Per questo articolo utilizzo il titolo modificato di un libro di Giuseppe Flavio (Contro Apione) per spiegare meglio chi sono gli zeloti, che furono stigmatizzati dallo storico ebreo del I° secolo per aver prodotto la distruzione della Giudea e la deportazione degli abitanti, zeloti che oggi sono risorti.
Parlare della situazione in Palestina-Israele è sicuramente problematico perché ogni volta la “vulgata atlantista”, che è il collante di tutte le porcate dei governi occidentali, aggredisce e condanna ogni parola che mette in discussione la narrazione zelota o semplicemente cita le parole “Israele, sionismo, ebreo” ed altre correlate, accusando sempre tutti di essere anti-semiti, anche se si è arabi e anche se si è ebrei.
Uso perciò il termine “zelota” che oltre che essere più appropiato evita di usare le parole che io reputo a ragione abusate nel loro valore, specialmente spirituale, non solo per gli israeliti (i credenti ebraici), ma anche per i cristiani.
Come spiegava Gramsci, questo delle parole è un tema necessario e importante alla discussione perché i razzisti messianici oltre a sfruttare il senso di colpa occidentale per l’olocausto attuato da nazisti e soci, e rafforzato anche da secoli di pogrom e persecuzioni delle gerarchie cattoliche (ma anche l’ortodossia ha fatto la sua parte), ha anche a vantaggio degli zeloti che alcune parole hanno un valore religioso-spirituale cristiano e di conseguenza una difficoltà culturale nel trattarle perché provoca tra noi estraneazione e coinvolgimento.
Non considerare questi elementi significa non avere gli strumenti per smascherare i colonialisti messianici, e chiamare i razzisti messianici con il termine zeloti impedisce le polemiche strumentali su anti-semiti si o no, o le censure su internet (vedi facebook e altri siti), perché il termine non ha un valore religioso-spirituale, né propriamente etnico, mentre è invece molto politico.
Mi spiego nello specifico.
Per il messaggio biblico Israele è il popolo liberato da Dio in schiavitù sotto i faraoni egizi, mentre Sion è un nome alternativo per Gerusalemme quale luogo da cui si è stati deportati e a cui, con l’aiuto di Dio, si attende di essere riportati.
Sono termini che nell’immaginario religioso-spirituale, specialmente protestante, hanno valore liberatorio, temi fortemente usati dalla comunità nera statunitense, in passato nel trattare l’opposizione alla schiavitù e successivamente per opporsi alla segregazione razziale “wasp”, tematica usata in altre parti del mondo in situazioni simili, come nel Sudafrica dell’apartheid.
Se la liberazione di Israele e il ritorno a Sion è stato tema religioso-politico positivo per questi popoli oppressi, lo è ancora di più oggi, perché situazione in essere per il popolo palestinese, che è il nuovo Israele e che vuole tornare a Sion da cui è stato estromesso con una pulizia etnica che dura dal 1948.
Questo discorso porta di conseguenza a una chiarificazione e a una distinzione.
Una cosa sono gli ebrei e un’altra sono gli zeloti, la negazione dei primi, anche se pretendono di esserne i veri rappresentanti.
Gli ebrei sono una comunità sia religiosa (gli israeliti), sia culturale (la stessa differenza che passa tra evangelici e protestanti), mentre gli zeloti sono quella fazione razzista che ne assume i termini, i riferimenti religiosi (osservanza della Torah), ma allo stesso tempo nega i valori fondanti dell’ebraismo.
L’intellettuale ebrea statunitense, Naomi Klein, lo spiega molto bene, anche dal punto di vista teologico israelita.
La comunità ebraica ha dato così tanti personaggi positivi all’umanità che vederne ora lo stravolgimento dei valori, questo genera un senso, sia di ripulsa, sia di rabbia: che direbbero oggi dei razzisti messianici Freud, Einstein, Arendt, Chaplin, Luxemburg, Bloch e tanti altri ancora?
Io dico e lo confermo, che non sono ebrei, sono zeloti.
Opporsi agli zeloti è necessario per primo agli ebrei, perché i colonialisti messianici stanno distruggendo l’onore e lo spirito stesso dell’ebraismo.
L’ideologia razzista da cui partono gli zeloti è assenza di empatia perché, come tutti i razzisti, odiano e negano l’umanità del loro nemico, nello specifico i palestinesi. che sono da espellere o distruggere, perché sotto umani.
Gli zeloti si sono insediati in Palestina dal 1948 con la costituzione del loro stato e da lì hanno esteso la loro rete nel resto del mondo, nella diaspora ebraica, che è il vero Israele da oltre 2600 anni, sino dalle antiche deportazioni assire.
Nello stato zelota esistono due componenti di esso: i moderati, che si accontentano dell’apartheid verso i palestinesi (chiamati arabi nello stato costituito per non riconoscerli come popolo pre-esistente), che aspettano con pazienza che i sotto-umani capiscano di andarsene e comunque siano sottomessi, e i messianici che sono fanatici e che vogliono subito l’eliminazione dei palestinesi, non a caso chiamati Amalek, un termine alternativo per filistei (Peleset/palestinesi), e che esplicitamente ne vogliono lo sterminio.
Gli zeloti moderati affermano che la loro è una società aperta, al contrario di come la vorrebbe Hamas, ma è la società infame dei soli “bianchi”, come era nel Sudafrica dell’apartheid, una democrazia per pochi e vomitevole perché razzista.
Gli zeloti messianici hanno una visione di società diversa da Hamas ma parimente integralista, un piano inclinato che porta a dis-valori.
