“Un esempio eclatante potrebbe essere il caso di No Other Land, un bellissimo documentario che dal BDS è stato visto per certi versi come un’attività di normalizzazione, e dunque criticato.
Io non capivo quale fosse il problema. Tanta gente, come me, avrà pensato: “Ragazzi, ma veramente dovete andare a fare il pelo a un progetto come No Other Land?”. Ma loro controbattevano: «Attenti, perché questa è la forma più insidiosa di normalizzazione».
Adesso che vedo il problema, riconosco anch’io il pericolo. Non mi sfugge il fatto che, nel momento in cui hanno ricevuto l’Oscar, Yuval Abraham, che stimo fino all’inverosimile, avrebbe potuto dire: «Sono qua a supporto del mio amico e fratello Basel, con cui si sta lottando contro il genocidio, l’occupazione e l’apartheid, e lascio la parola a lui».
Invece, quando si è trovato sul palco degli Oscar, ha messo in qualche modo tutto sullo stesso piano: «L’atroce distruzione di Gaza e della sua gente, che deve finire, gli ostaggi israeliani brutalmente presi nel crimine del 7 ottobre, che devono essere liberati…».
Certo, quello che ha detto Yuval è tutto vero. La distruzione di Gaza deve finire e gli ostaggi devono tornare a casa.
Tutti gli ostaggi, però: quelli israeliani e quelli palestinesi. Sono migliaia, inclusi centinaia di bambini, a languire nelle carceri israeliane, maltrattati e spesso torturati fino all’inverosimile.
È come se Yuval, che umanamente capisco perché la sua vita in Israele è diventata un inferno, avesse preso quell’attenzione e l’avesse portata su di sé e sugli israeliani proprio nel momento in cui invece avrebbe dovuto farsi da parte. Ma mi sono serviti tempo e spiegazioni per capire le sottigliezze della normalizzazione.”
* citazione da Beh, Buona Giornata
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