Nel Macbeth di Shakespeare l’ambizione è la strada che conduce verso l’abisso. Perché essa è il trionfo delle spinte psichiche illusorie, che spesso aprono la porta all’irreparabile. Nell’opera, una volta imboccata la strada del delitto, tornare indietro non è più possibile; si deve perseverare, aggiungendo strage a strage.
Il rischio che l’Unione Europea sta correndo con la sua politica guerrafondaia è proprio quello di cadere nella sindrome di Macbeth. È come se una fame insaziabile di potenza si fosse impossessata delle élite europee, e che l’unico modo per saziarla sia quello del riarmo e del militarismo; ed è forte la sensazione che non sia più possibile fermare questo processo di trasformazione.
Quale ambizione domina l’UE? Intanto, quella di supplire l’assenza degli Stati Uniti nel confronto con la Russia; per esempio, si ha la netta percezione che il cambio di strategia americana abbia risvegliato l’ambizione di potenza francese (e, in forma diversa, inglese).
Esclusa dalle trattative sulla pace in Ucraina, la Francia di Macron guida l’UE nel tentativo di riacquisire centralità nello scacchiere geopolitico; la scelta di non indietreggiare sul piano del supporto militare e finanziario all’Ucraina, e dunque di non approvare una trattativa che non porti a una “pace giusta” (in sostanza, alla sconfitta della Russia), non è stato che il primo passo di una ambizione da “grandeur”. Una ambizione che si è insinuata in tutta l’élite politica europea.
Si percepisce, direi abbastanza chiaramente, la volontà dell’UE di recuperare le posizioni perse, sia in ambito economico che politico. Quale migliore impulso del rafforzamento dell’apparato industriale-militare? La retorica del “pericolo russo” è funzionale a questa scelta.
Nel “Macbeth” di Shakespeare è decisivo l’incrocio tra elementi razionali e magici. Tanto l’avvio che l’esito della vicenda dipendono dalla profezia delle streghe, a cui i personaggi si adeguano. Nella prima parte, Macbeth tenta di resistere – con la ragione – all’impulso di uccidere per ottenere la corona; col tempo, la sua azione diviene dipendente dall’ambizione e dunque, di fatto, dagli elementi soprannaturali che la scatenano. Sotto la spinta delle “promesse illusorie” delle streghe, Macbeth precipita in un abisso senza ritorno.
Ora, più penso alla politica internazionale della UE, più penso a Macbeth; è una politica che porta inesorabilmente verso la propria caduta, giacché poggia le sue strategie su elementi irrazionali. Non sono certo le “streghe” a sollecitarla, ma un’analisi improvvisata e ingannevole della realtà.
Quasi tutto l’orientamento della UE (per come rappresentato, per esempio, nel Documento programmatico della Presidente von der Leyen) si basa sull’attacco «sistematico» della Russia «all’Europa, ai nostri valori e all’ordine internazionale fondato su regole». Le scelte sul riarmo e la sicurezza, così come quelle sulle strategie di politica estera, discendono tutte da questo attacco; difendersi da esso è «la massima priorità».
Quali gli argomenti a favore di questa tesi? Nessuno. Si fa riferimento generico a «una nuova serie di despoti» (Russia, Iran, Corea del Nord) che «mirano a seminare discordia» e ad affermare «idee imperialistiche», ma niente di più. L’analisi non è solo carente, ma è proprio assente. L’unico segnale è l’aggressione russa dell’Ucraina, che l’UE fa diventare automaticamente come «parte di un attacco più ampio e sistematico all’Europa». Quale sia il legame tra queste due dimensioni non è dato saperlo, così come non si danno indicazioni su documenti o discorsi che indicherebbero una reale volontà russa di aggredire militarmente l’Europa.
Il fatto che la Russia abbia aggredito l’Ucraina non significa che la stessa Russia abbia la volontà di aggredire altre parti d’Europa; tra le due cose non c’è nessun legame logico. Appaiono altresì deboli le argomentazioni di un attacco ibrido già in corso; quand’anche esistessero davvero, le famose “ingerenze” non proverebbero l’esistenza di una volontà di procedere ad attacchi militari diretti sul suolo europeo (per altro, le ingerenze americane sono ben più sostanziose).
Siamo su un piano del tutto ipotetico, dove l’analisi della situazione è sostanzialmente assente; per esempio, manca una definizione precisa delle forze interne alla Russia che spingerebbero in quella direzione, così com’è assente l’analisi delle prospettive economiche e militari che si raffigurerebbero a fronte di un attacco di quel genere. Niente, davvero.
