Non gli bastava aver riempito il suo governo di commissari stranieri della Nato e del Fmi (imposti dall’esterno più che scelti). Ora il miliardario e presidente ucraino, Petro Poroshenko, ha nominato come suoi consiglieri diversi esponenti politici stranieri, tra cui il senatore statunitense John McCain, membro dell’ala più oltranzista del Partito Repubblicano e che durante la rivolta di Maidan fu più volte ripreso mentre incitava alla rivolta dal palco di Piazza dell’Indipendenza a Kiev e che ora insiste nei confronti della Casa Bianca affinché gli Stati Uniti inviino consistenti quantità di armi al regime ucraino.
Tra i consiglieri scelti da Poroshenko ci sono anche l’ex primo ministro svedese Carl Bildt e l’ex presidente della Georgia, Mikheil Saakashvili, quest’ultimo ricercato in patria per vari reati, considerato una marionetta della Nato e da qualche mese già a capo di una speciale commissione del governo di Kiev contro la corruzione e per la riorganizzazione delle forze armate.
Secondo le informazioni diffuse dallo stesso regime, le autorità ucraine hanno deciso di formare un comitato consultivo internazionale che le aiuti a portare a termine le ”riforme” necessarie al Paese la cui economia è al tracollo ben oltre le già pessimistiche previsioni di inizio anno. “Queste persone hanno una grande esperienza per quanto riguarda la messa in opera di riforme” ha affermato Dmitry Shimkiv, vicecapo dell’amministrazione presidenziale, riferendosi ai ‘consiglieri’ stranieri che, se da una parte potrebbero rafforzare la posizione dell’oligarca in patria e all’estero, dall’altro non faranno altro che limitarne gli spazi di manovra e costringerlo a seguire in maniera ancora più stringente i diktat di sponsor e padrini internazionali.
McCain, candidato repubblicano alla Casa Bianca nel 2008, si è detto “profondamente onorato. Devo assicurarmi che questo incarico rispetti le regole del Senato statunitense; sarò sempre al fianco dell’Ucraina libera” ha scritto in un post su Twitter. Ma qualche ora dopo, con sommo dispiacere, l’esponente della destra Usa ha dovuto rifiutare l’offerta affermando che la legge del suo paese non permette ad un membro del Congresso di accettare incarichi per conto di governi stranieri.
Intanto nel tentativo di riequilibrare l’attivismo degli Stati Uniti e dei suoi alleati che vorrebbero spingere il regime nazionalista ucraino a intensificare gli sforzi militari contro le Repubbliche Popolari e contro la Russia, nei giorni scorsi anche la cancelliera tedesca Angela Merkel è intervenuta promettendo varie forme di sostegno al governo di Kiev. Le promesse sono state proferite dal capo del governo di Berlino nel corso di una conferenza stampa congiunta realizzata nella capitale tedesca con il presidente ucraino Petro Poroshenko.
“Ci sono molti temi che sono importantissimi per l’Ucraina per ovvie ragioni, Quindi, noi dobbiamo essere uniti e aiutare l’Ucraina in vari modi. Noi dobbiamo reagire molto rapidamente a tutti i problemi che l’Ucraina si trova di fronte” ha detto Merkel. Citando i suoi colloqui col presidente russo Vladimir Putin del 10 maggio sulla realizzazione della secondo fase, quella politica, dell’accordo di Minsk, Merkel ha affermato: “Io sono consapevole che ci saranno difficoltà, ma l’Ucraina è sostenuta nella sua strada per la pace”.
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Mic
Il fatto che McCain si sia sfilato lascia ben sperare. Quando la nave affonda, i topi scappano…