Se qualcuno si aspettava una “rinascita” della città una volta andato via il “sindaco marziano” immagino si sarà già ricreduto. E non solo perché Roma è ancora sommersa dalla spazzatura, le aree verdi sono occasione di ricovero per senza tetto ai quali nessuno dà un’alternativa e i mezzi pubblici viaggiano nelle condizioni che conosciamo. Ma perché il commissario Tronca ha pensato bene, più realista del re, di stroncare tutta una serie di realtà che nella capitale del malaffare rappresentano invece uno dei tanti fiori all’occhiello poco graditi evidentemente alle varie e poco virtuose esperienze di governo che abbiamo avuto per nostra sfortuna occasione di conoscere. Come regalo per il nuovo anno che stava per cominciare e sulla scia della delibera 140/14 della giunta Marino, Tronca, pressato dalla Corte dei Conti e malgrado i canoni regolarmente pagati dagli utenti, ha inviato dal Dipartimento al Patrimonio di Roma Capitale, una lettera dal titolo “rilascio bonario e immediato dell’immobile libero da cose e persone” riguardanti appunto 800 concessioni degli immobili di proprietà comunale.
Insomma un vero e proprio sfratto arrivato in questi ultimi mesi a molte realtà associative, tra le quali anche Legambiente e la Caritas, e che ha colpito luoghi storici della periferia romana. Cominciamo dal quartiere Centocelle di Roma dove è stata chiesta la chiusura entro dieci giorni, lasso di tempo già abbondantemente scaduto, del Laboratorio Sociale Autogestito 100celle di Viale della Primavera. Seguendo appunto i dettami della delibera voluta per “riordinare il patrimonio pubblico” ma che in realtà sembra rispondere da una parte all’esigenza della politica di ridarsi una facciata di legalità dopo le numerose e note vicende di corruzione; e dall’altra anche alle indicazioni dell’Europa su privatizzazione dei servizi e gestione del patrimonio, puntando in modo evidente a ricavare il massimo del profitto orientandone la concessione più verso l’impresa che il sociale. Le condizioni che il comune ha posto all’ex casale Falchetti e a chi lo gestisce dal 1999 con interessanti e proficue attività culturali, ricreative e di ristorazione, sono assolutamente inaccettabili. La lettera recapitata ai gestori dal Dip. al Patrimonio di Roma Capitale, invita a interrompere ogni attività, in 10 giorni appunto, dopo anni di affitto pagato a canone sociale, concordato con il Dipartimento stesso. Le clausole che consentirebbero di concorrere ad un eventuale Bando futuro sono inaccettabili e insostenibili, per una realtà sociale, che non opera per fare denaro: 3200 euro mensili e la garanzia della custodia del bene. Dietro le motivazioni di “cassa” e di “velata trasparenza” dettate dall’evento di Mafia Capitale che hanno spinto il comune, previo censimento, alla “riacquisizione del patrimonio pubblico e l’eventuale assegnazione attraverso Bandi Pubblici, su specifici progetti e a specifiche condizioni e tipologia di organismi” si nasconde un costante attacco, come dicono i gestori del Laboratorio 100celle praticamente in assemblea permanente – la prossima è prevista domani – contro quelle “esperienze di società basata sulla proprietà o gestione collettiva poiché lo sviluppo capitalistico necessita la decostruzione delle relazioni e delle esperienze collettive solidali e il recupero di quel pezzo di ‘economia altra’ che sfugge alle logiche del mercato ufficiale”.
L’obiettivo di quello che potrebbe diventare un ampio movimento cittadino è di “fermare l’operazione avviata da Roma Capitale e dalla gestione commissariale di Tronca che in nome dei Beni Comuni impone i principi guida di una ‘sana competizione neoliberista’ e lo smantellamento graduale di anni di esperienze comunitarie e sociali in nome delle leggi di mercato e della loro crisi”. Come dicevamo il problema non riguarda solo l’ex Casale Falchetti. Infatti il 30 dicembre scorso il Comune di Roma ha disposto lo sgombero di Esc, l’atelier autogestito che anima la città e il quartiere di San Lorenzo da più di 11 anni. Il pretesto, in questo caso, qualche arretrato in sospeso. Come è noto, infatti, dopo diversi anni di occupazione, lo sgombero subito il 30 gennaio del 2007, l’immediata rioccupazione, Esc ha avviato un tavolo negoziale con l’amministrazione capitolina, ottenendo nel 2009 l’assegnazione, attraverso la Delibera 26/1995 e in cambio di un canone sociale, dello spazio di via dei Volsci 159. A questo punto la storia di Esc si inserisce nel contesto che prima abbiamo descritto. Un tentativo neanche tanto nascosto di far fuori realtà evidentemente poco compatibili con le politiche dominanti.
A Esc i migranti trovano assistenza legale e imparano gratuitamente l’italiano; freelance e intermittenti/precari organizzano nuovi strumenti sindacali e di autotutela (Camere del Lavoro Autonomo e Precario); la Libera Università Metropolitana alimenta il pensiero critico, nazionale e internazionale, con seminari, pubblicazioni, presentazioni di libri; ogni anno L/ivre, la fiera degli editori e dei vignaioli indipendenti, è attraversata da migliaia di persone; i giovani sperimentano nuove tendenze musicali e stili culturali. A queste due vicende dobbiamo aggiungere la chiusura della Casa della Pace a Testaccio e la minaccia che incombe, al pari delle altre situazioni che abbiamo descritto, sul Corto Circuito, anch’esso situato a Centocelle, a rischio sgombero tanto da aver occupato l’11 gennaio scorso i locali del settimo municipio, ottenendo dalla presidente Susi Fantino di Sel una presa di posizione a favore, con l’auspicio di un incontro con Tronca affinché riveda una posizione assolutamente inaccettabile per realtà come quelle che abbiamo citato. Anche una delegazione di Sinistra Italiana, compresi alcuni consiglieri regionali e il candidato sindaco Stefano Fassina, ha incontrato a Palazzo Senatorio il commissario Tronca per cercare di fare breccia in un muro costruito sulla base di una logica mercantile che ha già provocato nella Capitale danni irreparabili, come le cronache di questi ultimi mesi ed anni hanno dimostrato.
* controlacrisi.org
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