Sui social Potere al Popolo sta lanciando un nuovo modo per presentare i propri candidati, rovesciando il personalismo della politica e mettendo al centro le voci dei lavoratori e dei cittadini che si sono organizzati, e con la lotta hanno vinto.
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#lalottapaga #unitisivince
La propaganda di televisioni e giornali ci vuole isolare dalle altre persone: ci spiegano che è inutile confrontarsi con gli altri, pericoloso organizzarsi, impossibile vincere. CI hanno insegnato che dobbiamo restare soli di fronte alle imposizioni dei potenti, muti di fronte ai padroni che ci minacciano, spaventati da chi è diverso e sconosciuto.
Tutto ciò è una menzogna e la storia lo dimostra! Dietro ad ogni diritto conquistato per tutti, c’è una storia di lotta. Dietro ad ogni conquista di diritti e di welfare, c’è una storia di gente che si è organizzata e ha lottato per i propri interessi e bisogni. La nostra arma più potente siamo noi che camminiamo insieme.
Potere al Popolo è ricominciare a percorrere quella strada, quel percorso collettivo che si organizza per i propri interessi e che di fronte alla precarietà, allo sfruttamento e alla paura, ricostruisca la storia di classe e il potere popolare.
La campagna elettorale di Potere al Popolo non stringe le mani ai banchieri e agli industriali, e nemmeno ai potenti di Bruxelles. Non promette rose senza spine, ma un alternativa di liberazione. La campagna elettorale di Potere al Popolo racconta le storie del popolo che ha lottato per vincere!
Tanti racconti che vogliono unirsi in uno solo, grande e potente, che sia fondamento per la storia collettiva del nostro futuro.
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Questa è la storia di Carlo Alberto, un medico chirurgo che ci racconta la trasformazione della sanità pubblica: una sanità aziendalizzata, che prevede la compressione del diritto della salute dei cittadini e il peggioramento delle condizioni di lavoro dei medici e di tutto il personale sanitario.
Prendiamo parola sulla casa della salute del Navile, 7.555 metri quadrati su 5 piani realizzata, in meno di tre anni, grazie ad un investimento di quasi 12 milioni e 200 mila euro. Nata in seguito allo smantellamento di un importante presidio di riferimento del quartiere che è il poliambulatorio di via Tiarini e il trasferimento di alcuni servizi dalle sedi dei poliambulatori di via Lame, via Montebello e via Byron. Assistiamo ad una pratica progressivamente costrittiva che obbliga i medici, con pressioni di carattere economico e di ordine normativo, a operare dentro le case della salute. Il modello casa della salute serve a chiudere l’esperienza dei poliambulatori pubblici e per apportare le prestazioni sanitarie territoriali in una realtà che nei fatti è mista pubblico/privata.
https://www.facebook.com/Bolognapoterealpopolo/videos/1383624635077472/
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Questa è la storia di Claudia, ricercatrice dell’ISPRA in cui è diventata delegata sindacale per USB. Ci racconta della lotta di tanti ricercatori precari per ottenere un posto di lavoro dignitoso.
L’ISPRA è l’istituto superiore per la ricerca ambientale, un’agenzia votata alla difesa dell’ambiente con 1.400. L’occupazione dell’edificio l’estate scorsa dopo anni di lotte e di attivazione su tutti i livelli, ha portato a ridurre il numero di contratti precari da 650 a meno di 100. Tutto inizia nel 2009 dopo che un’assemblea decide che bisogna incominciare un’azione forte, che portà i lavoratori a occupare il tetto nel periodo natalizio, attirando la solidarietà degli altri lavoratori e della cittadinanza.
https://www.facebook.com/Bolognapoterealpopolo/videos/1382174891889113/
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Questa è la storia di Gianni, inquilino delle case popolari del quartiere di Pescarola. Ci racconta della Gescal (acronimo di GEStione CAse per i Lavoratori), il fondo destinato alla costruzione e alla assegnazione di case ai lavoratori che gli ha permesso di avere una casa e una vita degna, a lui e alla sua famiglia.
La Gescal era un elemento di garanzia di un diritto basilare assunto in maniera diretta dallo stato. Un diritto che ha garantito emancipazione sociale e integrazione per tante famiglie povere e famiglie che migravano dal sud al nord Italia. Oggi, il governo e le regioni decidono arbitrariamente di rivendere il patrimonio pubblico per darlo ai privati e smantellare l’edilizia residenziale pubblica. La democrazia esiste solo se in maniera organizzata.
https://www.facebook.com/Bolognapoterealpopolo/videos/1381091285330807/
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Questa storia è quella dei lavoratori della Perini, azienda all’avanguardia del packaging bolognese, che in blocco hanno lasciato la FIOM per passare a lottare insieme all’USB. Gli scioperi per il miglioramento del contratto di lavoro hanno poi contagiato altre grandi aziende come le GD e la Toyota. Mentre i sindacati confederali negli ultimi venti anni hanno fatto da tappo, impedendo agli operai di alzare la testa, la crescita del sindacalismo di base ci ricorda che soltanto rompendo le regole del gioco si possono tornare a riacquisire i diritti sul lavoro, come successo nel 2004 per i lavoratori di Melfi e pochi anni dopo per quelli di Fincantieri.
https://www.facebook.com/Bolognapoterealpopolo/videos/1378746668898602/
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Questa storia è quella di Ernesta, un’insegnante e attivista sindacale che ci racconta come nel 2013 più di 50.000 bolognesi hanno difeso i diritti delle famiglie e dei bambini grazie al referendum che chiedeva di interrompere o meno il finanziamento pubblico alle scuole paritarie private. Un tentativo di reale partecipazione alla cosa pubblica che è stato completamente disatteso dalla giunta Merola di fronte alle esigenze ‘imposte’ dalla crisi.
Organizzarsi è fondamentale ma non è più sufficiente un NO al referendum, bisogna andare oltre così come è stato per il referendum costituzionale dove il NO SOCIALE ha unito i settori sociali in un fronte unitario e indipendente che si è spinto verso una lotta complessiva ed è arrivato fino ad oggi a #PoterealPopolo.
#lalottapaga #unitisivince
https://www.facebook.com/Bolognapoterealpopolo/videos/1377726159000653/
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La prima storia è quella di Kaba, uno dei protagonisti della Marcia della Dignità, che l’autunno scorso ha visto centinaia di migranti dire basta alle condizioni disumane del campo di Cona.
In centinaia si sono organizzati per andare col prefetto di Venezia. Prefetto e Questore, che da mesi assicuravano l’impossibilità di trovare altri luoghi per queste persone, in soli 3 giorni garantirono a oltre 300 persone nuovi e dignitosi alloggi.
Chi ha osato sfidare il potere, si è conquistato la sua dignità.
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