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I tiramenti e i tormenti dell’AldoMorologia

Gli ultimi brigatismi di Stato, o dell’aldomorologia. Ci tocca parlarne ancora una volta, di questa faccenda. Già ci toccò dire la nostra, a valle di un episodio relativamente veniale, una bufala televisiva al limite del delirio che riassumiamo brevemente.

In un suo fescennino televisivo, Michele Santoro qualche anno fa si inventò che Franco Piperno avrebbe fatto nel febbraio 78 un viaggio negli USA per “incontrarsi con la CIA e progettare il sequestro Moro”.

Era una falsità: Piperno, grazie alle sue competenze (ohibò!), aveva vinto una posizione come “visiting scientist” al MIT (una posizione non altrettanto degna dei quasi-soggiorni di studio di Conte, o della padronanza di Renzi della lingua inglese, ma accontentiamoci).

Proprio a causa della recrudescenza repressiva conseguente al sequestro Moro, Piperno dovette rinunciare alla prestigiosa posizione.

Piperno, poi, non aveva alcun ruolo nelle BR: soltanto più degli sciocchi, tardi epigoni  del complottiamo di Stato, sono convinti che Autonomia Operaia e Potere Operaio c’entrassero qualche cosa con le BR. Let us forget Teorema Calogero, you know, Italian ammuina.

Ma quell’episodio, pur se grave, impallidisce di fronte ai fatti recenti. Un mio giovane amico molto colto, ma che coltiva come me un sano ignorantismo, ha chiamato queste dietrologie “fumus rompicojonis”. Ma recentemente, il “livello dello scontro” è salito ben oltre il fattariello televisivo.

Continuiamo ad assistere da anni, anzi da decenni, ad una specie di delirio collettivo, che invece che quietarsi, come succede prima o poi alle leggende metropolitane, cresce di anno in anno. Si tratta delle bufale e della dietrologia sul sequestro di Aldo Moro.

E di conseguenza, della persecuzione pervicace e rancorosa verso chiunque, su quegli anni, osi anche solo contribuire con un dettaglio, un’opinione che non si inserisca nella versione ufficiale. O che non faccia rivelazioni ad colorandum, oppure ad usum delphini, nella “direzione-della-eterodirezione”.

Sono ormai talmente tanti e variegati – questi deliri – che occorrerebbe raccoglierle ed analizzarle in un saggio. Ad oggi, il suo titolo sarebbe: “Aldomorologia, analisi di un delirio dal lago della duchessa fino al reato di ricerca storica sovversiva”.

Ma dovrò cercare un titolo più neutro, perché l’epidemiologia ci insegna che il fenomeno perdura, ed è soggetto a mutazioni perniciose e più letali. La lista delle GMD (Grandi Minchiate Dietrologiche) sarebbe lunghissima.

Ancora oggi è duro a morire il convincimento che Mario Moretti fosse “un uomo dei servizi segreti”, le BR fossero eterodirette (da chiunque, si va dai servizi segreti italiani, a quelli israeliani, alla RAF, a quelli bulgari), in Via Fani ci fossero dei cecchini abilissimi e misteriosi, e via farneticando di questo passo.

Non sono bastate una mezza dozzina abbondante di Commissioni Parlamentari che hanno sostanzialmente contribuito all’industria della carta e dell’inchiostro.

Non sono bastati saggi precisi fino quasi alla pedanteria (come ad esempio quello di Persichetti e coautori, e molti altri) che su quei 55 giorni ci hanno raccontato tutto il raccontabile, chiarendo ogni dubbio chiaribile a distanza di 40 anni: contando che anche i protagonisti e deuteragonisti di allora erano esseri umani, per cui certamente resterà ignoto cosa mangiarono a cena i custodi di Moro, che so, il 28 aprile del 1978, ed altri tenebrosi e importantissimi misteri.

Ed è proprio sul ricercatore, scrittore e storico Paolo Persichetti che si sono addensate ancora una volta le nubi del fumus persecutionis. Non è la prima volta per lui, ma è la prima volta che Paolo viene perseguito per la sua attività di ricerca: ha subito il sequestro di tutto il suo archivio di lavoro, preziosissimo corpus di documentazione dal quale è stato tratto il primo volume della sua Storia delle BR, che raccomandiamo con cognizione di causa avendone lette tutte le centinaja e centinaja (con la j) di pagine, ed è forse la migliore fra le storie del periodo mai scritte.

