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Con i fascisti non si parla

La casa editrice YYYXXX ringrazia sentitamente per tutta la pubblicità gratuita che sta ricevendo in queste tiepide giornate primaverili.

Da gruppo di sfigati più o meno organici a Casapound, in procinto ospitare nel proprio catalogo il nuovo libro di Matteo Salvini (manco stessimo parlando di Stephen King: andate a vedere quante copie vendono di solito i libri dei politici, poi ne riparliamo), adesso si atteggiano a eroi della libertà di parola e si permettono pure di rilasciare comunicati in cui dichiarano che non sono intenzionati più a dare via gratis la propria visibilità.

Sapete che c’è? Hanno ragione: fino alla settimana scorsa non se li inculava nessuno, adesso hanno effettivamente una visibilità che, giustamente, non vogliono dare via gratis.

È stato spiegato con molta calma che né XXXYYY né Salvini hanno eventi in programma al Salone di Torino. Semplicemente la casa editrice avrà uno stand di 10 metri quadrati su 60.000 di esposizione, cosa peraltro accaduta in passato anche ad altri editori di estrema destra. Non se ne sarebbe accorto nessuno, anche perché – fidatevi – chi va al Salone di solito non compra la biografia di Salvini, né va a guardare gli altri opuscoli fantaculturali dei fascisti.

E qui si pone il solito problema: bisogna rispondere o no alle provocazioni di costoro?

Non ho una risposta precisa, ma so di certo che loro lo fanno di proposito. Quando Salvini annuncia la sua presenza in una città e mette la piazza di un’altra città, lo fa di proposito. Quando Giorgia Meloni parla di «zucchine di mare», lo fa di proposito. Quando Morini mette il giorno di Pasqua una foto di Salvini con il mitra in mano e dice che la Lega è pronta a sparare, lo fa di proposito. E così via.

Lo fanno di proposito perché poi noi ci indigniamo e riverberiamo il loro messaggio molto oltre quelle che sarebbero le loro possibilità. Non solo: ogni volta che li correggiamo e li chiamiamo scemi, diamo loro la possibilità di chiamarci professoroni-radical chic-zekke-comunisti. E in questo momento storico i professoroni-radical chic-zekke-comunisti in società sono visti peggio degli scemi.

Quindi, bisogna lasciarli fare? Certo che no, però bisognerebbe fare una cosa molto semplice e che in passato veniva praticata un po’ da tutti, non solo dai professoroni-radical chic-zekke-comunisti: coi fascisti non si parla.

E basta.

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