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Ennesima beffa sull’acqua: avanti tutta con la privatizzazione anche nel Mezzogiorno

I nostri timori erano più che fondati: è in arrivo la società privata dell’acqua del Mezzogiorno.

A guardare la bozza di statuto che sta circolando in queste ore, i nostri timori sulla privatizzazione dell’acqua del Mezzogiorno d’Italia trovano conferma.

Infatti l’ipotesi allo studio, volutamente ambigua, configura un percorso che è apparentemente finalizzato a garantire la gestione pubblica del bene acqua, ma che in realtà contiene in sé tutte le premesse per la definitiva privatizzazione del servizio idrico integrato dell’intero Mezzogiorno.

Lo statuto prevede, infatti, la costituzione della Società per la Grande Adduzione e Captazione dell’Appennino Meridionale “SGACAM”, una S.p.A. a capitale interamente pubblico in quanto partecipata inizialmente da tre Ministeri ed in seguito dalle Regioni del Mezzogiorno. Essa sostituisce l’ente pubblico EIPLI, soppresso con l’articolo 24 del DL Crescita e potrà gestire, oltre agli impianti ex EIPLI, anche le altre infrastrutture regionali e lo stesso servizio idrico integrato (sic!).

Ad apparente garanzia della salda permanenza in mano pubblica della società, lo statuto giunge a vietare (titolo I art. 1 comma 7) “la cessione di quote di capitale … a soggetti di diritto privato”.
In realtà gli articoli immediatamente successivi delineano un percorso futuro ben diverso, in quanto consentono alla SGACAM di emettere obbligazioni come una qualsiasi S.p.A. a capitale privato e le permettono di acquisire, attraverso le regioni, partecipazioni in società del settore.

Se però si tiene conto che nel Mezzogiorno sono già presenti alcune fra le principali e più aggressive multinazionali dell’acqua, questo significa che lo statuto consente loro di entrare nella nuova società e, attraverso essa, di estendere la propria influenza all’intero bacino idrico dell’appennino Meridionale, garantendo addirittura la loro permanenza in loco fino al 2.100, termine (prorogabile!) di durata della SGACAM.

Insomma, dietro la foglia di fico di una fantomatica operazione societaria effettuata per efficientare la gestione e non gravare sul debito pubblico, va avanti il percorso verso la privatizzazione dell’acqua contro cui si espressero nel 2011 ben 27 milioni di italiani.

Come Forum Italiano dei Movimenti per l’Acqua, noi continuiamo a chiedere che, nel rispetto del referendum, si blocchi l’operazione e si approvi uno statuto che limiti il campo di operatività della SGACAM ai soli impianti del soppresso EIPLI e che preveda, inoltre, in tempi brevi il trasferimento degli stessi agli enti di diritto pubblico che gestiranno l’acqua dopo l’approvazione della legge sull’acqua pubblica.

Si restituisca la gestione ai territori attraverso enti pubblici, per una gestione democratica, solidale e partecipata della risorsa idrica.

Roma, 28 Settembre 2019

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