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Il drone pacifico

Il drone di Hezbollah “Ayyoub” che ha sorvolato per centinaia di  chilometri Israele ha fatto una vittima eccellente.
Lo scherzetto giocato dalla resistenza libanese, che ha messo in luce la vulnerabilità dello scudo israeliano,  è stato mal digerito dalle autorità di Tel Aviv, che hanno licenziato il Comandante della Israeli Air Defense Command  il  generale di brigata Doron Gavish.
 La motivazione addotta dalle autorità israeliane è “congedo per raggiunti limiti di età”, una spiegazione che non sembra convincere molto gli analisti militari.
Rimane il fatto che Hezbollah e la resistenza libanese confermano di essere una spina nel fianco per la potenza atomica israeliana, una trasposizione a parti inverse di Davide e Golia. In questo caso è il gigante israeliano ad essere preso a sassate dalla resistenza libanese,  che fa del sostegno popolare e della agilità di manovra i suoi punti di forza.  Stando alle dichiarazioni del segretario generale di Hezbollah Sayyed Hassan Nasrallah, l’operazione “Ayyoub” non sarà l’ultima:  altri droni  violeranno  lo spazio aereo israeliano, nel prossimo periodo. Il sostituto di Gavish  , il colonnello Shachar Shochat, non avrà quindi vita facile;  già capo del  programma di semplificazione fiscale  “Harvest Time” (tempo di raccolta)  delle Forze di Difesa israeliane, Shochat dovrà affrontare la sfida di una guerriglia che dopo aver cacciato i sionisti dal Libano nel 2000 e fermato l’invasione del Libano da parte dell’esercito di Tel Aviv nel 2006, manda a dire senza troppi fronzoli … che nessuno è invulnerabile.

Il drone “Ayyoub”  ha colpito mentre Israele continua a spingere per un attacco militare contro l’Iran,  e mentre il “circolo delle iene”  (NATO, Turchia e  Lega Araba) stringe  d’assedio la Siria. Ayyoub, in un certo senso,  ha avvicinato le frontiere di Israele al teatro del possibile conflitto. Ovviamente non c’è paragone tra la potenza di fuoco della resistenza libanese e la capacità distruttiva di Israele e degli USA, ma se c’è una possibilità di far recedere gli imperialisti dall’attacco è quella di mostrare che si è in grado di difendersi  e colpire, proprio come hanno fatto i resistenti libanesi. Questo episodio, può anche essere letto come un segnale di vitalità deI Fronte di Resistenza che riunisce Hezbollah, Siria ed Iran. A più di un anno dall’apertura delle ostilità nei suoi confronti, il Fronte di Resistenza  non è crollato e non si è sfaldato, come si aspettava il circolo delle iene,  nonostante la guerra alla Siria, i tentativi di destabilizzazione del Libano e la pressione diplomatica e l’embargo contro l’Iran. Questa tenuta  qualcosa vorrà dire, se sulla guerra alla Siria la stessa alleanza tra USA, UE, Turchia e Lega Araba sembra  divisa tra l’opzione politica, adombrata dallo stesso ministro degli esteri italiano Terzi,  e la ricerca di un casus belli che spiani la strada  all’intervento  militare straniero, su cui sembra impegnato  il governo turco.

In questo momento contrassegnato dall’aggressività di Israele e dell’imperialismo europeo e statunitense, non possiamo che salutare con piacere  questa pacifica dimostrazione di forza e di vitalità della resistenza libanese ai danni dell’occupante sionista e dei sostenitori del progetto del Grande Medio Oriente.

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