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Un mausoleo con telefono

La scomparsa di Silvio Berlusconi, con il profluvio di ricordi, rievocazioni e testimonianze cui ha dato la stura, offre anche a noi l’opportunità di segnalare una descrizione davvero rivelatrice della personalità del defunto.

Tale descrizione si trova in una spietata (e documentata) rassegna dei ‘mostri’ (e dei relativi comportamenti, per l’appunto, ‘mostruosi’) che infestavano – e infestano – il Bel Paese.

Intendo riferirmi al libro “Chic. Viaggio tra gli italiani che hanno fatto i soldi”, libro che fu pubblicato nel 2000 e il cui autore è Gian Antonio Stella, brillante giornalista del «Corriere della Sera».

La pagina, che affido al godimento e alla riflessione dei lettori, è la seguente: «Ma vuoi mettere la comodità e la poesia di avere un mausoleo in casa?»

Il più celebre resta quello che Silvio Berlusconi ha commissionato per la sua villa di Arcore allo scultore Pietro Cascella: “Un’idea di mio padre. Mi diceva: così la mattina quando esci a correre nel parco ti fermi a salutarmi“.

Scartata la tentazione di farsi fare qualcosa di simile al monumento creato da Gaetano Moretti per la famiglia Crespi, dove dall’alto di una torre di guardia il padrone vigila per l’eternità sui suoi operai sepolti sotto lapidi proletarie, Sua Emittenza ha voluto un sacrario di granito bianco di sette metri e mezzo per sette e mezzo con uno scalone che porta sotto il sepolcreto con 36 posti.

Anni fa lo mostrò, commosso, a Giorgio Bocca: “Lì ci sarà il cerchio dell’amicizia, ho già scelto i posti per Fedele Confalonieri e Marcello Dell’Utri“.

Generoso, prima di litigarci offrì un loculo anche a Montanelli: “Caro Indro, se tu mi facessi l’onore…”. “O Silvio, che ti viene in mente?

Su una parete, ha scoperto Enrico Deaglio, c’è un bassorilievo in terracotta creato dalla moglie dello scultore, Cordelia von den Steinen, con gli oggetti che il defunto vuol portare nell’aldilà: un cesto di frutta, diversi mazzi di chiavi, due filoni di pane, un pacco postale sigillato con la ceralacca…

Dimenticato niente, Cavaliere? Niente: c’è anche un telefono».

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