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Due o tre pensieri sul ‘Museo del Fascio’ a Roma

Innanzitutto un plauso “obtorto collo” alla sindaca Raggi, ancora una volta costretta a stoppare una balzana idea dei suoi. Poi ricordiamo che:

1) Roma è purtroppo un museo a cielo aperto del fascismo. Dal balcone di Piazza Venezia, al delirio architettonico di Via dei Fori Imperiali, al luogo sul Lungotevere dove i fascisti rapirono Matteotti per trucidarlo, alle Fosse Ardeatine, agli altri cento orrendi sfregi che il ventennio ha lasciato alla Capitale.

2) Il Museo c’è già dal 1955, in via Tasso, dove i “fascisti-che-hanno-fatto-anche-cose-buone” torturavano e uccidevano. Ha riaperto di recente, si veda il link in calce.

Leggiamo ultimamente notizie di molte teste di Melone che provano a riprendere ad aprir bocca: divise nazi di qua, squadroni della morte di là, urla in Parlamento, giornate del ricordo del nulla montato a neve, e via delirando.

Occorre spiegare la situazione a fascisti e destrorsi vari, con le uniche due alternative percorribili:

– Situazione attuale. Il fascismo è finito nella pattumiera della Storia. Lo abbiamo ripudiato e rimosso, forse anche troppo in fretta, per poter rifondare una Nazione proprio sull’unico valore che nel 1945 accomunava persone, storie, pensieri politici anche diversissimi: l’antifascismo.

– Vogliamo riparlarne, adesso? Non conviene a nessuno, mi sa. Non conviene agli agiografi del regime mussoliniano, partito come servo degli agrari e dei padroni in genere, passato attraverso le esaltanti esperienze dell’uccisione della libertà di opinione, degli oppositori politici, delle guerre coloniali coi genocidi con il gas, per arrivare all’apoteosi delle leggi razziali, di una guerra mondiale combattuta coi nazisti, di centinaia di migliaia di soldati mandati a morire per soddisfare il delirio di onnipotenza di un criminale, delle deportazioni, dei crimini repubblichini contro civili innocenti, e della rovina totale dell’Italia, invasa e “liberata” da eserciti stranieri, che solo con la Resistenza ha potuto salvare la faccia, dimostrando che un altra Italia esisteva ed era possibile.

Fatti che tutti conosciamo, ma con la vergogna dei quali abbiamo in qualche modo imparato a convivere: e non è stato, e non è, facile.

Non conviene ai neofascisti attuali, la cui attitudine alla strage, o al far finta di nulla a riguardo, è tuttora loro caratteristica fondante. Un museo del fascismo dovrebbe necessariamente includere alcuni fatterelli degli anni 60-70-80, che so: Piazza Fontana, Golpe Borghese, Piazza della Loggia, Italicus, Bologna.

Non conviene a noi antifascisti: magari ad alcuni di noi, sentendo riparlare di certe cose decontestualizzate, salirebbe la rabbia e verrebbe voglia di riprendere la Resa dei Conti dell’aprile-maggio 1945, e non va bene: finiremmo in galera e ci sporcheremmo le mani. E invece dobbiamo essere consapevoli e non violenti, anche con chi si meriterebbe solo schiaffoni a mano aperta.

Pace, pace, fratelli, ma non fateci incazzare. Un museo del fascismo sarà buona cosa quando non ci saranno più fascisti queruli in Italia: non ci pare ancora il momento, purtroppo. Fino ad allora, conviene che il fascismo resti al suo posto: nelle fogne.

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1 Commento


  • Mario Bianchi

    Che tornino pure nel WC che impesta Predappio e si chiudano a chiave…

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