Al vertice del G7 in corso a Biarritz hanno vinto due ordini congiunti e intrecciati, l’un per garantire la potenza e la forza dell’altro.
Da una parte, l’impostazione economica neoliberista che le sette potenze mondiali (la Russia è stata fatta fuori) vorrebbero ancora imporre a tutto il resto del mondo attraverso il dominio finanziario e nuove forme di neo-colonialismo produttivo, mentre accelera e si intensifica lo scontro inter-imperialista in un sistema multipolare.
Dall’altra, il modello securitario e repressivo che in questi mesi di mobilitazioni in Francia si è sviluppato e affinato rapidamente attraverso un inasprimento della brutalità delle pratiche delle forze dell’ordine, impiegando dispositivi di militarizzazione delle piazze e provvedimenti giudiziari e amministrativi volti a depotenziare qualunque forma di mobilitazione sociale, più o meno organizzata.
Questo ordine, dal vertice alle sue fondamenta, sta mostrando chiaramente i suoi limiti e le sue contraddizione.
Non c’è segno di resa – ovvio – perchè il potere o è autoritariamente forte oppure non è. Eppure comincia in alcune parti a sgretolarsi la sua essenza monolitica, si aprono piccole crepe sulla superficie alle quali il potere prova a porre rimedio, facendo di tutto affinchè non si amplino o approfondiscano ulteriormente.
Non bisogna guardare la facciata, che cambia spesso cambia colore per recuperare nuovo smalto e aspetto; bisogna comprendere e analizzare lo stato fondamentale della struttura, che è marcia e continua ad imputridirsi.
Resistere, organizzarsi, lottare è necessario per non rimanerne costretti o schiacciati, ma per diventare soggetto demolitore capace al tempo stesso di costruire un’alternativa sociale ed economica di progresso umano.
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