L’uccisione da parte dell’esercito israeliano di 7 operatori umanitari mentre distribuivano viveri a Gaza è l’ennesimo episodio criminale posto in essere da parte di Israele in questi mesi. Non si tratta di un incidente, ma di un avvertimento chiaro alle organizzazioni umanitarie: il popolo palestinese deve essere lasciato morire di fame e nessuno deve aiutarlo.
Il genocidio del popolo palestinese finalizzato alla pulizia etnica della striscia di Gaza deve continuare giorno dopo giorno senza interruzioni e chiunque cerchi di evitare la morte di un palestinese è considerato un nemico da eliminare: ucciderne uno per educarne cento. I dissidi tra governo statunitense e Netanyahu sono da questo punto di vista inessenziali: mentre con una mano Biden tira le orecchie a Israele, dall’altra continua a fornire bombe, soldi e assistenza militare senza i quali Israele non potrebbe proseguire l’orrendo massacro. E’ quindi del tutto evidente che Israele fa quello che vuole perché gli Usa sono consenzienti
La stessa cosa vale per i paesi europei: a chiacchiere tutti i governanti biasimano il governo israeliano, ma nessuno fa nulla per fermarlo. Nei giorni scorsi, il piccolo atto di dissenso di alcuni atenei italiani di non concorrere ad un bando di cooperazione con le università israeliane è stato stigmatizzato dai media e dai partiti di regime. Una vergogna. Mentre la cooperazione militare, economica e finanziaria tra Italia e Israele prosegue a tutto regime, il governo italiano non ha nulla da dire sul fatto che Israele stia facendo morire di fame i palestinesi di Gaza continuando a bloccare gli aiuti alimentari alla frontiera con l’Egitto. Il genocidio dei palestinesi per i governi occidentali non è altro che un fastidioso contrattempo in un contesto in cui Israele è il nostro vero partner strategico.
Stanotte Israele ha però anche distrutto l’ambasciata iraniana in Siria. Questo palese atto di terrorismo internazionale rappresenta in modo plastico la scelta di Israele di incendiare tutto il Medio Oriente e di impedire qualunque soluzione politica della crisi. E’ infatti del tutto evidente che qualunque soluzione politica, di fronte al genocidio che lo stato di Israele sta attuando nei confronti del popolo palestinese, è destinata a mettere in discussione l’indirizzo politico del governo israeliano, cosa che Netanyahu certo non vuole. Si può discutere a lungo se questo atto terroristico è il gesto di un folle che cerca di salvarsi facendo esplodere tutto il Medio Oriente oppure è parte di una strategia deliberatamente posta in essere dagli Stati Uniti.
Questa discussione rischia di essere oziosa dal momento che non si tratta di un atto isolato, e soprattutto ha una valenza tale da rischiare di scatenare davvero la terza guerra mondiale. E’ infatti bene ricordare che se Israele è praticamente il 51esimo stato degli Usa, l’Iran sta discutendo con la Russia la definizione di un trattato in cui si prevede, in caso di aggressione dall’esterno, l’aiuto e l’appoggio da parte dell’altro contraente. In altre parole è quasi impossibile che l’innescarsi di un conflitto militare tra Israele e Iran possa restare confinato in un ambito regionale.
Questa situazione ci dice due cose: la prima che Israele non ha alcuna intenzione di porre fine al genocidio del popolo palestinese. La seconda che il governo Netanyahu preferisce far esplodere una guerra in Medio Oriente – con buona possibilità che diventi mondiale – pur di cercare di salvare il proprio destino politico e il suo progetto di sionismo genocida.
In questo contesto folle, l’unica strada che può evitare l’escalation e può aprire la porta alla pace è quella di un intervento internazionale così forte da obbligare Israele a cambiare politica. Questo intervento non lo possono fare i palestinesi imprigionati nella striscia di Gaza: dobbiamo farlo noi, gli occidentali, noi che rappresentiamo il principale appoggio per il governo criminale di Netanyahu. Per questo ritengo necessario che il governo italiano rompa ogni accordo e ogni cooperazione con Israele fino a quando questo paese non rispetterà le risoluzioni delle Nazioni Unite e fino a quando non i palestinesi non potranno avere uno stato di cui essere cittadini a pieno titolo.
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