Come la profezia delle streghe per Macbeth, ciò che guida la trasformazione militarista dell’UE è un sospetto – un’allucinazione, quasi – che non trova riscontro nella realtà. Finché, per l’appunto, si entra nel campo delle scelte azzardate e, potenzialmente, dell’irreparabile, ossia si corre il rischio di scivolare verso una situazione da cui non è più possibile uscire.
Va altresì detto che, esattamente come nel “Macbeth” di Shakespeare, l’ambizione di potenza della UE esisteva ben prima dell’arrivo delle “streghe”; le contraddizioni aperte dalla nuova politica americana non hanno fatto altro che fornire l’occasione per esercitarla. La perdita di competitività delle aziende europee, l’azione disgregativa nei confronti dell’UE dell’amministrazione americana (iniziata ben prima di Trump), così come i vantaggi offerti dalla trasformazione dell’industria in industria militare, stanno creando un tipico “meccanismo psicologico” shakespeariano, dove i protagonisti sono mossi non più da motivazioni etiche o razionali, ma sono catturati da un vortice che non controllano più, che li può condurre fino alla “follia”.
Conquistata la corona, Macbeth è costretto a uccidere ancora, trasformandosi in un tiranno senza scrupoli. Questo è il vero rischio della politica internazionale dell’UE: che la sensazione di essere sotto attacco la conduca a scelte irrazionali e irreversibili. Come nel “Macbeth”, davvero; il processo di autoconvinzione di subire un’aggressione la costringe a rifiutare a priori ogni “prudenza”, predisponendosi, sul fronte esterno alla difesa, su quello interno alla repressione. Il riarmo è la diretta conseguenza di questo meccanismo perverso che nasce seguendo un postulato indimostrato.
Proprio a causa di questa astrusa “profezia”, palesemente infondata, le élite europee motivano il proprio impegno militarista in termini valoriali: lo scontro è «tra autocrazia e democrazia», una riedizione della “scontro di civiltà” che tanti danni ha fatto in passato. Tutto il Documento programmatico della Presidente von der Leyen si regge su questa premessa; dunque, l’imperialismo russo va arginato, altrimenti metterebbe a rischio «i nostri valori».
Di nuovo, siamo nei pressi di Shakespeare. Una delle più belle battute dell’opera è pronunciata da Lady Macbeth: «Il tuo volto, amore, è come un libro nel quale gli uomini possono leggere tante cose: ma tu, amore, per ingannare il tempo, assumi l’aspetto del tempo. Metti il benvenuto negli occhi, nella mano e sulle labbra. Ecco, fingi, amore mio, fingi: recita. Prendi un’aria da fiore innocente, ma sotto sotto diventa una serpe».
La logica di potenza non deve apparire tale, ma deve presentarsi dietro la maschera dei “valori”. Mentre Macbeth deve mostrarsi al re Duncan col volto dell’ospite accogliente, le élite europee devono ricorrere a espedienti valoriali per nascondere il volto degli interessi di potenza che orientano le opzioni strategiche. Bisogna preparare gli europei alla mattanza; cosa c’è di meglio che lo sbandieramento di valori morali e spirituali?
È di questi giorni il video dove una commissaria della UE invita a preparare la «borsa con le 10 cose per resistere i primi tre giorni di guerra». È solo uno dei tanti passaggi necessari a imporre un cambio di mentalità ai cittadini europei, così da abituarli all’idea di un conflitto sul proprio territorio. Anche in questo caso, guardando il video non ho potuto fare a meno di pensare alle battute pronunciate dalla Lady, quelle che segnano il futuro della coppia reale:
«Venite, pensieri di morte, spogliatemi del mio sesso e riempitemi della più spietata crudeltà. Fate denso il mio sangue e bloccate ogni rimorso. Che nessuna pietà di frapponga tra me e il mio proposito, che nessuna pace interiore ne blocchi il compimento. Venite ai miei seni di donna, e prendete il mio latte in cambio di veleno, voi, ministri d’assassinio, ovunque siete soliti consacrare il misfatto. Vieni, oscurità della notte, ammantati del più cupo fumo dell’inferno, perché la mia lama tagliente non veda la ferita che fa, e i cieli non si porgano oltre le tenebre per gridare: FERMA, FERMA».
Questo è il vero senso delle parole che quella commissaria sta pronunciando in quel video terrificante.
Macbeth capisce troppo tardi che le profezie delle streghe erano false. E così rischiano di fare le élite europee, trascinandoci tutti verso la catastrofe.
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* da Facebook
Nel video una eccezionale Kate Fleetwood recita il brano di Lady Macbeth.
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