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L’immutabilità del problema “capitalismo”

I politicanti borghesi a qualsiasi scuola appartengono, compresi i “comunisti da cortile” e gli “intellettuali” che immaginano di “dirigere” le forze materiali che agiscono spinti dal bisogno e dalla necessità, vivono le contraddizioni che il sistema economico sociale produce come PROBLEMI da risolvere.

L’emigrazione di interi popoli, la disoccupazione e la mancanza di lavoro, la miseria che colpisce miliardi di esseri umani e restringe le fila dei pochi “signori del denaro” e padroni dell’economia, le epidemie, le guerre.

Perfino i cambiamenti climatici epocali e gli spostamenti tettonici che producono terremoti e disastri.

TUTTO va ricondotto alla IMMUTABILITA’ dei rapporti di produzione, alla “necessità” che il capitale sopravviva, tutto DEVE trovare una soluzione, capace di salvare la capra che mastica utili e profitti e il cavolo che viene quotidianamente spolpato.

Di soluzioni “transitorie”, di pezze cucite sui fondi lisi delle culotte dei senza risorse e, sempre più spesso, senza patria ne nazione, ne sono state immaginate a iosa.

Una abbondanza di chiacchiere e di immaginifiche scelte programmatiche che, come nel gioco dell’oca, ci riportano sempre alla casella di partenza.

E ogni volta sempre più poveri materialmente e con la coscienza corrotta da fallimentari illusioni a buon mercato.

Il punto di vista del borghese, compreso quello del borghese “buono” che vuole dare una mano ai “fratelli più sfortunati”, è il punto di vista del privilegiato che mette al primo posto, sempre e comunque, il diritto a perpetuare all’infinito il suo privilegio.

Per quanto piccolo e precario esso sia.

Nello scontro fra le classi che sconvolgono il pianeta noi siamo dalla parte del “benessere”, dei prediletti del padrone di casa.

Siamo gli schiavi da cortile, nella felice accezione di Malcom X, quelli che quando la casa del padrone brucia si affannano a buttare acqua sul fuoco, a salvare la magione comune anche se abitano nelle sue cantine.

E’ vero, le cittadelle del capitale non possono farsi carico di tutte le miserie che hanno creato nel mondo.

Non possono sostentare l’intero continente africano, né i miliardi di “poveri” creati dallo sviluppo del capitalismo e dalle leggi ferree del mercato.

Ma questo significa una sola cosa.

Che sono destinate a rovinare, a implodere, sotto il peso di processi irreversibili che spingono milioni di donne e di uomini, di vecchi e di bambini, a trovare una soluzione alla insopportabilità delle loro condizioni di (non)vita.

Guardate il mondo coi loro occhi, con gli occhi di chi strappa i propri figli dalle onde del mare, di chi si ritrova al di là di un filo spinato e sogna di scavalcarlo, con gli occhi di chi perde il lavoro e con esso l’unica possibilità di non fare la fame, di chi senza il Rdc è costretto a dormire sotto i ponti.

Con gli occhi di chi seppellisce l’amico o la compagna morti nell’esercizio del dovere sacrosanto di sudare sangue per permettere al proprio padrone di farsi le vacanze a Cortina.

Ma è questo il difficile a farsi.

Rinnegare la nostra storia e la nostra classe, i nostri ipocriti tentativi di salvare il salvabile di un mondo morente.

I nostri alibi.

La nostra falsa coscienza.

Allora …

Che le contraddizioni esplodano.

Che mille problemi si affaccino all’orizzonte.

Che mille conflitti fioriscano.

Che la levatrice della storia sviluppi tutte le sue potenzialità e la sua forza distruttrice di legami sociali ormai diventati insopportabili laccioli.

Che il solco che divide la maggioranza degli sfruttati dalle minoranze rissose dei suoi sfruttatori si allarghi e si approfondisca.

E che i pontieri, i risolutori di problemi, i tessitori di compromessi e di soluzioni praticabili, finiscano, buoni e cattivi assieme, bastonati mentre affogano.

Dove i borghesucci vedono pericoli e problemi da risolvere i rivoluzionari vedono OPPORTUNITA’.

Non per loro, né per le piccole conventincole di generali del nulla che galleggiano sull’esistente, ma per le forze materiali che la rivoluzione se la pongono come problema concreto.

Come unica soluzione praticabile per sopravvivere.

Oggi e non domani.

* da Facebook

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3 Commenti


  • Andrea Vannini

    Ora che ho letto questo “articolo”, la rivoluzione proletaria mi sembra vicina…


  • Pasquale

    Che mille conflitti fioriscano… È davvero l’unica soluzione ormai. Cominciare a imbastire dal basso una, cento, mille rivolte che approderanno a una vera Rivoluzione. È utopia, follia, semplicemente coglionaggine? Forse. Ma fino a quando non succederà non lo sapremo. Intanto però la realtà è che continueremo a subire un sistema che sta avvelenando le nostre vite annientando diritti e dignità.


  • giorgino

    Ci sono dei comunisti che si illudono di gestire il capitalismo meglio dei capitalisti, per renderlo progressivo o anche semplicemente umano…

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