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Quale futuro per Unione Popolare?

La campagna elettorale vede Unione Popolare (UP) correre una strada tutta in salita per riuscire a superare lo sbarramento del 3%, sia perché è fuori dai mass-media che invece sostengono il quadro politico omologato al liberismo e alla sua camicia di forza che è la NATO, sia perché formazione sconosciuta messa in cantiere solo a maggio e sia perché concorreranno varie liste di sinistra, alcune omologate alla destra liberista.

Insomma sarà una impresa entrare in parlamento, che però è scelta irrinunciabile perché manca una opposizione marxista che rappresenti e tuteli chi è in “basso”.

UP sconta un ostacolo ulteriore, perché nell’elettorato di sinistra e popolare già altri percorsi sono stati tentati, ma con esiti deludenti e distruttivi, mi riferisco in particolare al tentativo di unire la sinistra di classe tramite Potere al Popolo, nome tra l’altro molto evocativo, tentativo fallito perché ha creato una ulteriore sigla.

La colpa di questo tentativo fallito è un po’ di tutte le dirigenze delle varie sigle che hanno ragionato e riproposto le appartenenze sedimentate, e io mi riferisco espressamente al mio partito, Rifondazione Comunista, di cui faccio parte dalla fondazione nel 1991, confluendo direttamente da Democrazia Proletaria.

L’uscita del PRC da PaP mi è stata giustificata da alcuni dirigenti “perché volevano cannibalizzare il partito”, argomento che allora e oggi trovo sconclusionato perché in PRC ci sono così tanti compagni e compagne capaci che ciò era impossibile, anzi poteva accadere il contrario, però, nel PRC mancano i giovani, che invece si sono avvicinati a PaP.

Anche per le altre sigle comuniste il giudizio è altrettanto severo, compreso chi è rimasto in PaP, perché si è previlegiato il mantenimento e i ragionamenti dei propri gruppi dirigenti e aver costituito UP, quindi, è un piccolo miracolo.

Cosa fare allora? Con quale scopo?

Non certo avere semplicemente un megafono in Parlamento.

Per capire la questione analizzo un episodio significativo avvenuto sotto ferragosto in Germania, dove alla proiezione del film “Ucraina in fiamme” di Oliver Stone una parlamentare della Linke, tale Juliane Nagel, contestò l’evento violentemente insieme a un gruppo di nazionalisti ucraini.

Tale Juliane Nagel non solo è pro nazionalisti ucraini, ma trova negativo ogni riferimento alla ex DDR e  disprezza chi si definisce comunista e i relativi simboli: ma che razza di sinistra propone la Nagel? E perché nessuno nella Linke la contesta?

Ecco, lo stesso problema lo abbiamo in Italia, con quella sinistra al carro del PD, che propone  solo argomenti “carini” ma senza la volontà di mettere in discussione il sistema in cui noi tutti siamo costretti.

E tale situazione è così perché è tutta l’impalcatura politica creata con l’Unione Europea che omologa al liberismo, alla Nato e ad uniformarsi a ciò che propone la Commissione UE epressione della “grande finanza”, e che sia così è stato platealmente dimostrato dalla dirigenza politica di Svezia e Finlandia, stati membri UE, da sempre neutrali, facendo la cosa più stupida per il loro paese: con una possibile guerra nucleare, loro ci si buttano dentro, e questo perché è conseguenza dell’omologazione culturale appena accennata.

E’ perciò necessario intraprendere in Unione Popolare una radicalizzazione mettendo in discussione sia lo stato esistente, quale sia, sia mettere distanze nette da chi in tale quadro vuole coesistere.

E’ un consiglio espresso anche per i compagni/e della Linke, sino a far uscire personaggi come la Nagel o uscirne in una nuova organizzazione.

Questo non vuol dire richiudersi in una torre d’avorio ma al contrario creare alleanze con tutti quelli che condividono la nostra radicalità marxista, diventare magnete di attrazione di altre formazioni comuniste, senza però collegarsi con personaggi a noi opposti, è un insegnamento leninista.

