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“Dentro l’Europa ma fuori dall’Unione Europea”

Sabato 12 marzo presso il Palazzo delle Carte Geografiche a Roma, si è svolto il Forum Internazionale della Rete dei Comunisti, “La mala Europa”, riguardante “i soggetti e le esperienze delle lotte operaie e dei movimenti sociali dentro la crisi in Europa e nel Mediterraneo”.
L’incontro è stato organizzato come vera e propria apertura, dedicata alle questioni e alle relazioni internazionali, della III Assemblea Nazionale della Rete dei Comunisti che si terrà a Roma i prossimi 2 e 3 aprile.
La relazione d’apertura della Rete dei Comunisti ha messo in evidenza come la crisi economica globale, strutturale e sistemica del capitalismo stia provocando gravi ricadute in termini sociali sul movimento dei lavoratori che devono intensificare l’opposizione a tali politiche con una sempre più incisiva pratica del conflitto, come ha dimostrato la riuscita dello sciopero generale del giorno precedente indetto dall’Unione Sindacale di Base. La pratica dei poteri forti è quella di continuare a muoversi sul terreno della competizione globale, rafforzando il carattere imperialista dell’Unione Europea, diretto in primo luogo dalla borghesia tedesca in alleanza con quella francese. Il polo imperialista europeo, per reggere il confronto e la competizione globale con gli Stati Uniti e la periferia produttiva emergente (l’area del BRIC – Brasile, Russia, India, Cina), sta attuando a tal fine politiche di massacro sociale che soprattutto nelle sue aree periferiche producono effetti devastanti.

L’incontro si è poi svolto in due sessioni: la mattina è stata dedicata alle rivolte sociali in corso nell’area dell’Africa mediterranea, poste in relazione con il conflitto sociale e di classe in corso nel centro dell’Europa. Identità di vedute sul ruolo egemone della borghesia tedesca e francese e sulla dipendenza gerarchica imposta ai paesi europei di “seconda fascia”, è stata espressa dal portavoce della rivista tedesca “Rote Fahne”, Roland Meister.
Di grandissimo interesse sono stati i contributi di Hamma Hammami, portavoce del Partito Comunista Tunisino dei Lavoratori e di Ahlem Jaffel dell’Assemblea per la salvaguardia della Rivoluzione Tunisina. Quest’ultima ha evidenziato il ruolo centrale dei movimenti sociali e sindacali nella rivoluzione democratica in corso. Gli interessi e gli appetiti del capitalismo europeo ed occidentale giocano un forte ruolo nell’ostacolare il cambiamento e gli sforzi del fronte rivoluzionario sono concentrati per la realizzazione di una Costituente per l’edificazione di un sistema democratico, che preveda la nazionalizzazione dei servizi, delle principali strutture produttive e che metta al centro le aspettative sociali ed economiche del popolo tunisino.
Hamma Hammami ha messo in risalto il grande ruolo svolto dal Partito Comunista dei Lavoratori, che a compimento di una grande aspettativa sul piano politico in questi giorni è stato finalmente legalizzato dopo decenni di clandestinità, nell’indirizzare il fronte dell’opposizione a Ben Ali (che comprende oltre ai comunisti, le organizzazioni islamiche, i movimenti sindacali, forze democratiche, progressiste e di impronta liberale e i movimenti dei giovani); tale processo di unificazione dovrà svilupparsi gradualmente e dal basso, su base non ideologica e religiosa, ma facendo perno sulle istanze sociali, economiche, del riconoscimento dei diritti e della libertà. Hammami ha sottolineato come la cacciata del dittatore Ben Ali abbia rappresentato una grandissima vittoria ma anche che il suo sistema di potere non è certo stato sconfitto.
La sessione pomeridiana ha analizzato l’area dell’Europa mediterranea e dei paesi della semiperiferia economico-produttiva, i cosiddetti “PIIGS” (Portogallo, Irlanda, Italia, Grecia e Spagna), che subiscono i diktat dell’asse franco-tedesco ma a loro volta esercitano un ruolo sub-imperialista e neo-colonialista nei confronti dei paesi oggetto della delocalizzazione produttiva: Europa dell’Est e Nord-Africa. Anche in questo caso gli interventi di Yorgos Papaioannu per l’Organizzazione Comunista di Grecia (KOE) e di Antonio Ruiz del Centro Studi “Espai Marx” di Barcellona hanno proposto una lettura del contesto politico, sociale ed economico dei rispettivi paesi che indicano una condizione di forte similitudine con l’Italia. All’interno dell’area presa in esame si è evidenziato in particolare un vero e proprio sfaldamento delle organizzazioni di classe e delle soggettività comuniste in Spagna e Germania, mentre in Grecia le organizzazioni e le soggettività di classe hanno svolto un ruolo fondamentale di indirizzo nel conflitto sociale ancora in corso.
La Rete dei Comunisti, nei successivi interventi, ha ribadito la sostanziale diversità fra le rivolte popolari in Tunisia, Egitto, nell’area del Maghreb e del Vicino/Medio-Oriente e la guerra civile in corso in Libia. E’ ormai evidente come per gli Stati Uniti e per le potenze europee la posta in gioco in Libia non siano i diritti del popolo libico quanto gli abbondanti giacimenti e rifornimenti di petrolio e di gas, un obiettivo ritenuto strategico di fronte all’acutizzazione della crisi economica internazionale. La Rete dei Comunisti ha ribadito che il futuro della Libia deve restare nelle mani del suo popolo e che va respinta e contrastata ogni ingerenza e aggressione militare cosiddetta “umanitaria” degli USA, delle potenze europee o dell’ONU contro quel paese.
Il Forum, che ha visto una forte e costante partecipazione durante tutta la giornata di lavoro, ha rilanciato l’importanza di un più stretto coordinamento fra le forze comuniste, anticapitaliste ed antimperialiste a livello europeo, intendendo come parte integrante di questo contesto a livello politico, sociale ed economico, i paesi africani che si affacciano sul Mediterraneo.
L’assemblea si è conclusa rilanciando la necessità di un confronto internazionale a partire dalla parola d’ordine “dentro l’Europa, ma fuori dall’Unione Europea”, come terreno unificante delle forze comuniste e dei movimenti sociali e di classe nel conflitto politico-sociale.

 

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