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La morte di un partito

Le recenti elezioni amministrative (sia il primo turno che il ballottaggio dello scorso fine settimana) hanno dimostrato, qualora ce ne fosse il bisogno, la definitiva morte politica del Partito Democratico.

Quello che a me pare chiaro è che ieri si sia dato solamente il colpo di grazia a quanto era già palese da tempo. Il PD, fino a ieri, era un malato terminale in attesa del fatidico “biiiip” che si sente quando i macchinari non reggono più in vita il corpo ad essi attaccato. Quel “bip”, credo sia arrivato definitivamente ieri.

Chi mi segue lo sa, da tempo dico che il PD non va più riformato ma sciolto definitivamente e chi era di sinistra torni a sinistra, e chi era di centro torni al centro. E lo facciano presto, senza farsi ulteriormente del male a vicenda, senza logorare ancora un partito già logoro da diversi anni.

Il PD è stata una bella storia, una bella prova di unione di anime diverse (forse troppo diverse…) in nome di un obbiettivo comune: quello di unire le forze progressiste e di sinistra con quelle democratiche e cristiane. Progetto bellissimo e innovativo che, ahinoi, è poi finito stritolato da una guerra tra bande, correnti e correntine, ognuna pronta a lottare solo per se stessi e per la propria brama di potere, poltrone, posti da occupare, vitalizi da assicurarsi, parenti da sistemare. Ecco perché il PD è morto.

Un partito che non ha mai avuto una sua collocazione definita nello schieramento politico, non poteva durare per sempre.

Un partito tirato da una parte o dall’altra a seconda del segretario di turno.

Un partito in cui le classi dirigenti non sono composte da persone capaci ma solo distribuite proporzionalmente tra le varie correnti. E pazienza se qualche corrente non aveva persone capaci ma ci dovevano stare per forza. Altrettanto pazienza se qualche corrente avesse avuto più persone capaci rispetto a quanti posti gli “spettavano” perché dovevano essere occupate dalle persone non competenti di altre correnti a cui andava garantita la rappresentanza.

Una persona competente DEVE far parte della classe dirigente di un partito, a prescindere dalla corrente di appartenenza. Allo stesso modo una persona NON competente NON DEVE far parte della classe dirigente di un partito, a prescindere dalla corrente di appartenenza.

Un partito in cui se ci si sposta un po’ più a sinistra, escono i centristi e quando ci si sposta un po’ più al centro, escono quelli di sinistra. Manco tutti, tra l’altro: qualcuno è rimasto a contarsi e a occupare poltrone comunque garantite ma politicamente insignificanti e ininfluenti come un qualsiasi partitino di sinistra con lo “zero-virgola-niente” per cento.

Il PD non è mai stato quel partito in cui si dice “io sto da questa parte politica, chi ci sta è bene accetto, chi non ci sta, arrivederci”. Ecco, avrei preferito un PD definitivamente di centro in cui sicuramente non stare, piuttosto che questo misto di “non se sa cosa” in cui riconoscersi solo a volte, mentre altre volte lo mandi a quel paese. Vi giuro che le volte in cui lo mandi a quel paese sono infinitamente maggiori rispetto alle prime.

Un partito che una mattina da 80 euro in busta paga ai lavoratori e al pomeriggio si accorda con confindustria partorendo il JobsAct che ha di fatto rimosso le tutele ai lavoratori stessi, anche a quelli che hanno ricevuto gli 80 euro… Un partito che fa una cosa e poi l’esatto contrario, è un partito destinato a morire politicamente.

Un partito che vuole il famoso “campo largo” e poi per primo mette i paletti sulle alleanze è sintomo di una perenne indecisione su da che parte stare.

Un partito che si professa di centrosinistra, non può guardare sempre e solo al centro tralasciando la sinistra in alcuni casi rinnegandola. Chi rinnega il suo passato, dimostra di non aver nulla a che fare con esso. Chi rinnega la sinistra, dimostra di non aver più nulla a che fare con la sinistra.

E chi si considera di sinistra ma continua a sostenere, votare, star dentro a questo partito sappia che sta rinnegando se stesso. Lo sappia, se ne renda conto, e inizi a vergognarsene.

In pubblica piazza, con la cenere in testa, in ginocchio sui ceci chiedendo scusa a tutti quelli che, come me, hanno creduto in buona fede che il percorso fatto era necessario perché “i tempi so’ cambiati”.

Si forse i tempi sono cambiati, ma non sono cambiate le emergenze di questo paese e di questo mondo.

