Dal 10 ottobre Alfredo Cospito è in sciopero della fame contro il regime detentivo 41bis. A tale protesta hanno aderito anche altri due prigionieri anarchici: Anna Beniamino (compagna di Alfredo) e Ivan Alocco. Entrambi hanno terminato lo sciopero questo dicembre.
Il reato imputato a Cospito lo scorso luglio dalla Corte di Cassazione è “delitto di strage politica”. La “strage” in questione avvenne la notte del 3 giugno 2006, data in cui Alfredo e la sua compagna sono stati accusati di aver piazzato delle cariche esplosive davanti alla Scuola allievi carabinieri di Fossano, per dar luogo a due attentati dimostrativi che non avevano come fine quello di uccidere o ferire qualcuno, dal momento che vennero compiuti con esplosivi a basso potenziale e in un luogo deserto.
La sentenza giunge dopo più di dieci anni di detenzione nel carcere di alta sicurezza di Bancali (Sassari), in cui Alfredo è stato confinato a causa della gambizzazione dell’amministratore delegato di Ansaldo Nucleare, Roberto Adinolfi, ed è legata alla riqualificazione, operata dalla Corte di Cassazione, dei fatti di Fossano.
Cos’è il 41bis?
Il 41bis, noto anche come “carcere duro”, nacque, alla luce delle stragi di Capaci e di via D’Amelio, come mezzo per sconfiggere la mafia e consiste in una forma di detenzione inumana che pone il singolo prigioniero a un periodo indeterminato di isolamento e di privazione dei diritti umani fondamentali.
Col tempo, tuttavia, esso è stato utilizzato sempre più spesso come mezzo di repressione del dissenso politico, in piena coerenza con una tendenza generale alla repressione diffusa in tutta Europa da molti decenni: si pensi esemplarmente al caso dei prigionieri rivoluzionari della Rotee Arme Fraktion (R.A.F.) e più nello specifico al caso di Holger Meins, il quale presenta drammatiche analogie con quello di Alfredo.
È ridicola, per queste ragioni, la narrativa avallata dai difensori delle democrazie occidentali, che fa di queste ultime le paladine della libertà d’espressione e di parola; libertà che vale in realtà fin quando la voce messa in gioco non è dissonante rispetto a quella delle classi dominanti, fin quando la voce messa in gioco non è una voce sovversiva e rivoluzionaria.
Oltre che un mezzo di repressione, il 41bis è anche, e soprattutto, un mezzo di tortura del detenuto, nella misura in cui pone di fronte al singolo un bivio ben preciso: o la collaborazione con la giustizia o la privazione dei diritti umani.
Da questo punto di vista esso non è dissimile dalle tecniche finalizzate all’estorsione di confessioni utilizzate nell’Europa dell’Ancien Régime, contro le quali numerosi illuministi, da Beccaria a Voltaire, hanno manifestato apertamente il loro dissenso.
Perché lo sciopero della fame?
Diversi detenuti hanno scelto di utilizzare lo sciopero della fame per protestare contro le condizioni inumane di carcerazione a cui sono sottoposti, poiché esso è l’unico mezzo che essi hanno a disposizione per far sentire la loro voce. Lo sciopero ovviamente pone in grave pericolo la vita del singolo detenuto e talvolta sfocia nella sua morte, come accadde nel caso di Meins.
Contro questo regime di carcerazione noi chiediamo l’immediata liberazione di Alfredo Cospito e di tutti i compagni attualmente detenuti al 41bis, nonché la soppressione immediata del carcere duro.
Contro questa repressione del dissenso lottiamo e lotteremo scendendo in piazza a fianco di tutti coloro che in questi mesi stanno esprimendo solidarietà ad Alfredo e a tutti i compagni detenuti.
No al 41bis.
La vostra repressione non ci fa paura.
*attivista di Cambiare Rotta
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Andrea Vannini
COMPAGNI LIBERI. STATO ASSASSINO E CRIMINALE
Karlheinz Beyer
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“Quando i nazisti hanno preso i comunisti, sono rimasto zitto; Non ero comunista.
Quando sono andati a prendere i sindacalisti io ho taciuto, non ero un sindacalista.
Quando andarono a prendere gli ebrei io tacevo, non ero ebreo.
Quando mi hanno preso non era rimasto nessuno a protestare”.