi anni.

L’opposizione del Governo Conte si deve esercitare assumendo una postura assimilabile a quella del Partito Democratico oppure agendo sui pochi elementi di controtendenza e incalzare su nazionalizzazioni, contrasto alla precarietà, reddito? Diamo seguito all’appello di Lisbona con France Insoumise, Podemos e Bloco de esquerda per una rivoluzione democratica in Europa oppure continuiamo con la linea degli apericena antisovranisti in salsa greca? E’ il momento di una profonda autocritica oppure si procede sfoderando le solite granitiche certezze?

Nel frattempo Potere al Popolo ha già oltre 9000 compagne e compagni che hanno aderito in poche settimane. Secondo tutti i sondaggi, Potere al Popolo tende ad aumentare progressivamente i consensi.
Ci siamo e dobbiamo andare avanti.

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1 Commento


  • salvatore

    se è solo l’OPG (comunque non è) ha fare opposizione siamo fritti. Aspettiamoci un nuovo Mussolini. L’opposizione nella società civile oramai coinvolge grandi masse che premono nei confronti dei sindacati e di tutte le organizzazioni democratiche, coinvolge settori dello Stato crea divisioni all’interno della grande borghesia, un quarto polo non è una sommatorie di sigle è lo sviluppo e nello stesso tempo la creazione dell’alternativa antiliberista. Un alternativa che per la prima vota dopo la seconda guerra mondiale può porre con forza l’uscita dalle politiche di austerità, porre nazionalizzazioni di settori dell’economia, modificare il sistema bancario etc, porre con forza con l’aiuto delle forze democratiche europee la modifica dei trattati e anche un possibile uscita dall’Euro da sinistra (vedi Brancaccio) – cioè comunque e sempre una europa dei popoli- La grande borghesia finanziaria non arriverà mai ad una unione europea reale i suoi interessi sono concorrenziali… Vedi come non a caso una eventuale l’uscita da destra si è già connotata in modo demagogico e contro i lavoratori italiani ed europei.

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