Le guerre ci sono ancora (a proposito: non si puo’ essere guerrafondai vendendo le armi in giro per il mondo e poi scendere in piazza per la pace…), il capitalismo ha vinto definitivamente e il tanto bistrattato “proletariato” è si cambiato ma solo nella forma e negli interpreti.

Le emergenze sono rimaste: si muore ancora troppo spesso sul lavoro, si fanno ancora annosi contratti di apprendistato a laureati, si fanno ancora contrattini di pochi mesi a lavoratori considerati anziani a 30 anni (grazie garanzia-giovani). Però a quell’età hanno già un matrimonio e figli da mantenere. E magari ancora un mutuo da pagare. Se glielo danno.

Le donne sono ancora indietro nei diritti delle lavoratrici, ancora gli viene chiesto in fase di colloquio se hanno intenzione di “rimanere incinte a breve tempo” e ancora sono sotto pagate in confronto ai colleghi uomini.

I ragazzi che escono dall’università capiscono molto presto che andranno in pensione molto tardi, se ci andranno.

A tutte queste emergenze la risposta del PD non è mai stata una sola, coerente e definitiva.

Ma sempre diversa a seconda di quale esponente di corrente interna parlasse in quel momento.

Mai una voce unica. Mai una ricetta chiara. Mai una risposta non dico seria, ma nemmeno comprensibile. Il PD è stato il partito della supercazzola. Continuata, continuativa e reiterata perché: se la propone Bersani è troppo di sinistra, se la propone Franceschini è troppo di centro.

E allora che fare? Daje de supercazzola, così la gente non ce capisce e pensa che c’avemo ragione.

Ma la ragione è dei fessi. Quelli intelligenti credo che vi abbiano sgamato. E infatti non vi votano più.

Ripeto l’appello: SCIOGLIETEVI, prima che sia troppo tardi e finché si è in tempo per costruire una nuova sinistra. Una sinistra VERA, plurale, fatta si di anime diverse ma definitivamente collocata e riconoscibile.

E soprattutto, votabile.

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3 Commenti


  • Gianfranco

    Attenderò un altro straniero,
    altri intrusi, tutti gli esclusi.
    Quel giorno non renderemo loro lo scherno ed il disprezzo,
    ma ci limiteremo a lasciarli estinguere nel loro misero deserto intellettuale.
    IN SOLITUDINE.
    SILENZIOSAMENTE.
    SENZA EREDI.
    L’attesa- H.Fantazzini

    dedicato:*


  • Andrea Vannini

    votare e l’ ultimo dei problemi. non sono così ottimista. purtroppo temo che il pd sopravvivera’ a se stesso per un tempo determinato ma non breve o brevissimo. sopravvivera’ perche’ la sua esistenza non é relazionata a consensi elettorali o adesioni. non confondiamo il pd con il pci o la dc. il pd é un comitato di affari, un apparato dello stato del capitale e dell’ impero. altro che bella storia, il pd é stato e continua a essere un incubo per le classi popolari. centro e/o sinistra sono parole oramai vuote e non da poco tempo. il pd é, in compagnia della cgilcisluil, un presidio antipopolare per la salvaguardia degli interessi della classe dominante e dell’ imperialismo. le capacità? le competenze? ma quando mai sono requisiti richiesti a chi é destinato a occupare posti di “potere” in una colonia senza dignità e sovranità? servono degli utili idioti. il pd, da questo punto di vista, aveva e ha tutte le carte in regola. nonostante la positiva crescita dell’ astensionismo, si tratta ancora di spacciare questo squallore per democrazia e giocare all’ alternanza-altalena per non cambiare niente mai. prima o poi spariranno ma non per motu proprio. spariranno quando il “popolo” avrà la forza e il coraggio di cambiare tutto.


  • Salvatore Ore

    Sì, ma CHI dovrebbe rifondare cosa ?
    Rimangono in giro, da una parte, vecchi rinnegatori di sé stessi, per altro confusissimi o proprio infami, tipo Bersani e D’Alema, dall’altra giovani e meno giovani coltivatori di piccoli propri orticelli nemmeno autoreferenziali , bensì demenziali, come tutte le formazioni che si dichiarano comuniste e come primo articolo del loro programma hanno l’imperativo di non fondersi ed amalgamarsi con le altre realtà di area, pena il decadimento verticale dell’ego retorico/narcisistici dei loro capetti ……
    Se poi pensiamo che la marcia e la prospettiva di lunga lena è stata pervicacemente e pazientemente perseguita fino al successo dai nipotini di Mussolini, con la nascita e la lievitazione di FdI, che dire, siamo proprio messi malino

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