Il bellissimo discorso di Melenchon a Roma ci ha dato il senso ed il valore del compito che ci siamo assunti.
Egli non ci ha parlato di tattiche politiche, ma del futuro del genere umano. Anticapitalismo ambientalista, umanesimo, democrazia radicale, socialismo. Sono queste le parole forti e chiare che Melenchon ha affidato alle tante e tanti giovani entusiasti presenti. Si fa politica per cambiare il mondo, non per sistemarsi.
E bisogna essere senza paura contro il potere, contro il sistema di partiti tutti complici ed in fondo tutti uguali.
Il leader di uno dei più grandi partiti europei è venuto a sostenere una piccola forza appena costituita, fregandosene dei richiami più grandi e confortevoli, per dirci che quando la lotta è giusta, prima la si comincia poi si costruiscono i numeri.
Melenchon ha ricordato la grande storia della sinistra e del comunismo in Italia, che bisogna ricostruire nei tempi e nelle forme di oggi, ma con gli stessi obiettivi e anche con la stessa fantasia. E ci ha colpiti tutti quando ha nominato il primo grande rivoluzionario dell’epoca moderna, Robespierre.
Altro che il piccolo cabotaggio, l’opportunismo trasformista, il servilismo verso il potere cui ci ha abituato la finta sinistra, che ha spinto tanta gente del popolo a scegliere la destra reazionaria e fascista. Che non darà certo loro il pane e la giustizia che chiedono.
Le parole di Melenchon ci hanno confermato che la via intrapresa con Unione Popolare è ardua e non certo breve, ma è la sola giusta. E che le elezioni sono solo un passo, a cui dovranno seguirne tanti altri, nella dura lotta per rovesciare l’oppressione di un potere devastante.
Oggi in Francia domani in Italia.
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Manlio Padovan
Cioè la Francia ci dà sempre una lezione. Perché è un paese veramente laico mentre noi siamo i leccapiedi del vaticano a cominciare dal pimpinella in alto che è andato senza vergognarsi alla beatificazione del papa ridens morto “misteriosamente” di infarto.
Ma nessuno lo fa notare. E nessuno parla di laicità dello Stato e delle sue istituzioni.
Siamo un paese servo e vile.
pantera
Una lezione … come quella che subito dopo l'”Incorruttibile” diede a Roma a suon di bombe un Napoleone per rimettere sul trono il pappone che i cittadini romani avevano appena cacciato dalla città.
Sul resto son d’accordo, proprio Robespierre sarebbe inorridito ricorrendo immediatamente al taglio della capoccia per quei presunti compagni nostrani che stanno in fila a baciar le terga del gesuita ipocrita per definizione.
D’accordissimo con Melenchon infine quando ha indicato l’esempio e quindi la strada maestra da seguire nella prossima Rivoluzione.
Licinio
Ma basta con ateo/non ateo o laico/nonlaico..ancora con la dietrologia,i distinguo,gli esami del sangue di comunismo o sinistrismo quando abbiamo una guerra in casa e relativo pericolo atomico, emergenza energetica e sempre meno diritti sociali.
Si doveva cercare fortissimamente un accordo di minima su cinque o sei punti dirimenti e comuni per portare in parlamento il nostro no secco alla guerra e alle sue spese e per rilanciare la questione dei diritti sociali. Poi chi ci stava ci stava e chi non era della partita si sarebbe preso la responsabilità di fronte agli italiani. E invece c’è la solita gara verso la scissione dell’atomo,molti non voteranno,altri sosterranno l’ inutile letta,alcuni conte altri ancora disperderanno i consensi verso Rizzo o il PCI. Io spero in de Magistris e lo voterò ma non sono ottimista per niente e questa non è la strada.