Siamo un collettivo di docenti della scuola secondaria. Il nostro impegno è per una completa inversione di tendenza rispetto alla politica scolastica dello stato italiano degli ultimi trentacinque anni. Come abbiamo argomentato nel documento che definisce le nostre posizioni, il nostro motto è: non si cambia la società senza cambiare la scuola, non si cambia la scuola senza cambiare la società.
Riteniamo quindi impossibile che i lavoratori e le lavoratrici della scuola ottengano risultati nella lotta per un’istruzione rispondente ai bisogni e agli interessi delle classi popolari se non avviene una organica saldatura con le lotte di chi lavora negli altri settori della società. La medesima unità va ricercata anche all’interno della scuola stessa. Innanzitutto, quindi, fra chi lavora nella scuola e chi la frequenta da studente.
Proprio per tali ragioni, esprimiamo piena solidarietà alla piattaforma di OSA relativa alla mobilitazione del prossimo 4 aprile. Nello spirito e nella lettera, centra perfettamente molti dei punti focali della necessaria lotta per la scuola di cui abbiamo bisogno. Quelle che seguono sono alcune riflessioni costruttive che speriamo vengano accolte come richiesta di un dialogo teso non a modificare la direzione della lotta, ma a rendere più accurata la mira e più deciso il colpo.
Le nostre osservazioni riguardano i punti 3, 4, 5 e 9 della piattaforma. Va da sé che sugli altri punti e sugli aspetti di questi quattro punti non toccati dalle nostre riflessioni condividiamo pienamente la piattaforma.
- Punto 3: introduzione educazione sessuo-affettiva.
Se non meglio precisata e chiaramente articolata, tale dicitura si presta a interpretazioni ambigue e, a nostro avviso, potenzialmente controproducenti. Lo spostamento paradigmatico degli obiettivi del sistema di istruzione dal cognitivo al non cognitivo, con particolare riferimento alla sfera affettivo-emozionale, è parte integrante dell’avanzato processo di distruzione della scuola, sia come ascensore sociale che come strumento delle classi popolari per il loro assalto al cielo.
Siamo ovviamente consci dello stretto legame fra i due termini uniti dal trattino, ma, se non si vuole finire per tirare acqua al mulino sbagliato, bisogna contestare alla radice l’idea che possa e debba essere la scuola a occuparsi di ciò che grava come un macigno sull’individuo perché non se ne accetta la natura di problematica sociale.
L’educazione sessuale deve ricadere certamente tra i compiti (anche) della scuola, ma l’accostamento didattica-affettività, se inteso come disciplina curricolare (e il punto della piattaforma si presta a tale interpretazione), è un aspetto non secondario di ciò che la scuola azienda promuove e che va contrastato con ogni mezzo.
Non si può avere una società che produce emotività devastate e poi invocare “l’ora di educazione affettiva” a scuola per metterci una toppa. Scuola e vita non sono la stessa cosa: sarebbe difficile contestare questo e poi attaccare l’idea di educazione indistinta che informa la missione 4 del PNRR. Un conto è che chi lavora nella scuola tenga presente la dimensione emotiva (e sia anche formato per farlo al meglio), altra storia è che quella dimensione rientri nell’insegnamento curricolare come disciplina in sé.
- Punto 4: ritiro riforma bibbia-latino.
Siamo ovviamente d’accordo “senza se e senza ma” per il ritiro in blocco della riforma. Auspichiamo, nel contempo, che, a ritiro effettuato, si apra una riflessione seria per il rafforzamento in altro modo dell’insegnamento del latino e del greco nella scuola pubblica italiana, il cui spaventoso depotenziamento riteniamo sia parte della catastrofe che viviamo. A tale proposito, rimandiamo a quanto abbiamo scritto nel documento precedentementee menzionato.
- Punto 5: ritiro modifiche statuto degli studenti e riforma del voto in condotta.
La nostra condivisione su questo punto è totale, ma attenzione! Il preside manager è la punta, non l’iceberg: ciò che va abolito è la triade autonomia scolastica-istituto Indire-istituto Invalsi (l’istituto, non semplicemente i test). Altrimenti cambia solo la forma esteriore.
- Punto 9: la scuola contro il disagio psicologico.
Sottoscriviamo tutto (psicologi pubblici, consultori nei quartieri etc.). Un solo appunto: nella scuola azienda gli sportelli psicologici ci sono, e non stanno avendo l’effetto che la piattaforma auspica. Si ripropone il tema che abbiamo posto sul punto 3: la relazione pedagogico-didattica non può prescindere dall’aspetto psicologico, ma una scuola che tiene conto del lato psicologico è scuola, non consultorio psicologico.
Avere studenti che ogni tanto saltano un’ora di lezione per andare a parlare con lo psicologo non ha attenuato il disagio degli studenti, che infatti è in aumento, e ha incrementato l’impoverimento della didattica. Anche in questo caso ci associamo nel riconoscimento del problema e dell’urgenza di una soluzione, ma rileviamo che tale soluzione sta in un ripensamento della scuola, della società e anche del ruolo della dimensione psicologica nell’una e nell’altra, non in un incremento degli sportelli psicologici negli istituti scolastici, nei posti di lavoro o in qualunque altro contesto settorialmente inteso.
Ci auguriamo che queste riflessioni possano contribuire alla discussione costruttiva e al rafforzamento della stessa piattaforma, verso la quale abbiamo voluto manifestare condivisione e solidarietà.
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