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Cile: condannati ex poliziotti per crimini durante dittatura

A quasi 40 anni dal golpe di Augusto Pinochet, l’11 settembre 1973, la “giustizia con il contagocce” cilena – come la chiamano gli attivisti per i diritti umani – ha inflitto 19 condanne ad altrettanti ex poliziotti per la scomparsa di una decina di sostenitori del presidente democratico Salvador Allende.
La Corte d’appello di Temuco, nel sud del Cile, ha condannato a 15 anni di prigione un colonnello a riposo; a 12 anni due ex sergenti; a 10 anni un terzo sergente; a 8 anni tre ufficiali; ad altri sei ufficiali sono state comminate pene fra i 600 giorni e i 5 anni e a sei poliziotti in pensione fra i 700 e i 600 giorni.
Gli imputati sono stati riconosciuti colpevoli, tra l’altro, della scomparsa del governatore comunista della città di La Unión, Santiago Aguilar, arestato e ‘desaparecido’ pochi giorni dopo il golpe; le altre vittime erano lavoratori e ‘campesinos’ della zona. Il verdetto rappresenta un’inversione di tendenza rispetto a quando deciso nell’arco degli ultimi anni dalla Corte Suprema che ha per lo più applicato la prescrizione o la cosiddetta “mezza prescrizione” (uno sconto sulla pena) per diversi reati.
Il regime di Pinochet (1973-1990) provocò circa 40.000 vittime, un migliaio sono ancora ‘desaparecidos’. Un tavolo del dialogo tra esponenti del governo, delle chiese e delle forze armate nazionali, si concluse nel 2001 con un rapporto dei militari consegnato all’allora presidente Ricardo Lagos in cui si documenta che di 200 sostenitori della sinistra uccisi, 49 furono sepolti in fosse comuni e i rimanenti furono gettati in mare, nei fiumi o nei laghi del paese.
A oggi circa un migliaio di militari a riposo, in particolare dell’esercito, affrontano processi per violazioni dei diritti umani. Meno di un centinaio stanno scontando condanne definitive, fra cui il generale in pensione Manuel Contreras, già a capo della polizia segreta di Pinochet, a cui sono stati inflitti oltre 300 anni di detenzione.

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