Ieri quelle truppe, insieme alla poliia reale, hanno attaccato i manifestanti provocando – secondo le prime testimonianze di giornalisti sul posto – almeno cinque morti e numerosi feriti. A manifestare erano soprattutto cittadini sciiti (la maggioranza nel paese, anche se la famiglia reale è di obbedienza sunnita). Molti dignitari sciiti avevano rivolto nella notte un appello alla comunità internazionale e al mondo musulmano perchè intervenissero per evitare un «orribile massacro»Nessuna risposta.
Ieri il re aveva proclamato la legge marziale e un manifestante era stato ucciso a Sitra, piccolo villaggio sciita. In tutto il paese le forze di sicurezza stanno bloccando le strade e arrestando centinaia di persone. Il capogruppo del partito di opposizione sciita Wefaq, Abdel Jalil Khalil, ha detto «questa è una guerra di annientamento. Questo non succede neppure in guerra ed è inaccettabile».
Uno dei principali ospedali di Manama, la capitale, è stato attaccato da agenti di polizia; anche una clinica sarebbe stata bloccata per evitare che potessero esser soccorsi i feriti. «Il Bahrain international hospital è stato attaccato dalla polizia anti-sommossa… che ha bucato le ruote di un’ambulanza per evitare che i feriti potessero esser salvati».
Anche i soldati sauditi hanno aperto il fuoco: lo riferiscono alcuni feriti negli scontri, secondo il quotidiano libanese as Safir.
L’ordine – diffuso da un ufficiale che parlava alla tv di stato – è di non radunarsi in pubblico. «Per la vostra sicurezza vi invitiamo a non effettuare raduni».
Il Dipartimento di Stato americano si è limitato a deplorare l’uso «eccessivo» della forza contro i manifestanti in Bahrein. Per non turbare troppo la famiglia regnante, forse, il messaggio è stato diffuso via twitter.
Parlando con la Cbs, la Clinton ha recitato la parte della maestrina turbata: il Bahrein e gli alleati che hanno inviato truppe contro le manifestazioni «sono sulla cattiva strada». Al massimo della critica, «siamo allarmati da quello che sta accadendo in Bahrein. Pensiamo che alle domande e alle aspirazioni del popolo che sta manifestando non si possa rispondere con la forza».
Anche Barack Obama non si è sbilanciato più di tanto: ha espresso oggi «profonda preoccupazione» parlando al telefono direttamente con i sovrani dell’Arabia Saudita e del Bahrein.
L’Iran ha invece richiamato oggi il suo ambasciatore a Manama.
Amnesty International ha infine reso note le prove dell’”uso eccessivo e sistematico della forza” da parte delle forze di sicurezza. In un rapporto pubblicato oggi, l’organizzazione ha denunciato che «a febbraio le forze di sicurezza hanno usato proiettili letali e attaccato con estrema violenza i manifestanti senza preavviso per poi aggredire gli operatori sanitari e impedire loro di soccorrere le persone ferite». Secondo Malcolm Smart, direttore del Programma Medio Oriente e Africa del Nord di Amnesty International, «il governo sembra aver deciso che il modo di affrontare le proteste sia la repressione violenta; una posizione totalmente insostenibile e che dà un inquietante esempio in una regione dove anche altri governi si trovano di fronte a richieste popolari di cambiamento».
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