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Ridare rappresentanza politica agli interessi popolari. Qui ed ora

La tornata elettorale in Francia, Grecia e Italia (parziale in quanto amministrative e solo in alcuni comuni) costringono tutti ad una riflessione più avanzata sulle tendenze generali piuttosto che continuare a fotografare la situazione su aspetti specifici e particolari.

E’ evidente che gli effetti della gerarchizzazione a livello di Unione Europea si riverberano a cascata dal “cuore” del polo imperialista europeo verso la sua periferia con risultati molto diversi, soprattutto a causa dei processi economici che tendono a diventare rapidamente processi politici.

 

1. Hollande segna una discontinuità molto parziale con Sarkozy nel rispettare gli interessi strategici della borghesia francese. Su alcune cose (ritiro dall’Afghanistan, mantenimento pensione a 60 anni, diritti civili) cercherà di segnare una diversificazione da un presidente fortemente reazionario, ma sulle scelte strategiche che hanno gerarchizzato sempre più l’Unione Europea, Hollande giocherà il ruolo confacente a quello di un presidente francese, formatosi come tanti altri nelle scuole che formano la classe dirigente della Francia. Il possibile riequilibrio tra Berlino Parigi avverrà per vie interne e non con rotture clamorose che rimettono in discussione il processo di centralizzazione in corso. La classe dirigente francese, come a Berlino, ha imposto ai paesi più deboli dell’Unione Europea di privatizzare, ridurre il debito pubblico, licenziare, liquidare il welfare state, ma si guarda bene dal fare altrettanto all’interno della propria società. Il forte senso dello Stato coincide con il mantenimento di un forte apparato produttivo pubblico che centellina con cura le misure liberiste da introdurre nel paese.

 

2. Il processo di gerarchizzazione dei poteri decisionali nell’Unione Europea, ha prodotto invece effetti assai diversi in una situazione sociale devastata come la Grecia. Qui la fortissima polarizzazione sociale (con una crescente proletarizzazione e addirittura pauperizzazione in buona parte della società), ha prodotto una forte polarizzazione politica verso sinistra e verso destra. Ha punito i partiti moderati responsabili del disastro sociale e dell’obbedienza ai diktat della Bce,d el Fmi e dell’Ue, ed ha premiato i partiti della sinistra (Syriza soprattutto) e aperto spazi ai nazisti. E’ accaduto anche in passato e nel cuore dell’Europa, che una fortissima crisi economica e la disgregazione sociale spingesse in avanti le due opzioni politiche più estreme. I nazifascisti se ne sono avvantaggiati negli anni ’30. Sulla base dell’esperienza occorre lavorare affinché siano i comunisti e la sinistra di classe a trarne invece vantaggio nel XXI° Secolo. In tal senso diventa auspicabile una alleanza delle forze di classe greche su un programma di transizione per la Grecia che possa diventare proposta credibile anche per gli altri paesi Piigs dell’Europa (Spagna, Italia, Portogallo) e in rottura con i diktat dell’Unione Europea. Syriza ha i numeri e capacità di movimento (anche per la presenza nella coalizione di forze come il Koe) e il Kke ha una forte organizzazione. Tenere ancora le cose separate non appare comprensibile e né politicamente ed utile a fronte delle straordinarie possibilità che si aprono in Grecia.

 

3. Tra Parigi e Atene si colloca l’Italia. Una situazione intermedia resa visibile anche dai risultati elettorali (per quanto parziali). E’ indubbio che la tendenza alla polarizzazione (meno forte che in Grecia) abbia visto crescere il Movimento 5 Stelle di Beppe Grillo, ma lo ha visto crescere solo nelle zone ricche e più moderne del paese (il Nord). Ha visto il Pd “portare a casa la pelle”, perdendo voti ma perdendone meno egli altri e rimanendo l’unico partito di dimensioni nazionali, ma nel Pd – che vorrebbe provare a “buttarsi a sinistra” – si riaffaccia forte la voglia di “farsi stato” riabbracciando così un vecchio demone continuamente sollecitato e rappresentato dalle esternazioni del Presidente Napolitano. L’estrema destra e la Lega sono usciti sconfitti e dunque – diversamente dalla Grecia – non sono riusciti a raccogliere gli effetti peggiori della disgregazione sociale. Il PdL si conferma una “tigre di carta”. Le forze della sinistra “extraparlamentare” (FdS, Sel) ristagnano e sembrano continuare a guardare la finestra sul retrobottega (la fase precedente) piuttosto che quella sulla realtà per come si presenta e per dove appare muoversi.

 

4. La situazione sociale in Italia spinge verso la Grecia, quella politica verso la Francia. Da questo dato occorre riprendere la discussione e soprattutto l’iniziativa a scala globale. In questa divaricazione la sinistra di classe deve “cogliere l’attimo”, farlo rapidamente, procedere nella definizione del proprio spazio politico e dichiarando apertamente le proprie interlocuzioni sociali. Gli interessi popolari hanno urgenza di recuperare una propria rappresentanza indipendente sul piano politico e autonoma socialmente, in aperta rottura con le priorità indicate dal governo Monti e dall’Unione Europea. Ma questo è un passaggio che non si realizza da solo né per inerzia. Per metterlo in campo, serve un soggetto politico organizzato, con capacità autorevole, una attivizzazione dinamica e radicato sul piano sociale. Serve un programma minimo comprensibile, credibile a livello sociale anche se non immediatamente realistico. Da mesi stiamo lavorando e discutendo questa esigenza all’interno dell’occasione a nostro avviso più seria nello scenario italiano: il Comitato No Debito. E’ una discussione che richiede tutte le verifiche necessarie, ma è la realtà stessa, più che i soggetti coinvolti, a spingere in avanti i processi, sia quelli sul piano sociale che su quello politico.

 

Non vogliamo accodarci al tormentone del “se non ora, quando”, è certo però che in molti dei nostri ambiti occorra rompere gli indugi e cominciare a misurarsi concretamente con questa realtà e le possibilità che offre alla sinistra di classe e alle forze che puntano al cambiamento politico del paese e dell’Europa.

 

11 maggio 2012

Segreteria Nazionale della Rete dei Comunisti

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1 Commento


  • Italicus

    Ma che senso ha riproporre un documento politico di quattro anni fa? Che sta succedendo a “Contropiano”?

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