Da un mese i bombardamenti occidentali sulla Libia si susseguono senza sosta. A terra però le forze della Jamahirya stanno riprendendo tutte le principali città e snodi della Libia orientale, così che il successo politico e militare dei “ribelli di Bengasi” sembra ormai possibile solo con l’intervento di terra delle potenze occidentali. Diversi paesi dell’unione europea dichiarano di essere pronti ad armare i ribelli violando pesantemente la già criminale risoluzione ONU che prevedeva la possibilità di bombardare la Libia per “difendere” il suo popolo che in realtà si è dimostrato assai più fedele alla Jamahirya che alle ambigue posizioni degli insorti.
Quello a cui stiamo assistendo è una vera e propria intromissione degli stati occidentali nella politica interna di uno stato sovrano, al fine di accedere al controllo delle risorse energetiche. Ciò che in anni passati avrebbe preso il nome di penetrazione coloniale, viene oggi invece mascherato delle ormai eterne guerre umanitarie. Del resto i fatti spiegano la realtà meglio di mille opinioni e la successione degli eventi bellici in Libia ha già ampiamente dimostrato come questa sia una guerra coloniale in cui il classico schema di penetrazione occidentale è stato rispettato minuziosamente. Cento anni fa l’ esercito colonialista italiano entrava a Tripoli sotenendo la necessità di liberare dalla tirannia ottomana la Tripolitania e la Cirenaica. Oggi il mostro è Gheddafi e il suo inconseguente anticolonialismo a cui si oppongono i “mitici rivoluzionari” di Bengasi che sventolando le bandiere francesi e chiedendo un più cospicuo intervento
bellico dell’Italia, loro amata ex potenza coloniale, rivelano il loro vero volto, non quello di puri servitori del popolo ma, come già avvenne per l’UCK kosovaro, di essere a libro paga e di fare il gioco degli occidentali.
La terza guerra per la democrazia, in poco meno di 10 anni, che questa volta non è stata neanche accompagnata da un grande movimento contro la guerra perché i democratici e la sinistra europea hanno speso più parole a favore dei “ragazzi di Bengasi” che contro la guerra, a scapito del popolo libico, quello martoriato dai bombardamenti Nato. Crediamo sia arrivato il momento di fare un po’ di chiarezza su quello che sta succedendo nel panorama internazionale. Sentiamo la necessità di chiamare le cose con il proprio nome. Il tempo degli slogan è finito, centinaia di morti sono già stati fatti dalle bombe occidentali al’uranio umanitario che volute dai “ribelli” hanno dato il via ad una vera invasione della Libia il cui ultimo esito sembra ormai prossimo.
Quello che sta succedendo in Libia non ha nulla a che vedere con una rivoluzione e nemmeno con una rivolta popolare ma è il tentativo delle potenze occidentali, prima fra tutte la Francia, di tornare a giocare un ruolo determinante nel continente africano sconvolto dalle crisi politiche.
Di fronte a ciò vogliamo ribadire il nostro incondizionato appoggio alla
resistenza libica, contro ogni ingerenza straniera. Siamo convinti che se la Libia può avere un futuro senza Gheddafi, questo non può essere ipotecato dal controllo dei paesi occidentali sulle risorse energetiche ed economiche nazionali, per questo mentre il governo provvisorio degli insorti gira l’Europa per chiedere e scambiare l’intervento della UE contro Gheddafi con petrolio e garanzie per il futuro, per noi diventa sempre più necessario richiedere l’immediata cessazione di ogni ostilità contro la Libia e dare pieno appoggio a tutti i nuovi “leoni del deserto” che combattono una guerra impari contro le potenze occidentali della Nato e i loro servitori arabi e libici.
PER L’AUTODETERMINAZIONE DEI POPOLI
W LA RESISTENZA DEI POPOLI DEL MEDITERRANEO
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