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Napoli. L’acqua è pubblica, giù le mani da ABC

ABC, l’azienda speciale che gestisce il servizio idrico integrato a Napoli, è il frutto della vittoria referendaria del 2011, manifestatasi contro quel complesso di norme tese a privatizzare i servizi pubblici locali.

L’azienda va seguita e gestita con il massimo della professionalità, ma anche con la consapevolezza che si tratta di un modello la cui struttura organizzativa è studiata in tutt’Europa. Eventuali modifiche statutarie e l’elaborazione di un nuovo piano industriale devono essere calati nell’ambito di una soggettività di diritto pubblico.

ABC, in forza dell’affidamento del servizio e da quanto previsto dal diritto euro-unitario e interno, può accedere, come i soggetti di diritto societario, all’erogazione di fondi pnrr, tesi all’ammodernamento della rete idrica nel nostro Paese, ma soprattutto a ridurre il Water divide.

Dichiarazioni estemporanee, di alcuni esponenti della maggioranza consiliare di questi giorni, sembrano orientate ad avviare un percorso di trasformazione di Abc in s.p.a. La tesi di fondo già sbugiardata più volte è: “siamo costretti“; “ce lo impone l’Europa“; “se non procediamo in tal senso perdiamo i fondi…

Si tratta di formulette che conosciamo bene e che servono a nascondere la vera volontà politica, ovvero quella di abbandonare la Via Maestra dei referendum. In forza del dritto euro-unitario, e della sua giurisprudenza, nonostante con decreto delegato nel 2022 sia stato perpetrato un eccesso di delega, provando ad escludere le aziende speciali dalla gestione dei servizi economici a rete, a scadenza dell’affidamento (31 dicembre 2026), ABC potrà riottenere legittimamente l’affidamento.

Quindi consiglio all’amministrazione locale di impegnarsi per rafforzare, come deve, il percorso pubblicistico, per rendere sempre più efficiente ABC, a tutela dei diritti dei cittadini.

 * Ordinario di diritto Costituzionale alla Federico II di Napoli

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