In Cile il presidente fascioliberista Piñera ha scatenato l’esercito contro il popolo in rivolta e sospeso le già limitate garanzie democratiche nel paese.
La ribellione popolare di massa è esplosa per la decisione del governo di aumentare le tariffe dei servizi pubblici, ma è nata da una rabbia accumulata in anni di feroci ingiustizie sociali.
Il Cile è esaltato dai liberisti di tutto il mondo come paese modello per conti pubblici in ordine e tassi di crescita.
Il Cile è anche il spese più socialmente iniquo dell’America Latina ed ora questa finta Svizzera delle multinazionali mostra la sua realtà.
Piñera è alleato di Bolsonaro e Trump, è vicino a Salvini e è stato all’avanguardia nell’aggressione golpista al Venezuela socialista. Del resto Piñera come Bolsonaro è ammiratore ed erede di Pinochet, sotto la cui dittatura sanguinaria il Cile è stato la cavia delle politiche liberiste di privatizzazioni e demolizione dei diritti sociali, volute dagli USA e dal Fondo Monetario Internazionale, poi dilagate in tutto il mondo.
Ora che il popolo si ribella contro quella politiche, ecco che tornano i metodi di Pinochet per difenderle.
Con due insegnamenti per tutti noi.
Che solo la più dura delle ribellioni può far emergere e mettere in discussione gli sporchi interessi di ricchi e multinazionali che si sono imposti da decenni nel mondo.
E che per la salute dei popoli è bene che i dittatori fascisti non muoiano nei loro letti, ma finiscano appesi.
Con il popolo cileno in rivolta.
PS: Siamo in attesa delle prese di posizione di tutti quelli che “la dittatura di Maduro…”
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Federico
E infatti puntuale sull’edizione on-line del Corriere, che ci ragguaglia a tutta pagina in tempo reale sui sempre fondamentali risultati di calcio di questa Domenica e ci propone gli esilaranti video dalla Leopolda, per trovare una notizia dal Cile bisogna usare la lente d’ingrandimento…