Quando ho partecipato il 20 aprile all’assemblea presso il cinema Aquila, sono rimasto colpito positivamente dall’intervento di una ragazza palestinese, Maya, che ha esplicitamente ricordato i fatti del 7 ottobre scorso rivendicando come esso sia stato un atto della resistenza palestinese.
Quei fatti sono continuamente descritti dalla “vulgata atlantista” con una frase quasi standardizzata e a cui chiedono sempre di uniformarsi quando si parla del genocidio in corso a Gaza, pretendendo ogni volta di nominarli insieme pena le peggiori reprimende: “gli orribili crimini contro gli ebrei avvenuti il 7 ottobre”.
E’ evidente che il 7 ottobre vi è stata violenza, in vari casi gratuita e brutale, ma è stata la conseguenza di oltre 75 anni di pulizia etnica e continue vessazioni: i veri colpevoli di quelle violenze sono proprio gli zeloti.
Riconoscere che il 7 ottobre c’è stato un atto della resistenza palestinese implica varie riflessioni.
Hamas è legittimamente un soggetto resistente e non dei terroristi, e da quel poco che trapela dalle trattative sul problema degli ostaggi, è molto più politico e meno rozzo del governo genocida zelota, ma è il caso di rimarcare che non è per noi comunisti il nostro riferimento politico e di prospettiva, perché Hamas ha un progetto religioso integralista e non una società laica e per la convivenza aperta e socialista.
La violenza della resistenza palestinese/Hamas del 7 ottobre, perciò, va valutata tenendo presente un episodio storico particolare.
Nel 1831, in Virginia (USA), avvenne una rivolta degli schiavi africani capeggiati da un predicatore, Nat Turner, anch’esso schiavo africano, il quale sapendo leggere e scrivere, gli era consentito predicare nella convinzione che contribuisse a mantenere sottomessi gli schiavi, ma proprio dalla Bibbia maturò la consapevolezza della barbarie a cui erano sottoposti.
In una notte di agosto avvenne la rivolta in cui i padroni schiavisti vennero uccisi brutalmente (ma non i mendicanti bianchi), senza distinzione tra quelli buoni e cattivi, se infanti o vecchi, se donne o uomini.
La violenza chiama violenza ed è quello che è anche avvenuto il 7 ottobre: ne sono artefici gli zeloti.
Le vittime sono sempre una tragedia, ma vi sono gli incolpevoli (i bambini, le donne e vecchi inermi), i travolti (ossia quelli che vivevano o partecipavano a un festival musicale senza curarsi di essere sotto le mura di un lager/ghetto di oltre due milioni di palestinesi) e i colpevoli (gli zeloti, che in quel luogo vivevano da coloni fanatici e armati): le vittime non sono tutte uguali.
E veniamo ora agli zeloti in Italia.
In Italia la presa degli zeloti sulla comunità ebraica è evidente e lo è per alcuni motivi specifici.
Dopo la seconda guerra mondiale vi è stata una emigrazione verso lo stato zelota per cui esistono legami anche familiari tra il nostro paese e lo stato dei razzisti messianici.
Vi sono poi italiani che si riconoscono nello stato zelota e che in quel paese hanno fatto addestramento militare, assorbendone l’ideologia razzista e integralista, diventando un problema di sicurezza nazionale, sia perché hanno fatto giuramento a uno stato straniero, sia perché la violenza zelota l’hanno introiettata come è stato evidente lo scorso 25 aprile a Porta san Paolo (le fantomatiche Brigate Ebraiche): se ci fosse un governo serio, e non di quaquaraquà post-fascisti, questa canaglia dovrebbe essere controllata e schedata, vista la pericolosità sociale.
Infine, nel tempo gli zeloti hanno veicolato in Italia tra la comunità israelita il falso mito che il centro dell’ebraismo è lo stato zelota e che è questo stato con le sue forze armate è il garante della sicurezza degli ebrei della diaspora.
Nel tempo, complice la propaganda veicolata, sono diventati leader della comunità ebraica esponenti e rabbini con evidenti collegamenti con gli zeloti, siano essi moderati o messianici.
La continuità tra gli zeloti italiani e i partiti italici di destra o addirittura post-fascisti non stupisce perché entrambi condividono una cultura razzista, dove ora l’odio si indirizza verso gli arabi/mussulmani, quindi sono loro i veri e nuovi anti-semiti!
E’ perciò necessario per i comunisti non chiudersi in una visione “bianco e nero” ma cercare, per quanto è difficile, il sostegno degli ebrei italiani che alla visione razzista degli zeloti vogliono opporsi, oggi voci poche e isolate perché gli zeloti hanno monopolizzato lo spazio pubblico israelita e sicuramente molti non contestano per non trovarsi ostracizzati, ma il sorgente movimento ebraico anti-zelota, specialmente negli USA, può essere l’esempio che rompe la “parete di cristallo”.
Concludo questa lunga riflessione analizzando brevemente le due letture contrapposte della Torah.
Gli zeloti, che ripeto non sono ebrei ma la loro negazione, mancando di empatia hanno per riferimento il passo che dice “occhio per occhio e dente per dente”.
Gli ebrei, che fanno tesoro dell’insegnamento del profeta Mosè, sanno che è fondamentale il passo del libro detto Levitico: “quando qualche straniero vivrà tra di voi nel vostro paese non gli farete torto, tratterete lo straniero che abita tra di voi come chi è nato tra di voi, tu lo amerai come te stesso, poiché anche voi foste stranieri nel paese d’Egitto. Io sono il Signore Dio vostro”.
* Anpi Trullo-Magliana
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Adnan Mounaimne
Grazie per questo articolo