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Lettera di replica all’articolo “L’allineamento filo-sionista della cosiddetta “cultura di sinistra”

Leggiamo su Contropiano, il 25 dicembre 2023, un intervento di Eros Barone intitolato « L’allineamento filo-sionista della cosiddetta “cultura di sinistra” », che menziona il nostro blog e che denuncia un caso di presunta censura da parte nostra. I fatti sono assai più semplici.

Eros Barone è un assiduo commentatore de «La letteratura e noi». I suoi commenti sono sempre stati pubblicati. Non operiamo alcun tipo di censura di opinioni diverse dalle nostre. I nostri criteri di moderazione sono pubblici e liberamente consultabili (https://laletteraturaenoi.it/2012/05/17/responsabilita/). Uno di tali criteri recita: «Commenti offensivi, lesivi della persona o facenti uso di argomenti ad hominem verranno automaticamente cancellati». La ragione per la quale abbiamo deciso di non pubblicare il primo dei commenti di Eros Barone riportati sul vostro blog è che la sua frase d’apertura viola quest’ultimo criterio: «La “maestrina dalla penna rossa” in versione ‘radical’ così scrive con inappuntabile diligenza». Chi ha intenzione di intavolare un dibattito intellettuale e politico non fa ritratti in terza persona sarcastici e sprezzanti della propria interlocutrice, non degnandosi nemmeno di rivolgerlesi direttamente.

Nel secondo commento l’autore, immaginando una censura delle opinioni che non c’è stata, ci definisce “gruppetto”, termine che peraltro rimanda al linguaggio tipico del Partito con la maiuscola, di staliniana memoria, con la sua presunzione dogmatica di rappresentare la volontà delle masse proletarie. Che Eros Barone abbia fondato alla chetichella l’ennesimo Partito rivoluzionario della classe operaia ereditandone la presunzione di infallibilità e di superiorità?

Tutto il contorno politico di questo “caso”, relativo alla nostra «capitolazione all’ordine costituito imposto dal blocco imperialista-sionista», come il farci troppo onore considerandoci, per sineddoche, «la cultura di sinistra», è, in conclusione, un caso macroscopico di sovrainterpretazione, basato su fondamenta del tutto inconsistenti.

La redazione de «La letteratura e noi»

- © Riproduzione possibile DIETRO ESPLICITO CONSENSO della REDAZIONE di CONTROPIANO

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2 Commenti


  • Redazione Contropiano

    Leggo la replica della redazione di «La letteratura e noi», che la redazione di «Contropiano» ha opportunamente pubblicata corredandola con un disegno che evoca, sullo sfondo della bandiera palestinese, il volto di un uomo imbavagliato con la stella di Davide sovrimpressa. Forse la redazione di «La letteratura e noi» non immaginava che la censura esercitata nei miei confronti per la dura critica rivolta all’autrice dell’articolo intitolato “Vi spiego la questione palestinese”, avrebbe trovato, a differenza di altri interventi soppressivi esplicati su quel sito verso commenti non graditi ai redattori, la giusta evidenza che un giornale comunista non subalterno ma alternativo e all’imperialismo e al sionismo, e proprio per questo capace di garantire la libertà di espressione, ha dato a quella critica e alla censura che ne è conseguita.
    Dopodiché, evocare, per coonestare una secca censura, il carattere presuntivamente offensivo del sintagma deamicisiano “maestrina dalla penna rossa” con il correlato attualizzante “in versione ‘radical’”, mi ha ricordato la situazione comica di quello sprovveduto che, incapace di cogliere l’ironia sottesa ad una scelta espressiva, sentendo una persona esclamare: «Questa birra è divina», ribatte: «No, questa birra è un prodotto umano e industriale!». Dalla redazione di un sito di critica e didattica della letteratura si avrebbe, in effetti, il diritto di esigere una maggiore finezza ermeneutica riguardo alla distinzione dei livelli e dei registri del linguaggio.
    Sennonché la vera sostanza di questo conflitto, che può sembrare in prima istanza linguistica e giuridica, è ovviamente politica e coinvolge l’atteggiamento di fondo rispetto alla questione palestinese e alla “pulizia etnica” tendenzialmente genocida attuata dallo Stato israeliano. Ribadisco perciò che sulla Palestina e su Israele, come a suo tempo sul Vietnam, è giusto e necessario dividersi con un taglio netto e irreversibile: io sto con i palestinesi al 100%, mentre l’autrice dell’articolo intitolato “Vi spiego la questione palestinese”, anche se ha cercato di dissimulare la sua scelta, è schierata in realtà al 100% con il sionismo israeliano e con l’imperialismo americano. A quanto pare dalla replica qui pubblicata, la scelta è comune a tutta la redazione di quel sito e riduce al minimo la differenza, che mi era sembrato giusto riconoscere, tra una triste capitolazione e una vera e propria adesione all’ordine costituito imposto ‘manu militari’ dal blocco
    imperialista-sionista.
    Eros Barone


  • Manlio Padovan

    Che a sinistra si siano persi il senso critico e la coerenza min pare dimostrato dal fatto che oggi su il manifesto a pagina 9 e su l’Unità a pagina 2, è stato pubblicato un comunicato/pubblicità di banca Intesa san Paolo che, assieme a banca Unicredit, è una delle banche armate del Vaticano. Esse forniscono i loro servizi alle industrie delle armi con molta ipocrisia ovviamente. e da parte loro e da parte di quella organizzazione criminale internazionale che è la Chiesa Cattolica Apostolica Romana…come dice la Storia.
    Intesa San Paolo è pure implicata nella criminale faccenda del gas naturale liquefatto nel golfo del Messico che sta portando danni irreparabili a quelle popolazioni…ma nessuno ne parla…ed il pappa gode.

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