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Sull’ennesimo assassinio in mare aperto c’è il marchio dell’imperialismo occidentale

Abbiamo aspettato qualche ora prima di esprimere la nostra rabbia contro l’ennesima tragedia annunciata al largo della costa del Mediterraneo.

Abbiamo aspettato qualche ora prima di esprimere in nostro cordoglio in sostegno alla disperazione delle centinaia di fratelli e sorelle deceduti, dispersi, sopravvissuti o in lacerante attesa di avere notizie dei propri cari. Oggi, come le tante altre volte accaduto ieri, e sappiamo che succederà domani, se nulla cambierà davvero.

Abbiamo atteso qualche ora per ascoltare con attenzione le parole del governo italiano e delle istituzioni europee sul caso.

Parole ancora una volta e una volta di più di odio sottinteso, di mercificazione dei corpi sulle traiettorie dello scambio, di “cost-benefit analysis” sulla vita dei migranti. Di opportunismo politico davanti alla morte. Di indifferenza umana dinanzi la tragedia.

Ma noi “odiamo gli indifferenti”, come diceva un grande intellettuale di questo paese. E i morti non sono tutti uguali. Mai come in questi giorni emerge in Italia questa difficile verità.

Ma “ognuno piange i suoi”, e allora noi oggi ci stringiamo attorno alla nostra comunità colpita e sappiamo che più forte è il colpo, maggiore deve essere la resistenza, più grande sarà la rivincita.

Noi sappiamo che la causa ultima di quel cimitero a cielo aperto che è divenuto il Mediterraneo è l’imperialismo occidentale e il fascismo dei confini targato Unione europea. La destabilizzazione della Libia, l’estremismo islamico, la crisi climatica, l’assassinio dei leader popolari, Frontex. Nulla nasce in Africa, tutto ha effetti in Africa.

Noi sappiamo che chi scappa dal proprio paese è perché nel proprio paese la vita è diventata insostenibile, e allora si deve partire per cercare fortuna altrove.

L’immigrazione non è bella. Emigrare è spesso una necessità, non una scelta. Noi non chiediamo la carità. Noi vogliamo rispetto per la nostra dignità di donne e uomini, per le nostre tradizioni, per le nostre culture, per le nostre terre.

Noi vogliamo rispetto per i nostri diritti, quelli di cui l’Occidente si riempie la bocca, quelli che toglie quotidianamente anche ai propri cittadini, quelli che dice di voler esportare all’estero. Anche se la sola cosa che esporta oggi sono armi e povertà.

Guerra, depredazione, sfruttamento. Tutti frutti dell’ingerenza euroatlantica perpetrata nei secoli sulla nostra terra, sui nostri corpi, sulle nostre menti, sul nostro futuro. L’ennesima tragedia del Mediterraneo, forse la più grande degli ultimi 30 anni, è solo l’ultimo effetto della barbarie del capitalismo applicata alla circolazione della merce umana.

Contro tutto questo, continuiamo nel nostro impegno quotidiano nel mettere insieme una comunità che sappia difendere e far valere i propri interessi, i propri bisogni, la propria visione del mondo.

La fase di cambiamento che attraversiamo e la transizione a un mondo multipolare possono rappresentare un’occasione di riscatto.

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2 Commenti


  • Pasquale

    “Quando il popolo si mette in piedi, l’imperialismo trema”. Bisogna che tutti i popoli sfruttati facciano proprio l’ottimismo di Sankara e acquistino coscienza della propria forza. Il nuovo schiavismo non dovrà passare.
    Hasta la Victoria.


  • giorgino

    con colpi di stato corruzione, e servendosi della dipendenza economica e tecnica, i paesi imperialisti sono purtroppo riuscito a fare degenerare e ri- sottomettere le società africane che avevano cercato di emanciparsi dal colonialismo.

    E’ comprensibile che quelle popolazioni siano sfiduciate ed espropriati della stessa memoria delle loro lotte, ed oggi non riescano a buttare a mare le forme proteiformi dell’ imperialismo, riducendosi ad emigrare.
    Ci auguriamo che rinasca tra loro la voglia di contrastare l’oppressione neocolonialistica, magari in concomitanza con l’ accenno di a ripresa di lotta di classe che si osserva in gran bretagna, Francia ed un po’ anche in germania ( un attacco al capitalismo che fu da ambo i lati all’epoca in cui il capitale prendeva legnate)
    Nel frattempo , invece di mandare tutti i soldi a Zelenskj, i nostri governi potrebbero spenderne una parte per dare un primo aiuto a chi muore in mare, e vi muore per non morire comunque di fame schiavitù e guerra (regali dell’mperialismo) nei propri paesi africani

    invece pure io non posso accendere il condizionatore col caldo che si annuncia perché sora Giorgia usa i soldi utili
    a limitare la spesa energetica in capo alle famiglie italiane, per mandarli a zelensko ( ognuno si sceglie gli stranieri che preferisce). E Questi dicevano pure prima gli italiani e. poi fanno prima Zelenskj.
    E pure voi di contropiano non vi capisco tanto, che non pubblicate più i miei commenti quando essi lamentano i soldi a Zelenskj, vi sembra un lamento volgare e troppo di pancia lamentare simili difficoltà ?

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