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Teodori e la post-legalità

Ho conosciuto molto bene i radicali quando a 18 anni militai tra loro, tra il 1974 e il 1976, per raccogliere le firme di un referendum che legalizzasse l’aborto terapeutico. Ma in seguito l’ostracismo del partito Radicale a una legge che legalizzasse la pratica mi chiarì bene come la “visione” in quel partito avesse una impostazione fortemente ideologica: nessun intervento statale, perché erano e sono per la “libera iniziativa”.

In seguito capii dei radicali altre “perle” ideologiche: anticomunismo viscerale nonostante si dicessero “compagni” (de che?), filo-americanismo incondizionato per cui Nato-fondai (e favorevoli ai golpe USA in Yugoslavia e Ucraina), ultra-liberisti, e ancora altre posizioni squalificanti di una lista molto lunga ma pervasa di ideologia “occidentalista”.

L’ultima perla, che non mi ha stupito, l’ho ascoltata da Massimo Teodori, che intervistato in TV alcuni giorni fa da Corrado Augias si dichiarava contro l’esclusione dal Salone del libro di Torino della casa editrice fascista AltaForte.

La discussione televisiva era partita valutando chi collaborò a scrivere la Costituzione del 1948, con Teodori, contraddetto da Augias, che epurava scientemente quanto fecero i comunisti, anzi affermando come l’articolo 7, quello con dentro il concordato fascista (un “vulnus” nella Carta, come detto giustamente da Augias), fosse tutto per colpa di Togliatti (e i ricatti cattolici per mantenerlo?), rimuovendo completamente il fatto che l’articolo 8 sulla libertà religiosa  fosse opera di un comunista, amico di Gramsci, Terracini.

Insomma, per questo esponente radicale, la libertà di opinione va sempre salvaguardata, anche se è di una casa editrice fascista e razzista, ma è proprio da questo modo di pensare che è chiara la differenza tra gli anti-fascisti da talk-show e gli antifascisti veri.

Se io ho bisogno di soldi cerco un lavoro, non vado a rubare, se voglio cambiare la società, agisco democraticamente secondo la costituzione repubblicana, non prevarico violentemente come è costume di fascisti e razzisti.

La prima, l’idea, è opinione, la seconda, il fascismo, è un reato, non ci può essere tolleranza, chi non lo capisce, o è connivente o è un imbecille.

Il fascismo si impose nel 1922 proprio sulla incapacità delle forze politiche di allora che pensavano di opporvisi con affermazioni di principio tipico del pensiero liberale risorgimentale, non capendo che l’essenza di fascismo e razzismo è di violenza prevaricatrice e non di legalità, con in più lo stato monarchico connivente se non complice.

Per opporsi oggi al fascismo e al razzismo insorgente si devono epurare le false idee di tolleranza, magari sostenendole con la storiella che la civiltà occidentale si basa sul dubbio, quindi sul confronto di idee diverse (che è pur vero).

Se vado su internet, facilmente si trovano le prove, senza comprarne i libri, che dietro case editrici o sigle di associazioni varie che tentano di darsi una veste “carina”, vi sono propagande per l’odio e la pratica violenta.

Se AltaForte fosse stata una editrice di attentatori dell’ISIS? o della mafia? o di un’associazione dedica a rapine e stupri, la legge non dovrebbe vietarle e chiuderle?

Ecco, la differenza tra gli anti-fascisti è tutta qua, nella post-legalità di Teodori, dei radicali, ma in sostanza anche del partito (pseudo) Democratico loro “sponsor”, che nascondono a se stessi e a noi la natura di fascismo e razzismo, natura criminale.  

Un’ultima domanda a Teodori: ma lei ci andrebbe a cena con i leader di Casa Pound?

Spero che la risposta non sia quella che io penso.

 

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