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Miserie della politica

Nel Paese buffo, paradossale e anche sempre più triste che chiamiamo Italia ne succedono di tutti i colori.

Succede ad esempio che un bel film, come Io Capitano di Matteo Garrone, riscuota grandi successi, sia a livello interno che internazionale, presentando una vicenda reale e perciò solo assolutamente antitetica al senso comune di stampo regressivo e antisociale che la destra vorrebbe continuare a promuovere, facendo dei migranti il capro espiatorio dei nostri mali che hanno tutt’altra origine e che tutti i governi da molti anni a questa parte hanno contribuito ad aggravare.

Succede anche che il flusso di migranti e richiedenti asilo provenienti dalle zone più povere del pianeta continui ad abbattersi sul nostro Paese e ciò è in buona misura inevitabile dato che ci troviamo in una collocazione di frontiera tra Nord e Sud e vantiamo una linea costiera lunghissima, mentre le condizioni di esistenza nei Paesi poveri continuano ad aggravarsi a causa della politica di rapina portata avanti dai centri finanziari ed economici del capitalismo che provocano guerre senza fine, disastri ambientali e violazioni dei diritti umani di ogni genere.

Si tratta di un fenomeno in buona misura ineluttabile, dato che la voglia di vivere è superiore alla paura di affrontare rischi notevoli. La cosa davvero tragicomica è che la destra ha sempre puntato sulle migrazioni per alimentare il proprio consenso e presentarsi come argine a quella che senza vergogna continua a presentare come una vera e propria ‘invasione’.

Ora che sta al governo da sola e il fenomeno, come logico, continua a crescere, non sa più cosa inventare e ricorre alla teoria del complotto: l’inimitabile Crosetto evocava poco tempo fa addirittura il fantasma della Wagner, mentre il fu capitano, ora capitone – con la c sempre rigorosamente minuscola – Salvini fa riferimento a non meglio identificati rapporti dell’intelligence.

Il tutto fornisce ai destroidi anche l’occasione per sferrarsi di soppiatto qualche calcio negli stinchi. Il capitone, che perde consensi e annaspa per non perire nei flutti, ha rubato a Giorgia la magica parola d’ordine del blocco navale che, per quanto irrealizzabile, riuscirà forse ancora a fare colpo su qualche centinaio di migliaia di semianalfabeti o analfabeti totali.

Il problema del resto è di difficile soluzione, almeno finché regneranno classi politiche demagogiche, populiste nel senso peggiore del termine e cattiviste.

E non mi riferisco solo al capitone e a Giorgia, dato che il Pd ha dalla sua parte l’invenzione dell’esternalizzazione della tortura ai Paesi confinanti, Libia in primis, con l’ineffabile Minniti oggi transitato ai più confortevoli lidi del complesso militare-industriale made in Italy, mentre anche il buon Conte finisce, ahinoi, per rispolverare toni da decreto Salvini.

Bisognerebbe guardare in faccia la realtà, come in parte fa un politico di destra ormai apparentemente fuori dai giri come Gianfranco Fini che nell’intervista al Fatto ha giustamente sostenuto la necessità di superare l’approccio contenuto nella legge famigerata che porta il suo nome e quello dell’ex padre nobile, anche lui oggi decaduto, della Lega, Umberto Bossi.

Quella legge, come ben sappiamo, era contrassegnata dall’intento di ridurre il migrante a pura forza-lavoro da sfruttare come un limone e poi espellere. Anche questo era ovviamente un intento irrealizzabile, come ricorda lo stesso Fini, che in seguito fu costretto alla sanatoria per centinaia di migliaia di persone.

Ma l’approccio securitario ha continuato a caratterizzare in modo sempre più esasperato l’impostazione adottata dai vari governi, fino al decreto Salvini che ha smantellato dolosamente il sistema d’accoglienza diffusa lasciandoci in braghe di tela di fronte alle nuove ondate migratorie. E oggi Giorgia & C. non sanno far altro che riproporre l’incarcerazione dei migranti incolpevoli fino a diciotto mesi nei nuovi lager.

Seguendo questa linea non si va da nessuna parte e si rischia di trasformare l’Italia intera in un immenso campo di detenzione. Del resto più carcere è alla fine l’unica soluzione che Meloni sa offrire a qualsiasi problema si presenti, purché non coinvolga il padronato, come ad esempio gli omicidi sul lavoro, la corruzione, l’evasione fiscale, ecc., sempre più scandalosamente impuniti.

Tornando al tema delle migrazioni, la sua soluzione finale dipende dalla capacità dei popoli di riappropriarsi delle proprie risorse e del proprio destino cacciando a calci nel sedere i neocolonialisti, come si comincia fortunatamente a vedere in alcuni Paesi africani.

Fino ad allora dobbiamo essere in grado di garantire ai migranti un trattamento umano, rispolverando l’ideale apparentemente obsoleto della solidarietà, senza la quale non c’è futuro per nessuno.

 

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