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I servizi segreti tedeschi a caccia di fantasmi

“I capi dell’intelligence tedesca parlano della “dichiarazione di guerra” di Putin all’Occidente”, titola il giornale tedesco Der Spiegel. “Spettacolo di propaganda” replica il giornale della sinistra Junge Welt.

L’audizione al Bundestag dei responsabili dei servizi segreti tedeschi, appare decisamente rivelatrice del clima di isteria bellicista e antirussa che si va diffondendo in Europa.

Lunedì, i capi dei servizi segreti tedeschi hanno esposto il loro lavoro e le loro preoccupazioni al Parlamento. Sono stati ascoltati Thomas Haldenwang, presidente dell’Ufficio federale per la protezione della Costituzione (BFV);  Bruno Kahl, presidente del Servizio federale di intelligence (BND) e Martina Rosenberg, presidente dell’Ufficio federale del servizio di controspionaggio militare (MAD).

Secondo il capo della BND, Bruno Kahl, Putin vuole imporre una “pace dettata” attraverso l’uso di armi nucleari “substrategiche”. Inoltre, Putin non si preoccupa affatto del territorio conquistato, ma di una “dichiarazione di guerra contro l’intero mondo occidentale libero democratico”.

Thomas Haldenwang sostiene che nella competizione sistemica tra autocrazia e democrazia postulata dalla propaganda occidentale, la Russia utilizza “questioni critiche” per dividere la società tedesca. Secondo Haldenwang, ci sono anche cosiddetti influencer che sono sul “libro paga” di Mosca. Il capo dell’Ufficio per la protezione della Costituzione ha nominato come “agente di influenza” russo una videoreporter: Alina Lipp.

Alina Lipp è una ex rappresentante dei Verdi in Bassa Sassonia, membro consultivo del comitato ambientale della città di Hannover e a Lüneburg. La 28enne è nata ad Amburgo da madre tedesca e padre russo. Sul suo canale Telegram “Notizie dalla Russia”, Lipp ha ormai più di 120.000 follower e da mesi cura dei reportage dalla regione del Donbass.

Per reagire alla  presunta  disinformazione filorussa, è stata istituita una forza speciale nel ministero federale dell’Interno. Questa unità individua le bugie della propaganda nemica e nominano qualcuno responsabile “che racconta anche la contro-storia”, ha spiegato Haldenwang. In pratica si tratta dei cosiddetti cacciatori di fake news che però dimenticano sempre di smantellare quelle abbondantemente diffuse sui media occidentali (ultima quella scatola di denti d’oro come prova di torture dei russi e poi rivelatasi sottratta a un dentista ucraino, ndr).

“Una rivalita’ sistemica è diventata un aperto conflitto”, ha spiegato ai deputati tedeschi il capo del BFV, Thomas Haldenwang. Ma secondo i servizi segreti tedeschi il conflitto in Ucraina è un “game changer” globale, nel quale non si possono escludere sviluppi che comprendano “minacce dirette alla sicurezza interna del nostro Paese”. E tra gli scenari presi in considerazione dagli 007 tedeschi, vi è anche l’esecuzione di “omicidi” in Germania, diretta conseguenza del fatto che sarebbe “calata la soglia di inibizione per le operazioni dei servizi segreti russi”.

Ma i servizi segreti tedeschi, così come il governo federale tedesco si rifiutano ancora di fornire qualsiasi informazione sugli autori degli attacchi ai gasdotti Nord Stream. Da un lato, secondo una risposta del ministero federale dell’Economia a una domanda della parlamentare Sahra Wagenknecht (Die Linke), “non è stato possibile” “svolgere indagini in loco” sulle scene degli attacchi. D’altra parte, “non dovrebbero essere fornite ulteriori informazioni per motivi di interesse pubblico (…)”, nemmeno in una forma classificata come segreta. Wagenknecht voleva sapere cosa aveva scoperto finora il governo e cosa poteva dire sulla presenza di navi provenienti dalla Russia o dai paesi della NATO sulle scene del crimine in quel momento in questione.

Il giornale Junge Welt riferisce che Zaklin Nastic (Die Linke), lunedì ha affermato che il riferimento alla “regola dei terzi” perché la Svezia non avrebbe condiviso alcuna informazione è stata “una manovra subdola per minare i diritti del Parlamento”. Presume “che il governo federale abbia fatto le sue scoperte perché una nave di servizio della flotta della Bundeswehr con capacità di ricognizione potrebbe essere stata nelle vicinanze durante gli attacchi” ed è stata anche indagata sul luogo dell’attacco. Il processo vero e proprio è interessante, “ci sono almeno 17 ore tra le esplosioni”.

La procura competente in Svezia aveva già dichiarato il 6 ottobre che non erano stati forniti dettagli sull’indagine perché il caso era “molto delicato”. Pochi giorni dopo, Stoccolma ha annunciato che non ci sarebbero state indagini congiunte con la Danimarca, sempre perché la questione era soggetta a un livello eccezionale di segretezza. Secondo il governo federale lunedì, nemmeno i tedeschi faranno parte di una squadra investigativa.

La guerra è ormai penetrata e dilagata in tutti gli interstizi della società e l’ondata di isteria che vediamo in Germania sta germogliando anche in Italia. Non cedere terreno verso i guerrafondai, sviluppare la mobilitazione contro la guerra e una comunicazione alternativa senza sconti diventa sempre più decisivo.

 

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