Per concludere, quello che dobbiamo fare non è cercare di costruire un nuovo partito, ma al contrario mettere in comune il lavoro e la radicalità nel rispetto delle varie formazioni, e cosa fondamentale, è fare perché Unione Popolare continui dopo il 26 settembre, qualsiasi sia l’esito elettorale, perché non deve essere il solito tram su cui salire e discenderne subito dopo le elezioni.

Se ci sarà una formazione politica comune, lo sarà sul lavoro comune e su una nuova forma di appartenenza.

Anche se non riusciremo ad entrare in Parlamento, io mi aspetto che UP continui a lavorare, perché in autunno la situazione sociale sarà molto grave per le scelte scellerate di tutto il quadro politico, italiano in particolare, e noi dobbiamo assume come obiettivo quello di rovesciare il tavolo, ne va del nostro futuro, anche individuale visto i pericoli di guerra nucleare.

* Foto di Patrizia Cortellessa

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1 Commento


  • Ezio D’Alessandro

    Chi votare? E’ facile in assoluto, chi ha lo stesso mio proprio interesse vitale. In pratica è difficile scegliere il partito e l’uomo del partito, in particolare Unione Popolare. Chi è costui? Il sig. Bertinotti e i suoi epigoni o il sig, Rizzo con la sua purezza comunista, reietto? O l’ex magistrato reietto della del CSM? scelgo questo: l’uomo De Magistris, per le sue opere personali sia al servizio solo della legge sia al sevizio della popolazione di Napoli: quella legale e legittima. Ma ho dubbi che sia sceso mai a compromessi? Nessuno: certo che si! Quindi il radicalismo non mi piace, eppure ci sono dei valori che non si possono commerciare, ma altri si e solo per la sopravvivenza dei primi. Convengo: l’Unione Europea è solo la Commissione che regolamenta il MERCATO delle Multinazionali che operano sul Territorio delle Nazioni Europee. Le Multinazionali sono un fenomeno di evoluzione naturale dell’impresa in industria votata a un prodotto commerciabile
    organizzata in strutture: produttive di più prodotti; strutture economiche che tutte le comprende, strutture difensive e di controllo interno ed esterno che tutte interconnette in modo rapido ed efficacie: uno dirige molti eseguono. Lo Stato non è efficace né efficiente, ma non è ciò la causa del suo perire, bensì il tradimento del rispetto umano da parte di ciascuno e dei loro rappresentanti. La dirigenza politica di Svezia e Finlandia, non ha fatto una cosa stupida, ma solo una scelta diversa da quella che Lei dice. Ma cosa dice? Io mi sono convinto che la resistenza di Zelenski è contro il mio interesse economico e di valore morale; c’era un trattato e lo ha costantemente mistificato contro l’interesse della controparte Russa, quindi sono moralmente contro Zelenski e la sua forza cosiddetta nazista, contro il danno commerciale causato dalle sanzioni, contro le sanzioni, contro la Commissione UE e il suo presidente e la sua presidenza del Consiglio dei Capi di Stato e di Governo delle nazioni. Turigliatto ebbe ragione o torto. Torto insieme a chi non ha saputo spiegargli la gravità delle conseguenze politiche del suo gesto causa della fine di un tentativo di risanare il debito pubblico, questo: 1400 euro 2010; 2400 euro 2019. Due i terribili imbrogli sul territorio d’Italia: la pandemia e la privacy. Non so se la prima è nel vostro recente lessico insieme al COVID o se usate ancora i termini di epidemia e influenza (malattia da coronavirus), ma la seconda la trattate ancora Voi stessi, a meno che non abbia capito, nel qual caso vi prego di spiegarmi che c’entrano i “cooki” con il mio indirizzo e_mail. Auguri alla nostra moribonda società.

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