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Un bluff chiamato “modello Genova”

La ricostruzione del ponte sul Polcevera a Genova è stata possibile grazie al progetto, che firmato da Renzo Piano, è stato ceduto a titolo gratuito. Poi realizzato da Salini, azienda italiana di costruzioni che opera in tutto il mondo. Queste sono stati gli ingredienti fondamentali, che il commissario straordinario ha potuto gestire facilmente, grazie all’esercizio dei poteri speciali che gli sono stati conferiti in stato di emergenza.

Oggi si pensa, strumentalmente, che il commissariamento sia lo strumento idoneo per “sconfiggere” la burocrazia. Di qui la definizione ormai stereotipata di “modello Genova”.

Purtroppo le cose non stanno così. Per il semplice motivo che senza un progetto e di chi ha le capacità di realizzarlo, il commissario straordinario serve a niente, se non addirittura è il protagonista del fallimento.

Per il terremoto dell’Aquila, il commissario straordinario Bertolaso ha combinato niente di buono, se non fare da valletto alle passerelle dell’allora capo del governo, l’ineffabile Berlusconi. Poi, forse perché chi va con lo zoppo impara a zoppicare, è rimasto incastrato in una inchiesta di massaggi molto appassionati offertigli da un costruttore romano, perché era diventato commissario straordinario per il G8.

Per l’emergenza Covid-19, il commissario straordinario Barbieri ha fatto solo molte, troppe, conferenze stampa, ma, come è noto, l’epidemia non leggeva i giornali.

Ricapitolando: questa storia che tutto si risolve eliminando le regole, che le regole fanno perdere tempo, è una storia di ordinaria corruzione, la quale è capace di “fregarsi le mani”, con o senza catastrofi e pandemia.

Non passa giorno che in Italia non si apra un’inchiesta a carico di amministratori pubblici e fornitori privati di servizi, di materiali, di opere pubbliche, in ogni dove, in tutta Italia. Tra gli oltre ottomila comuni italiani, si annidano amministratori votati e fatti votare da chi poi li corrompe.

La propaganda sulla semplificazione è un cavallo di Troia per rendere più semplice fare trucchi.

A Genova, ci sono stati due pilastri solidi a sorreggere il progetto: la creatività e la competenza. Dunque, non servono misure straordinarie, ma idee straordinarie. Il che non riguarda solo l’architettura e l’edilizia, ma la capacità stessa di fare politica.

Che siccome idee non sembra volerne avere, la politica cerca scorciatoie propagandistiche, slogan facili, frasi fatte: non si tratta né di semplificare, né di snellire le procedure.

Ma di concepire misure utili e proficue ai beni comuni, invece che agli interessi privati.

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1 Commento


  • Gino Maria Marchetti

    Non si sa nulla sul ponte di Genova Su Bertolaso si non e un fenomeno anzi….

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