Per Grecia, Portogallo e gli altri Paesi a rischio-debito di Eurolandia scatta domani la prova dei mercati. Archiviata la tempesta di venerdì scorso innescata dal ‘giallò dell’uscita della Grecia dall’euro, oggetto di un vertice straordinario nella notte a Lussemburgo fra le massime autorità europee, l’Europa torna a fare i conti con una crisi greca sempre più nera che mette a dura prova i nervi del mercato, mentre in gioco c’è ora la credibilità della stessa Ue. L’ennesima emergenza, a poca distanza dalle nuove sovvenzioni all’Irlanda mentre è ancora aperto il dossier sul salvataggio del Portogallo, ha fatto precipitare l’euro a 1,43 dollari venerdì scorso e domani potrebbe ritorcersi contro gli altri ‘anelli debolì dell’eurozona scatenando una nuova ondata di attacchi speculativi, con l’effetto di far impennare ai massimi i costi di finanziamento sull’ obbligazionario. Domani sono in calendario le aste di Germania e Francia, ma il primo test decisivo ci sarà martedì 10 maggio quando Atene ha in programma il collocamento di titoli a breve per 1,25 miliardi. L’11 maggio toccherà all’Italia con l’asta Bot da 6 miliardi. In base ai programmi originari, la Grecia avrebbe dovuto essere in grado di tornare a finanziarsi sul mercato il prossimo anno. Un’ipotesi già tramontata visto che il tasso di rendimento sui titoli di Stato decennali ha superato il 15%, (oltre il 25% il biennale) un livello insostenibile per Atene che ora, come ha ammesso ieri il presidente dell’Eurogruppo Jean-Claude Juncker, ha bisogno di un «programma di aggiustamento supplementare» per rimettere in carreggiata i conti. Così, nonostante le rassicurazioni autorevoli sul destino della Grecia in seno all’euro, per il mercato oggi è chiaro che Atene annaspa ad appena un anno dall’emergenza che portò al salvataggio da 110 miliardi di euro. Per scongiurare un default, il governo Papandreou ha bisogno di negoziare al più presto un nuovo piano di aiuti insieme a misure per evitare la temuta ristrutturazione del debito come una dilazione delle scadenze e riduzione dei tassi di interesse. Atene potrebbe ricevere altri 20-30 miliardi di euro in cambio di altri sacrifici fiscali e di una accelerazione del programma di privatizzazioni. Di tutto questo si discuterà all’Ecofin del 16 maggio, che sarà anche il giorno della verità per il Portogallo. Sul salvataggio del Paese grava il rischio di un veto da parte degli Euroscettici della Finlandia: il piano di aiuti da 78 miliardi concesso a Lisbona, in cambio di un pesante programma di austerity, dovrà essere approvato all’unanimità dai 27. Ma con il caso Grecia, la Finlandia potrebbe puntare i piedi, creando un precedente per gli altri Paesi dove cresce il malumore ad ogni nuovo sovvenzionamento d’emergenza e scardinare la già fragile fiducia dei mercati nell’impalcatura Ue. Per ora, da Helsinki arriva qualche doveroso segnale rassicurante solo dalla Banca centrale finlandese: il governatore Erkki Liikanen ha dichiarato in una intervista al Financial Times che la Finlandia «rimarra un membro costruttivo del team» dell’eurozona e che «la linea di fondo non deve cambiare».
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