Attendevamo il secondo volume, ma ora Paolo è stato accusato di associazione sovversiva perché ha osato raccogliere testimonianze dirette, e accedere ad archivi comunque disponibili a tutti gli studiosi di buona volontà che non si accontentano delle ricerchine sul web.

Quando potrà tornare a lavorare in pace Paolo Persichetti, quando potrà completare le sue ricerche e far uscire il secondo volume della sua storia?

Troviamo davvero lunare esserci ridotti a chiedere per un collega e studioso la libertà di ricerca e la cessazione di una persecuzione giudiziaria francamente inaccettabile, nel 2021.

Lo scrivente, si parva licet, ha provato a trovare una ragione in questo delirio: che è delirio soltanto apparentemente. Proviamo a proporne un’interpretazione.

Si sa che le BR passarono da richieste molto importanti per la liberazione di Moro (liberazione di 13 detenuti con pesanti condanne e imputazioni) fino – negli ultimi tempi – a richieste più miti: pare che sarebbe stata sufficiente un’apertura verso la liberazione di un solo detenuto, oltre ad un “riconoscimento implicito” delle BR come controparte, a impedire o perlomeno sospendere l’uccisione di Moro: quando si tratta, non si spara, disse appunto Moretti.

Il “fronte della fermezza” fu invece imperforabile. I democristiani – Andreotti in testa – dettero Moro per perduto, specialmente dopo le durissime lettere che egli scrisse ai suoi compagni di partito (si pensi alla requisitoria contro Taviani o le missive a Zaccagnini): un Moro libero sarebbe stato, per la DC, una vera mina vagante.

Qui citiamo un’altra GMD: il Moro che scrisse quelle lettere “non era lui”, sicuramente era stato torturato fisicamente e psicologicamente dai suoi carcerieri, o addirittura drogato.

Sull’inesistenza di queste affermazioni, sulla loro falsità, si pronunciò persino Mario Sossi, sequestrato e liberato dalle BR quattro anni prima, e certamente noto per non essere un giudice con simpatie di sinistra.

Moro era cambiato, in quelle settimane, ma soltanto perché aveva toccato con mano il mare di immondizia nel quale era convinto di saper navigare alla perfezione, ma che invece si era rivelato un marciume democristiano immondo e moralmente putrescente.

In cauda venenum. Il “fronte della fermezza” ebbe i suoi alfieri più duri negli esponenti del PCI. Probabilmente, per riaccreditarsi completamente come “forza democratica” ed affidabile all’Occidente in vista di un prossimo ingresso al governo, nulla c’era di meglio che dimostrarsi intransigenti, più realisti del re.

Se il viaggio di Piperno nel febbraio 78 è una fola, realtà invece fu il viaggio di Giorgio Napolitano negli USA nell’aprile ‘78, durante i giorni del sequestro. Oltre a rendere omaggio in segreto a Gianni Agnelli, Napolitano riscosse vasto apprezzamento negli ambienti politici statunitensi: probabile che il placet – o perlomeno il nulla osta – degli Stati Uniti all’ingresso del PCI al governo comportasse come partita di giro l’intransigenza totale verso le BR, pazienza se giocata sulla pelle di Aldo Moro.

Se infatti nel PCI si reagì nei primi anni dicendo che le BR erano “fascisti”, in seguito si rifiutò – come li invitò con onesta perspicacia Rossana Rossanda – di guardare “nell’album di famiglia” del marxismo-leninismo per riconoscere nei volti di alcuni BR dei volti familiari. Did you happen to meet Prospero and Alberto, some years ago?

Vengo infine alla spiegazione dell’aldomorismo e dell’epidemiologia delle GMD. Vediamo infatti che ne sono particolarmente affetti gli esponenti della cosiddetta sedicente “sinistra”. Tutto questo apparente delirio si spiega con un concetto psicologicamente semplice: si chiama cattiva coscienza.

Una interpretazione di quanto successe in quei 55 giorni vede quindi il PCI pagare con la pelle di Moro la sua definitiva “redenzione” dalle sue origini rivoluzionarie: chi conosce la storia della Resistenza e della post-resistenza dei primi anni può comprendere di che si parla: leggete Senza Tregua e Quando cessarono gli spari, leggete la cronaca della liberazione di Torino scritta da Pietro Secchia, leggete le storia del partigianato dopo il 25 aprile.

Sic stantibus rebus, risultò conveniente – per gli epigoni della “sinistra” aspirante al governo – soffiare più fumo e nebbia possibili su quei fatti e quei giorni, propagandare misteri e mezze rivelazioni.

