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Pulizia etnica per fare affari

Cosa ci può essere di più abominevole? Le dichiarazioni congiunte di Trump e Netanyahu dovrebbero destare scandalo, invogliare a manifestare, a urlare il proprio sdegno. Dovrebbero.

Pulizia etnica. Solo questo concetto dovrebbe fare rabbrividire; vi aleggia il soffio dello sterminio e del genocidio. Di fronte a una tale prospettiva, ogni sincero democratico dovrebbe insorgere; perché quando si trasforma la rimozione forzata di un popolo in un’occasione di business è la democrazia a perdere. Bisognerebbe insorgere, proprio.

Perché non c’è niente di più spregevole del rendere compatibile la democrazia con la pulizia etnica. Niente.

Quello che sta accadendo a Gaza ci dà la misura di quale degrado abbia colpito le élite occidentali; a parole dicono di voler difendere la democrazia, in realtà stanno distruggendo quanto di meglio siamo riusciti a costruire negli ultimi secoli: il diritto internazionale, per esempio, o l’idea che i nostri “valori” siano incompatibili con il colonialismo (Israele è una potenza coloniale) e con l’imperialismo (gli Stati Uniti sono una potenza imperialista). Nient’altro che disgusto, di fronte a un tale abominio.

Ogni sincero democratico dovrebbe avere il coraggio – il coraggio etico – di esprimersi contro il comportamento criminale di Israele e la complicità delle élite occidentali; dovrebbe, se crede davvero nella democrazia.

Perché democrazia vuol dire eguaglianza e giustizia, non certo pulizia etnica e genocidio.

Non c’è niente di più abominevole; tuttavia, è quello a cui stiamo assistendo. Nel silenzio generalizzato dei “democratici”, gli stessi che in altre occasioni non hanno fatto mancare la loro parola.

Dunque, la pulizia etnica continuerà, così come non avrà fine quell’attitudine cinica di fare affari sulla pelle dei palestinesi.

Sì, d’accordo: il primo responsabile è Israele, il cui comportamento è palesemente criminale, quindi i suoi complici, Stati Uniti e Unione Europea in primis; ma anche gli ignavi e gli indifferenti, anch’essi portano il peso di quella pulizia etnica.

Hannah Arendt ci suggerisce che la colpa non è mai univoca e che spesso «giace nella estrema e pericolosa banalità del male». Perché anche chi tace partecipa a quel processo di normalizzazione dell’orrore; in definitiva: alla sua accettazione.

* da Facebook

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1 Commento


  • Pasquale

    Questo mondo occidentale governato ormai da distopici visionari pazzi criminali. Puah!!!

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