Io sono un sostenitore della dittatura sanitaria.
Da non confondere con la dittatura della corporazione medica, degli accademici, degli amministratori a scopo di lucro dell’organizzazione sanitaria pubblica e privata.
Se le parole hanno un senso, dittatura sanitaria vuol dire essenzialmente mettere al primo posto la salute degli individui.
Finalizzare tutte le risorse, materiali e umane della società, nell’unico prioritario e fondamentale scopo di sconfiggere le malattie e minimizzarne i danni.
Investire in ospedali e ricerca scientifica, non per abbassare le tasse a chi può permettersi le settimane bianche.
Anzi, abolirle le vacanze se queste comportano un prezzo elevato in termini di ammalati e di morti.
E abolire perfino il lavoro non necessario e non rilevante, dal punto di vista del mantenimento delle condizioni basilari di vita delle persone, se non si riescono a garantire adeguati livelli di sicurezza.
Una “economia di guerra” al servizio della lotta alle malattie.
Le proprietà private requisite. Autobus, taxi, hotel, discoteche, pure le chiese, gli uffici di Confindustria e le caserme dei carabinieri.
Tasse sui consumi superflui per poter distribuire gratis mascherine, alcool e candeggina e tutti i presidi sanitari possibili.
Medicine gratis per tutti.
Una leva straordinaria di medici e di infermieri, testimoni e artefici di quella dittatura, da diffondere sull’intero territorio del paese.
Controllare la salute delle persone investendo in strumenti scientifici efficaci e non sulla base di una certificazione virtuale che ha solo una valenza ipotetica e statistica.
Creare una struttura, pervasiva e totalitaria, capace di garantire una assistenza continua, porta a porta (come è natura di ogni dittatura) a tutti gli ammalati, qualsiasi sia la malattia che si trovano ad affrontare.
Dittatura sanitaria vuol dire che se devi scegliere fra la vita di un vecchio pensionato malato e gli interessi economici di un ristoratore, chiudi il ristorante.
Che accogli il malato che ti arriva su un barcone e lo curi al massimo delle tue possibilità e chiudi le frontiere al turista sano, ma potenzialmente fonte di infezione, perché in regime di dittatura sanitaria vale più una vita salvata che la salute economica del paese.
E’ questo che sta accadendo?
Semmai proprio il contrario.
Le esigenze sanitarie sacrificate alle esigenze dell’economia.
La dittatura sanitaria relegata al ruolo di ancella della dittatura del profitto.
La salute variabile subordinata alle esigenze delle preminenti e determinanti necessità economiche.
Poi ognuno usa le parole come gli pare.
Ma l’unica dittatura che vedo è quella del capitale, dei suoi interessi e delle sue leggi.
… Ma io guardo la realtà attraverso occhiali foggiati molti decenni fa. E uso un vocabolario antico e ormai squinternato.
Di diavolerie moderne non sono pratico.
E non leggo nulla di ciò che di volta in volta va di moda.
Attendo pazientemente che la moda passi.
Passerà anche questa…
* da Facebook
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Andrea Bo
La provocazione migliore è quella che si dimostra tale solo nelle premesse.
walter Gaggero
Non autocriminalizzarsi lo posso capire politicamente, ma con discrezione, favorire le contrapposizioni nel popolo no.