È un processo ben noto in psicologia: si chiama self deception o autoinganno. Se dietro il rapimento Moro ci sono forse la CIA e il Mossad e i servizi segreti, ben fecero allora i “compagni” del PCI a comportarsi secondo quella linea, no? Ad essere “nazionalmente solidali” coi democristiani.

La miopia politica del PCI fu enorme, certo si sentiva la mancanza, per citare solo un nome, di un Pietro Secchia e del suo pragmatismo leninista. Lo spostamento al centro e l’imborghesimento evidente comportò il distacco dal movimento e dalla nuova generazione (pensiamo alla cacciata di Lama alla Sapienza nel febbraio 77) e continuò fino alla sconfitta del movimento operaio affidato alla sacra trimurti sindacale (marcia dei cosiddetti “quarantamila” a Torino, 1980, trionfo di Agnelli).

E nel frattempo, il PCI al governo? Beh, non ci arrivò mai. Morto l’unico garante credibile e affidabile di quel processo, proprio lo stesso Aldo Moro, i nostri padroni statunitensi si guardarono intorno e, nonostante le rassicurazioni dei miglioristi, nonostante l’eurocomunismo e l’accettazione dell’ombrello della NATO di Berlinguer, preferirono continuare ad affidarsi ai loro vecchi e collaudati servi democristi.

Il PCI, disse serafico Andreotti, non poteva neppure avere qualche straccio di ministro “tecnico” di area PCI, ma era gradito il continuare della “non sfiducia”. Un pugno di mosche in mano: zero tituli, avrebbe detto qualcuno.

Buttiamoci per un attimo nell’elettoralismo: convenne almeno da quel punto di vista? Il sorpasso che sembrava inevitabile del PCI sulla DC non avvenne mai, se non nel 1983 alle inutili elezioni europee, sull’onda della commozione, sincera, per la “morte sul palco” di Berlinguer: un evento che impressionò anche chi qui scrive, e lo portò, senza pentimenti trattandosi di un voto dimostrativo, a votare PCI alle Europee.

Nel frattempo, era venuto il turno dei Presidenti del Consiglio “laici”, Spadolini e poi Craxi. Sappiamo poi, nel 1994, dopo Mani Pulite ed Hammamet, chi scese in campo per le elezioni sconfiggendo la “gioiosa macchina da guerra” di quello là, come si chiamava già quello che piangendo ci fottette? Ah sì, Occhetto.

Colpa di chi, questa Caporetto epocale, secondo la sinistra attuale? Ma delle BR, certo, Mario Moretti ha causato un quasi ventennio di errori madornali e sconfitte epocali. Gli “uomini e donne delle Brigate Rosse” (ricordiamo ancora i sordi malumori delle frange più deteriori dell’intransigentismo quando un vecchio Papa alla fine della sua vita osò rivolgersi in questo modo ai brigatisti, che andavano invece disumanizzati, stile Fracchia la bestia umana) debbono pagare per sempre, non importa se hanno già fatto decenni di galera, non importa se sono passati oltre 40 anni.

Balzerani non ha diritto di presentare i suoi libri se per caso un qualche assessore leghista o fascista ha un qualche tiramento (cit. Guccini, L’Avvelenata). Persichetti vada a processo per associazione sovversiva, forse magari ci facciamo scappare pure la bandarmata? Mario Moretti dorme tutte le notti in carcere a Milano, nonostante i quattro decenni trascorsi dal suo arresto, nonostante 35 anni fa una sua lettera aperta scritta insieme ai compagni abbia dichiarato conclusa la stagione della lotta armata.

Ma solo l’esistere, a certuni, da’ già fastidio. Se Moretti leggesse questo, mio sfogo, forse, ne sorriderebbe amaro.

Magari, magari: invece no, quelli della “niu’ generescion” del PCI erano proprio Tafazzi nell’animo, e hanno fatto tutto da soli.

Torniamo e chiudiamo con Aldo Moro. Chi è responsabile dell’uccisione di Aldo Moro e della sua scorta lo si sa, al di là di ogni dubbio ragionevole. Hanno tutti pagato con il carcere. Alcuni sono tutt’ora soggetti a misure detentive. Questi, i fatti.

A distanza di 40 anni, forse possiamo cominciare ad accogliere con sfinimento il proliferare dell’Aldomorologia. Perché purtroppo, sperare che si possa finalmente considerare chiusa questa vicenda, abbiamo visto essere impossibile.

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