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Lo “sganciamento” dei Sud e il mondo pluripolare

Nella cornice del divenire storico dei Sud neo-colonizzati e dei subalterni oggi nel mondo, va attualizzata una metodologia e una linea di ricerca dei de-linking (come già negli studi di Samir Amin, Hosea Jaffe, ma anche i nostri nella proposta dell’ALBA euro-afro-mediterranea ed altri), con una visione di critica della politica economica e sociologica orientata a interpretare le realtà dei movimenti e delle culture nella prospettiva antimperialista.

È così che tutto si ricollega alle dinamiche nelle contraddizioni capitale-ambiente e capitale-lavoro, e nella relazione tra i Sud e la classe, con la questione delle nuove caratteristiche del mondo del lavoro, nella costruzione dell’unità dei soggetti subalterni, nelle possibili transizioni post-capitaliste.

La nostra scuola marxista di critica alla politica economica dominante si sviluppa a livello internazionale con intellettuali militanti, con istituzioni di governi progressisti e rivoluzionari, con docenti universitari, ricercatori di grande e pluridecennale esperienza e dai giovani allievi della scuola marxista economico antropologia che fa riferimento al Centro Studi Trasformazioni Economico Sociali Cestes-Proteo.

Si prendono in considerazione e approfondiscono le diverse, plurali ma dialoganti culture meridionaliste in genere, il loro intreccio con il modello sociale, economico, produttivo e distributivo oggi esistenti nelle diverse aree considerate e il rapporto di quest’ultimo sul contesto storico ed economico con analisi spazio-temporali settoriali.

Si va così sottolineando la dimensione rivoluzionaria di classe nella possibilità delle attuali transizioni socialiste come asse portante in cui si sviluppano temi della teoria e della prassi delle transizioni post- imperialiste e in queste di quelle più specificatamente orientate alla pianificazione socialista ,come, per esempio, la trattazione critica e dell‘oggi della validità nel materialismo storico e dialettico nell’attualità della questione di classe , e, in particolare, l’alleanza tra contadini e operai , e la sua composizione e prospettiva politico -sociale nella fase attuale del passaggio dalla globalizzazione neoliberista alla competizione e ai conflitti intercapitalistici.

Ci si propone di approfondire e indagare, in termini di confronto dialettico e di valorizzazione delle caratteristiche peculiari e omogenee, le culture dei Sud del mondo, in particolare modo e con specifica attenzione posta sull’area dell’Europa mediterranea (soffermando l’attenzione e la riflessione sul valore e sull’estrema attualità della Questione meridionale relativamente al Mezzogiorno d’Italia , europeo e in genere mediterraneo), con possibili riferimenti al Sud America (con focus dedicati a Cuba, Venezuela, Nicaragua, Colombia, alla Bolivia o meglio le comunità andine) e sull’area del Medio Oriente.

Il Presidente cubano Díaz-Canel ha evidenziato come il metodo scientifico del marxismo, «dalla sua nascita ha dato fondamenta di scienza alle dinamiche della lotta di classe del sempre attivo proletariato mondiale di ogni paese e della classe operaia internazionale, che ha dimostrato di possedere una poderosa capacità esplicativa di fronte alle costanti trasformazioni ,per la sua capacità di auto sviluppo e assimilazione critica dei saperi accumulati in ogni momento, e ampliare senza dogmi la sua prospettiva sul soggetto della Rivoluzione….

L’ obiettività dei suoi postulati si rivela in modo particolare in tempi di crisi dove scarseggiano sopra tutte le cose le proposte d’uscita dalla stessa».
Questo, ad esempio, è un percorso necessario come parte del processo d’attualizzazione del modello di sviluppo socialista in Cuba, che colloca, la ricerca, la formazione, la scienza e l’innovazione come uno dei pilastri del lavoro del Partito e del Governo (dal messaggio inviato al Forum Internazionale dei Partiti Marxisti, realizzato in maniera virtuale e organizzato dal Partito Comunista della Cina, nell’agosto 2022).

Si tratta di riproporre gramscianamente l’ipotesi di egemonia culturale come moderna alleanza delle soggettività sociali (operai, contadini, impiegati, lavoratori della conoscenza, commercianti e piccoli imprenditori) nella prospettiva dell’egemonia per un governo di democrazia di base popolare.

La riflessione proposta è un’indagine partigiana, dalla parte dei Sud, delle ragioni dei popoli dei meridioni, della cultura della terra, di una civiltà di classe con una reale analisi socio- ecologica; antagonistica nei confronti del capitalismo neocoloniale e imperialistica con una logica eminentemente produttivistica, altro volto delle conseguenze di un modello sociale e produttivo predatorio.

In un contesto storico moderno in cui si ripropone prepotentemente il tema del conflitto tra capitale e ambiente – nella dimensione chiave del conflitto capitale – lavoro – il riferimento storico alle civiltà di classe contadine e operaie e in genere meridionali, dei subalterni, lungi dall’essere un’inclinazione a teorizzazioni benevole nei confronti delle teorizzazioni del meridionalismo di comodo o di infelici teorizzazioni come la economia circolare, la green economy, la decrescita, rappresenta un momento di riflessione per tendere alla ricerca di un equilibrio armonioso tra società liberata dal lavoro salariato e natura e dell’economia del valore, in una dimensione di una socio-economia critica e dei valori di classe, di un Sud liberato dall’antagonismo indotto dal perseguimento della massimizzazione dei profitti.

In conclusione, bisogna sempre analizzare partendo dalla ricerca propositiva di modelli alternativi sociali, economici, produttivi e ambientali. Sulla falsariga di questo proposito, viene sostenuta la necessità della costruzione di un diverso modello pluripolare , multicentrico e di transizione anticapitalista di relazioni tra Paesi e popoli, partendo dalle transizioni al socialismo di Cuba, Venezuela, accompagnate da un diverso modello produttivo e sociale, reso urgente e imprescindibile dalle contraddizioni acute del presente.

Nello stesso consesso di cui sopra Miguel Díaz Canel ha sottolineato forme e modi in cui a Cuba il metodo scientifico del marxismo, con un modello socialista sostenibile e democratico partecipativo al quale si aspira da subito , che si è fuso con il meglio della tradizione nazionale rivoluzionaria, di carattere universale e aperta, che ha visto tra i più alti esponenti José Martí e Fidel Castro Ruz.

(il quadro in copertina è di Paolo Burani)

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