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Il PD non è alternativo alla destra

Il PD, che sta per “Partito Draghi”, ha già iniziato la campagna elettorale con un solo vero argomento, votate noi sennò arriva Meloni. Che noia e che inutilità!

Intanto perché con il disastro delle alleanze che lo stesso PD ha combinato nel suo stesso campo, il voto al PD non ha alcuna utilità tecnica per sconfiggere la destra. Ma soprattutto perché è così, con questa impostazione, che da trent’anni il Partito Democratico ha operato costantemente per rafforzare la destra.

Lo ha fatto in tre modi. Il primo è quello di allearsi con lo spauracchio del passato per paura dello spauracchio successivo. Con noi sennò vince Berlusconi, poi con noi e Berlusconi sennò vince Salvini, poi con noi, Berlusconi e Salvini sennò vince Meloni.

C’è da chiedersi chi sarebbe lo spauracchio successivo una volta che si alleassero anche con Meloni. Del resto PD e FDI sono già alleati di fatto su armi, guerra e NATO. Insomma il PD passa il suo tempo a legittimare la destra fino a governarci assieme.

Il secondo modo che ha il PD per far vincere la destra è di adottarne tutti i principali punti di vista e programmi. Dalla guerra alla centralità di Confindustria e degli affari, ai tagli alla spesa pubblica, alle privatizzazioni, alle pensioni, alla precarietà del lavoro, alle leggi capestro sui diritti sociali e dei migranti, all’autonomia differenziata, alle grandi opere che devastano l’ambiente.

Su ogni tema di fondo del governo da trent’anni il PD fa scelte di destra liberista, tali che a volte permettono persino alla destra ufficiale di scavalcarlo “a sinistra”.

Infine il terzo modo che ha il PD di far vincere la destra è allontanare il popolo dal voto.

Da trent’anni i dirigenti del partito democratico fanno capire che in fondo votare non conti nulla. Perché le scelte di politica internazionale, economica, sociale sarebbero tutte sostanzialmente obbligate. Lo vuole l’Europa, lo vuole la NATO, lo vogliono i mercati, lo vuole la fedeltà euroatlantica.

Hanno inventato la definizione di “sovranismo” regalando alla destra ancor più legittimazione su un tema che esiste per qualsiasi democrazia, e per la nostra Costituzione: la sovranità appartiene al popolo.

Il PD ha frapposto così tanti “ma”e “se” a questo principio, che alla fine metà e più del popolo non va a votare. Ora il PD usa toni populisti a favore della élite di Draghi, lamentando che il Parlamento ignori il paese innamorato del banchiere.

Peccato che il 60% di italiani contrari alla guerra oggi e l’80% contrari alla legge Fornero sulle pensioni ieri, sia stato ignorato e sbeffeggiato dal PD.

Il Partito Democratico è uno dei primi responsabili dello smottamento a destra della politica italiana e non ha alcuna vera credibilità nell’essere un ostacolo ad essa. A parte la propaganda che gli forniscono i mass media confindustriali.

Il PD non è alternativo alla destra perché è anch’esso un partito di destra, che da trent’anni occupa il campo della sinistra.

La vera crisi democratica del paese è l’assenza di una vera alternativa alla destra. Quella che bisogna provare a costruire, alle elezioni e dopo di esse.

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4 Commenti


  • Pasquale

    …e solo chi vive in Calabria e vede in che mani è il PD calabrese può rafforzare le tesi del compagno Cremaschi.


  • Eros Barone

    Un partito comunista degno di questo nome deve respingere ogni appello all’unità con il centrosinistra. La storia degli ultimi anni ha dimostrato infatti che non esistono margini per qualsiasi riforma in favore dei lavoratori e delle classi popolari, che il potere è saldamente nelle mani dei grandi gruppi finanziari e che la collaborazione di governo con forze di centrosinistra conduce solamente al tradimento dei lavoratori. L’unità con il centrosinistra non è utile a fermare la destra, e anzi la rafforza e la radicalizza, aumentandone il consenso nei settori popolari. Occorre quindi continuare la lotta politica e ideologica per far comprendere ai lavoratori e alle classi popolari che il Partito Democratico non è un partito in favore dei lavoratori; che non è migliorabile dall’interno; che non siamo tutti dalla stessa parte e che sulle questioni decisive il PD è il partito più rappresentativo degli interessi del grande capitale. Allo stesso tempo, occorre spiegare che l’unità con la sinistra che è pronta e prona ad accordi con il PD porta all’immobilismo e all’estinzione; che è impossibile l’unità con chi nei fatti difende l’Unione Europea e la Nato, con chi sostiene la guerra in Ucraina, con chi non iscrive la propria azione nella prospettiva strategica dell’abbattimento del sistema capitalistico di produzione e di scambio.


  • Francesco Stolfa

    Il problema è che neanche al di fuori del PD vi è chi sia in grado di costruire ideologicamente e politicamente un’alternativa. Ci si definisce Comunisti. Ok. Ma che vuol dire essere comunisti oggi? Quali cambiamenti al sistema capitalistico si vuole apportare ? In campo economico, sociale. Cosa si vuol fare? Ripristinare l’URSS? non credo. La socialdemocrazia europea alla tedesca sicuramente non basta. E allora cosa si vuol fare? Se non si riesce ad elaborare una nuova ideologia e a tradurla in un concreto programma politico questa alternativa non decollerà mai nè in queste elezioni nè dopo.


  • Paolo

    Completamente d’accordo. Il problema è farlo capire alla moltitudine di 60-80enni che, innamorati ancora di ideali, votando PD pensano di votare ancora per Berlinguer.

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