Menu

Violenze poliziesche: «Abbiamo perso 23 anni di tempo»

Le violenze poliziesche gratuite che abbiamo visto a Pisa e Firenze seguono quelle di Bologna e Napoli, sempre in manifestazioni a favore della popolazione palestinese, ma il processo repressivo non comincia certo col governo Meloni.

Quest’ultimo sembra comunque metterci del suo, come testimoniano l’apologia senza condizioni del vicepremier Matteo Salvini all’operato delle forze dell’ordine, ma anche con la volontà del ministro Carlo Nordio di smontare la già flebile legge sul reato di tortura e la stessa riforma del premierato, che avrebbe l’effetto di zittire il presidente della Repubblica.

Le violenze poliziesche a Pisa e l’occasione persa a Genova per democratizzare le forze dell’ordine

A fare un quadro della situazione ai nostri microfoni è Italo Di Sabato dell’Osservatorio Repressione, che per prima cosa constata come quanto avvenuto a Pisa sia solo un tassello di un processo cominciato 23 anni fa a Genova e per il quale è stata persa un’occasione.

«Abbiamo perso l’occasione per una riflessione sulle forze dell’ordine e il loro ridimensionamento – afferma Di Sabato – Questa riflessione non è stata fatta e i responsabili delle violenze sono stati premiati. Quindi è come se si fosse garantita alle forze dell’ordine l’impunità per agire fuori dalle regole in qualsiasi contesto di manifestazione di piazza».

Di Sabato contesta anche la narrazione che è stata fatta di quanto accaduto a Pisa. Evocare parole come “scontri” e “manifestazione non autorizzata” inquina la comprensione, dal momento che non c’è stato alcuno scontro, ma il corteo di studenti e studentesse è stato caricato e che in Italia, da Costituzione, le manifestazioni non sono soggette ad autorizzazione.

Le stesse giustificazioni utilizzate per difendere le violenze poliziesche, come la protezione di obiettivi sensibili, sono state smentite, cartina alla mano, analizzando la direzione assunta dal corteo.

Quanto accaduto a Pisa e Firenze, però, non è un segnale diverso da ciò che è avvenuto in precedenza. «Le stesse parole del presidente Mattarella sono arrivate soprattutto perché c’è stata una risposta democratica a poche ore dalle cariche a Pisa e cinquemila persone sono scese in piazza».

Dopo le torture e le violenze a Genova nel 2001, però, nulla è stato fatto per arginare gli abusi in divisa. Nessuna democratizzazione delle forze dell’ordine, nessuna introduzione del codice identificati, ma anzi: le forze dell’ordine hanno spesso ottenuto maggiori dotazioni, come il taser.

Il problema, però, non è solo creato e alimentato dalla destra. Anche il centrosinistra appare corresponsabile, ad esempio avendo affossato la commissione parlamentare d’inchiesta sui fatti del 2001 nel capoluogo ligure o con i provvedimenti di Marco Minniti quando era ministro degli Interni, sottolinea Di Sabato.

«C’è un accordo bipartisan di non toccare o mettere in discussione l’uso della forza da parte delle polizie», aggiunge l’esponente dell’Osservatorio Repressione.

Insomma, questo Paese avrebbe potuto prevenire quello che è accaduto venerdì scorso se avesse cominciato una seria riflessione sulle forze dell’ordine ormai 23 anni fa.

Poiché ciò non è stato fatto, è piuttosto preoccupante e fosco lo scenario che si presenta oggi, col governo Meloni e i provvedimenti che ha già adottato, come la legge anti-rave o il decreto Caivano, e con quelli che si appresta ad adottare.

Ascolta l’intervista a Italo Di Sabato: https://www.radiocittafujiko.it/violenze-poliziesche-osservatorio-repressione-abbiamo-perso-23-anni-di-tempo/

- © Riproduzione possibile DIETRO ESPLICITO CONSENSO della REDAZIONE di CONTROPIANO

Ultima modifica: stampa

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *