Il nostro giornale l’8 luglio ha pubblicato un servizio della Nena News con una corrispondenza di Maurizio Musolino sulla Tunisia. Il portavoce del Partito Comunista Operaio Tunisino, Hama Hammami, in visita nei giorni scorsi nella nostra redazione, ha mosso alcuni rilievi critici a questa corrispondenza. Avevamo avuto già occasione di incontrare Hammami durante la sua partecipazione a Roma alla conferenza organizzata a marzo dalla Rete dei Comunisti su “La Mala Europa”. I tre mesi trascorsi hanno visto molti avvenimenti rilevanti succedersi in Tunisia. Ne parliamo in questa intervista esclusiva per Contropiano.
Buongiorno e bentornato nella nostra redazione. Cominciamo dall’articolo apparso su Contropiano, Quali sono le cose che non ti convincono?
Da quando c’è stata la rivoluzione, accade spesso che i giornalisti o i politici europei che vengono in Tunisia, quando tornano nel loro paese “ci raccontino la nostra storia”. Ma spesso non comprendono la realtà tunisina e le forze politiche in Tunisia. Su questo vorrei dare alcune informazioni.
In Tunisia, prima della rivoluzione, c’erano tre raggruppamenti politici: i liberali; gli islamici; i democratici-rivoluzionari rappresentati dalla sinistra.
I liberali e gli islamici attualmente vogliono ridurre la rivoluzione ad una liberalizzazione del regime di Ben Alì (come accaduto in Egitto, ndr) nel quadro di una alleanza con la borghesia occidentale, statunitense e francese soprattutto. Tra di loro ci sono delle differenze, ad esempio sulla laicità e i diritti delle donne, ma l’orientamento comune è questo. Sulle dinamiche economico-sociali fra loro invece non ci sono differenze, entrambi sostengono il modello neo-liberale. Ma su questo orientamento troviamo anche partiti di sinistra come Ettajdid (il vecchio pc tunisino, Ndr) che era legale ed ha operato anche durante il regime di Ben Alì. Fino al 2001 era alleato di Ben Al’ ed aveva sottoscritto il Patto Nazionale del 1988. La loro presenza in Parlamento è avvenuta senza elezioni e sono stati complici della repressione. Fino al 2001 erano anche contrari all’amnistia per i prigionieri politici del regime. Dopo il 2001 sotto la pressione dei settori democratici del paese hanno cambiato un po’ posizione ed hanno cominciato a muovere qualche critica al regime,ma stavano dentro il Parlamento del regime. La loro linea era quella di “riformare la dittatura”. Fino al 13 gennaio scorso – 24 ore prima prima della caduta di Ben Alì – lo hanno sostenuto.
Dopo la rivoluzione hanno partecipato al governo transitorio guidato da Gannouchi che era un uomo di Ben Alì. Questo governo, di cui faceva parte anche il Partito Democratico del Popolo, è stato spazzato via in un mese e mezzo dal popolo tunisino. La politica di Ettajdid non ha niente a che vedere con la prospettiva del socialismo e del comunismo e poi sono un piccolo partito.
Tu dicevi che tra i tre grandi raggruppamenti politici c’erano anche i democratici-rivoluzionari. Dove collochi il vostro partito, il Pcot?
Il raggruppamento della democrazia rivoluzionaria è rappresentato dalla sinistra organizzata ma anche da militanti sindacali, femministe e studenti. Il Pcot rappresenta la maggiore forza organizzata in questo blocco. Esiste da più di 25 anni. Anche la borghesia è stata costretta a riconoscere il ruolo del Pcot nella caduta di Ben Alì. Il nostro partito è presente in tutte le regioni della Tunisia e nel sindacato ma è anche il partito dei giovani o dei contadini delle zone rurali del paese.
Dopo la rivoluzione c’è stata una esplosione delle lotte operaie in Tunisia. Alcuni imprenditori italiani si lamentano che “la pacchia è finita” e che i lavoratori rivendicano maggiori salari e più diritti. Come stanno le cose?
In questi mesi ci sono stati scioperi, sit in, manifestazioni, ma i lavoratori in gran parte sono ancora sotto il controllo della burocrazia sindacale. Nella fase rivoluzionaria occorre ammettere che la più attiva era stata la piccola borghesia, gli stessi contadini hanno partecipato poco. Una delle attività principali del Pcot è proprio quella di lavorare alla presa di coscienza di classe dei settori popolari.
Ma il sindacato (l’Ugtt) che ruolo ha svolto nella rivoluzione e che ruolo svolge oggi?
Prima della rivoluzione, l’Ugtt, era una delle basi della dittatura, ha sempre sostenuto Ben Alì a livello nazionale e locale ed ha sempre sostenuto il modello neoliberale della dittatura a livello economico-sociale. Al suo interno, le componenti democratiche e rivoluzionarie venivano represse. Ma a livello di base invece ci sono molti sindacalisti democratici (soprattutto nei settori dell’istruzione, della sanità e nelle poste) che hanno spinto per la rivoluzione. Dopo la rivoluzione il ruolo della burocrazia sindacale è stato quello di frenare la rivoluzione stessa.
