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Fuori dalla Rai, non certo da vittime…

Abbiamo diproposito evitato di dare notizia o commentare le fuoriuscite di Fazio, Annunziata ed altre star dalla Rai verso altre testate. Non ci convinceva per nulla la narrazione corrente secondo cui fossero “vittime” dell’arrivo dei fascisti sulle poltrone di comando di viale Mazzini.

Certo, è sicuro che la desta-destra non li sopportasse (“Belli, ciao!” di Matteo Salvini chiarisce la cosa), ma l’immagine da anarchici in viaggio verso Lugano bella proprio non si attaglia a conduttori che hanno saputo per oltre 30 anni gestirsi serenamente tra governi di destracentro,  centrodestra, berlusconissimi, piddini, ecc.

Niente a che vede con i fratelli Guzzanti o Daniele Luttazzi, evidentemente con meno santi in paradiso o meno “flessibilità” individuale. E poi, in ogni caso, ci mancavano per ovvii motivi (non siamo “dentro” i palazzi del potere…) troppe informazioni su appartenenze, strutture, camarille, ecc, che sovrintendono a entrate, uscite, emolumenti, palinsesti.

Queste informazioni Michele Santoro le ha. E in questo post su Facebook ne esterna alcune. Che aiutano a inquadrare meglio la vicenda.

Poi, certo, anche Santoro ha navigato in quei mari per  decenni, difficile farne un martire. Però, almeno stavolta, è utile.E persino divertente…

Buona lettura.

*****

Michele Santoro risponde all’articolo di Gramellini sul Corriere della SeraSantoro non li sopporta”.

Aldo Grasso, da quando ha smesso di fare il critico televisivo per dedicarsi alla promozione dei programmi della Sette, ha parecchio tempo libero. Ma non sapevo lo dedicasse all’ambizioso tentativo di trasformare uno scrittore commovente come Massimo Gramellini in un editorialista politico commovente fino alle lacrime.

Il corso di recupero deve essere agli inizi considerato gli strafalcioni che presenta la prima composizione dell’allievo.

Già il titolo “Santoro non li sopporta” contiene un errore perché opera una grave manipolazione dei fatti. Più corretto sarebbe stato “Santoro non ci sopporta” visto che si parlava della banda di cui anche il Gramellini fa parte, che ha come capo Giuseppe Caschetto, meglio conosciuto come Beppe.

L’illustre agente sembra aver organizzato questo remake del famosissimo film “Fuga per la Vittoria”, con Fabio Fazio nella parte che fu di Pelé, Lucia Annunziata al posto di Silvester Stallone e Massimo Gramellini, riserva di quasi lusso, con cachet minore diretto alla “Sette”.

Anche questa volta si scappa dai Nazisti ma non dopo averli battuti in una partita di pallone, semplicemente portandogli via con destrezza il tesoro che forse, quegli stupidi, nemmeno sapevano di avere a portata di mano.

Gli americani di Discovery, specializzati in produzioni di qualità, nel ruolo dei salvatori, proteggeranno la cultura occidentale dai furori di Hitler-Meloni. La quale Giorgia però combatte con Hitler-Putin un derby con la banda costretta a fingere di tifare per lei.

L’articolo è un esercizio con richiami storici troppo approssimativi: fa risalire la mia attività addirittura alla fine dell’ottocento, con la lotta che allora infuriava nel Partito Socialista tra massimalisti e riformisti, che oltre a Filippo Turati sarebbero debitori a Fabio Fazio e Lucia Annunziata. Questo per dimostrare che il mio livore rivoluzionario sarebbe la vera causa della sconfitta della sinistra.

E qui casca l’asino Gramellini. Perché per età potrei aver ereditato le colpe dell’ascesa del fascismo o contribuito direttamente ad ostacolare la trasformazione del Partito Comunista o alla durata ventennale del berlusconismo.

Ma non si capisce come possa aver provocato la sconfitta della sinistra italiana negli ultimi dieci anni restando fuori dalla televisione con qualche sporadico intervento da Floris o Lilli Gruber per lo più avvenuto, come l’altra sera, a urne già chiuse.

Aldo Grasso dovrà lavorare ancora parecchio e con corsi di recupero. Ma mentre esprimo tutta la mia comprensione per il lettore del Corriere della Sera che ogni giorno deve sentirsi ripetere che “Cairo è il migliore tra gli imprenditori italiani”, “la Sette una Televisione magnifica” e ora, da un suo socio in affari, che Fazio ha rifondato il socialismo, sono costretto ad ammettere che l’articolo, maldestro sul piano storico e ridicolo su quello politico, contiene tuttavia un’ammissione di straordinaria importanza, che si può tradurre cosi:

Il sottoscritto Massimo Gramellini, che con Annunziata e Fazio nei ruoli da protagonista, e con la regia di Beppe Caschetto, è impegnato nella produzione di ‘Fuga per la Vittoria’ si rammarica di aver tanto lavorato per il lieto fine vincente della sinistra che è stato purtroppo impedito dall’arrivo dei Nazisti e dal solito Santoro.

Proprio quando, avendo sviluppato un pensiero unico su Pandemia e Guerra in Ucraina, stavamo per far sorgere il sol dell’avvenire. Devo quindi ammettere che ciò che avevamo fatto prima non è servito a un cazzo”.

* da Facebook

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4 Commenti


  • Andrea O.

    Nella migliore tradizione manipolatoria della verita’ messa in atto dal Partito a danno di non allineati e dissidenti intelligenti (in passato Pasolini e Pavese, e piu’ recentemente Pansa) oggi Gramellini attribuisce a Santoro e “ad altri come lui” le colpe della disfatta elettorale del PD. In realta’ e’ stata la giovane segretaria Schlein, icona del massimalismo in salsa caviar gouche, a rendere il partito infrequentabile per l’elettore medio italiano. Al contrario Santoro porta avanti da tempo una lettura non faziosa, per nulla massimalista e ragionevolmente critica: un approccio che evidentemente non piace a un vecchio sistema di potere che ancora spera nelle rendite dei fantasmi dell’antifascismo. Queste rendite sono tramontate: i recenti esiti dei ballottaggi alle amministrative dimostrano come queste strumentalizzazioni non impediscono l’aggregazione al centrodestra dell’elettorato piu’ mobile. I processi di innovazione di cui Santoro e’ promotore, prima nel metodo che nel merito, saranno pertanto necessari per evitare la deriva.


  • ANNA

    Per favore, non affianchiamo Pansa a Pasolini e Pavese! Inoltre , stando a quanto ho letto nei suoi ultimi anni, non lo definirei propriamente un dissidente. O forse quel tipo di “dissidente” che piace tanto agli USA


  • Tonino

    Pansa non era affatto un “dissidente intelligente”: basti pensare che ha dedicato gli ultimi anni della sua vita a equiparare i partigiani ai repubblichini, finendo per andare a scrivere su Libero.


  • Pasquale

    Pansa nulla ha da spartire con Pasolini e Pavese, e il PD ha spinto gran parte dell’elettorato di ‘sinistra’ nelle braccia di questa brutta e lurida destra. E questo è un fatto.

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