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Sette giorni per stravolgere le priorità dell’università

25-31 maggio, settimana di agitazione per il diritto allo studio.

La pandemia ha messo sotto gli occhi di tutti la situazione drammatica di una generazione che da anni vede smantellare il suo futuro riforma dopo riforma e che durante l’emergenza è stata esclusa da ogni forma di tutela concreta, abbandonata di fronte a spese come affitto, utenze e tasse universitarie. 

Per quanto riguarda l’università, i finanziamenti voluti dal ministro Manfredi (1,4 miliardi a fronte di almeno 10 anni di tagli orizzontali) non sono sufficienti a risolvere i problemi strutturali che l’università vive. 

Non basta mettere una pezza, minima e tardiva, bisogna ripensare completamente il sistema formativo: lo abbiamo detto dall’inizio e ci siamo organizzati per portare alla luce da nord a sud le rivendicazioni necessarie per invertire la rotta di un sistema che produce esclusione sociale, nozionismo, disuguaglianze ed emigrazione forzata. (Leggi tutte le nostre rivendicazioni: https://urly.it/36bwy).

Durante queste settimane di mobilitazione hanno provato a ignorarci, ci siamo però fatti sentire con assemblee, presidi, interruzioni di diversi senati accademici, in alcuni atenei Rettori e figure intermedie si sono dovute confrontare con le nostre rivendicazioni e, dopo aver provato a nascondersi dietro al gioco di rimbalzo con le rappresentanze studentesche, hanno confermato l’intenzione di non voler sospendere il pagamento delle tasse universitarie, nonostante la previsione di abbandono scolastico e di calo delle immatricolazioni.

Non ci arrendiamo, sappiamo che l’unico modo per conquistare i nostri diritti è lottare, per questo insieme ai coordinamenti regionali per il diritto allo studio lanciamo una settimana di mobilitazione nazionale in corrispondenza dell’ultima settimana di maggio, sette giorni per ribaltare le priorità di un’università votata all’elitarizzazione e alla mercificazione dei saperi. 

La storia è adesso e vogliamo fatti, non parole.

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