L’ultimo governo di transizione se non avesse avuto l’appoggio della burocrazia sindacale sarebbe caduto. Ma questa burocrazia adesso ha parecchi problemi interni con i delegati e i lavoratori ed è costretta a concedere maggiori spazi democratici. C’è stato un momento in cui in Tunisia è emerso il movimento “Degage!” (Andatevene! Que se vayan todos! Ndr). Questo movimento si è placato in attesa del Congresso nazionale del sindacato nel prossimo dicembre dove sono attesi grandi cambiamenti. Tieni conto che 9 dei 14 membri dell’esecutivo dovrebbero già essere andati via, incluso il segretario generale. I nostri militanti hanno costituito la “Sinistra Sindacale Democratica” che sta all’interno di un raggruppamento più ampio che si chiama “Incontro Sindacale Democratico Militante” e adesso l’esecutivo nazionale del sindacato è costretto a discutere con il Pcot.
Una delle questioni decisive per il futuro della rivoluzione tunisina è l’Assemblea Costituente. Qual’è la posizione del Partito Comunista Operaio Tunisino?
Il Pcot è stato il primo e l’unico partito a chiedere l’Assemblea Costituente per rompere definitivamente con la dittatura. Ettajdid, il PdP e altri partiti liberali e riformisti invece non volevano l’Assemblea Costituente ma elezioni presidenziali nel quadro politico-istituzionale costituito ancora dalla dittatura. Non solo. Ettajdid era nel governo che ha represso le manifestazioni e il presidio permamente nella piazza davanti al palazzo del governo (Kasba 1) in cui sono morte cinque persone. Quelle manifestazioni chiedevano le dimissioni del governo transitorio e l’Assemblea Costituente e da questo punto di vista possiamo dire che il Pcot ha vinto la sua battaglia affinchè venga convocata l’Assemblea Costituente, e l’altra battaglia che abbiamo vinto è stata quello affinchè la data dell’Assemblea Costituente venga spostata dal 24 luglio al 23 ottobre per poter preparare piùa fondo il popolo a questo evento decisivo.
Il Pcot non ha partecipato ad alcun governo di transizione e non partecipa al Consiglio Nazionale per la realizzazione degli obiettivi della rivoluzione. Questo organismo ha solo un valore consultivo e al suo interno ci sono tutti: liberali, islamici e uomini del vecchio regime. Parlano, parlano ma non ha alcun controllo sul governo di transizione.
Il nostro partito ha proposto invece il Consiglio Nazionale per la Salvaguardia della Rivoluzione che deve esercitare il potere popolare sul governo e che è costituito dalle sole forze che hanno lottato contro la dittatura: partiti, organizzazioni, associazioni e i comitati popolari nati nella rivoluzione.
Il Pcot ritiene che le elezioni per l’Assemblea Costituente sono fondamentali perchè essa rappresenta una delle strade che vanno a concretizzare le conquiste delle rivoluzione ed è un vero passaggio democratico. L’Assemblea Costituente deve portare ad una nuova Costituzione che definisca il regime politico, il sistema economico-sociale, i diritti politici e sociali, le grandi lineee della politica estera della Tunisia.
Stiamo facendo una vastissima campagna in tutto il paese per trasformare le elezioni dell’Assemblea Costituente in un passaggio rivoluzionario importante per la realizzazione degli obiettivi della rivoluzione. Quindi quello che c’è scritto nella corrispondenza pubblicata su Contropiano non corrisponde alla politica del nostro partito.
Ritieni che l’informazione internazionale sulla Tunisia sia penalizzante o prevenuta contro il vostro partito?
I controrivoluzionari, i liberali, i riformisti, stanno facendo una campagna contro il Pcot a causa delle sue posizioni rivoluzionarie e la fanno anche all’estero, ma la nostra forza si basa sul popolo tunisino. Da prima della rivoluzione non c’è stata una parola d’ordine del nostro partito che prima o dopo non sia stata recepita dal popolo: “Ben Alì degage!” (e Ben Alì se ne andato); Via il governo Gannouchi! (e Gannouchi è caduto); Assemblea Costituente! (e si farà ad ottobre); Rinvio delle elezioni per l’Assemblea Costituente !( e sono stati rinviate); Dissoluzione del RCD, il partito di Ben Alì! (ed è stato dissolto); Dissoluzione della polizia politica! (ed è stata sciolta); inoltre stiamo lavorando al divieto di normalizzare i rapporti con il sionismo e Israele, all’ annullamento del debito estero della Tunisia, e alla nazionalizzazione delle banche e dei settori strategici dell’economia.
Infine un’ultima questione. Cosa pensate dell’intervento militare Nato in Libia?
Il nostro partito, anche se è contro il regime di Gheddafi, è assolutamente contrario all’intervento imperialista della Nato. Noi riteniamo che il popolo libico deve autodeterminare il proprio destino ed è lui che deve decidere quale regime politico e sociale vuole. La Nato è venuta in Libia non per liberare il popolo libico da Gheddafi ma per prendersi il petrolio della Libia ed eventualmente per dividere il paese. Non solo. La presenza della Nato in Libia rappresenta una minaccia per la rivoluzione in Tunisia e in Egitto. In Tunisia il Pcot cerca di spiegare chiaramente al popolo tunisino questo pericolo.
Conclusioni?
Voglio annunciare che dal 22 al 24 luglio si terrà il primo congresso del Partito Comunista Operaio di Tunisia da quando è stato legalizzato. Sarà nostra cura fare in modo che i documenti congressuali vengano messi a disposizione dei compagni italiani, anche attraverso Contropiano.
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LUIGI CECCHETTI
CONCORDO, ANCHE SE NON CHIAMEREI RIVOLUZIONE CIO’ CHE E’ AVVENUTO IN TUNISIA