L’alluvione in Emilia-Romagna e le sue conseguenze catastrofiche, con 16 morti e oltre 20mila sfollati, mostrano tragicamente il livello che può raggiungere la violenza del cambiamento climatico: eventi climatici estremi sono fenomeni all’ordine del giorno, delineano un quadro drammatico e l’orizzonte tanto più drammatico di un’Italia che nel giro di pochi anni rischia di diventare invivibile, a causa del moltiplicarsi di eventi di questo genere, causati dall’innalzamento progressivo della temperatura atmosferica, che secondo la tendenza attuale si alzerà di altri 2 gradi entro il 2050.
Come riportato in alcune statistiche fatte circolare dai siti ufficiali dello stesso Consiglio Europeo, negli ultimi 40 anni gli eventi meteorologici estremi legati al clima hanno causato oltre 138 000 di morti, con un trend precipitosamente in ascesa.
Solo in Italia, prima dell’Emilia Romagna, ci sono state le alluvioni a Messina (2009), in Veneto (2010), a La Spezia (2011), a Olbia (2013), a Genova (2014), a Vaja (2018), nelle Marche e a Ischia (2022). Nei primi dieci mesi del 2022 sono stati registrati nella penisola 254 fenomeni meteorologici estremi, dati che dimostrano l’intensificazione di un problema che è già in corso da tempo: non è passato neanche un mese dall’inizio dell’emergenza in Emilia-Romagna, che a Brescia è colpita da una nuova alluvione!
Ci troviamo dentro alla catastrofe preannunciata da anni, non si parla più di “campanelli d’allarme”, ma di manifestazioni lampanti dell’emergenza climatica, ogni mese più frequenti.
Nonostante il tema sia sulla bocca di tutti, la radice del problema rimane occulta: l’Unione Europea con il suo Green New Deal, gli organi sovranazionali, lo stesso IPCC, continuano a ripetere come un mantra la necessità di una “transizione verde” per trattenere il surriscaldamento climatico entro quei fantomatici 1,5 gradi rispetto all’epoca pre-industriale, eppure concretamente quello a cui assistiamo è il ritorno al fossile dei paesi UE con lo scoppio della guerra, i rigassificatori, la produzione di armi (secondo una stima di Tipping Point North South responsabile del 5% delle emissioni globali totali di gas serra!), il consumo del suolo, risorse tolte alla cura dei territori, le grandi opere inquinanti come il Passante di Mezzo, il ponte sullo stretto e la Tav Torino-Lione, le cave di carbone a Luzerath. i grandi bacini di Saint-Soline, mostrano una miopia che ci sta portando verso il baratro!
Chi ci governa si rende cosi complice della catastrofe ambientale, perpetrando un modello di produzione ecocida che impedisce qualsiasi forma di pianificazione volta alla tutela delle popolazioni e dei territori, e per esteso, all’umanità tutta.
Pensiamo sia necessario rafforzare la lotta ambientalista nel nostro paese saldando combattività e progettualità, partendo dall’esempio delle generose iniziative di denuncia che si vanno moltiplicando, in una prospettiva esplicita di superamento degli attuali rapporti sociali dominanti per un’alternativa sistemica. E’ tempo di ecoresistenze!
Se ne discute venerdi 9 giugno all’università di Bologna.
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