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Euro con la sindrome greca, vola l’oro

Lo spettro di un default della Grecia manda giù l’euro e la paura per il rischio contagio agli altri Paesi del Vecchio Continente fa volare il prezzo dell’oro sopra i 1.500 dollari. La moneta europea è scivolata fino a 1,4139 dollari da 1,4310 degli ultimi scambi di ieri a New York, dopo la decisione di Fitch di tagliare il rating di Atene giunta come una tempesta mezz’ora prima della chiusura dei mercati in Europa. Ma la giornata aveva visto la valuta europea indebolirsi fin dal mattino quando dalla Germania sono arrivati segnali che certificano un prossimo rallentamento della locomotiva tedesca. La Bundesbank, nel suo bollettino mensile, prevede che nei prossimi mesi la crescita economica della Germania possa rallentare dopo un inizio d’anno «esplosivo». Una brutta notizia per la fragile ripresa dell’eurozona che sta approfittando del traino tedesco proprio mentre infuria la crisi del debito sovrano ed appare sempre più un rebus trovare una soluzione. La Grecia è di nuovo sull’orlo del default – ad un anno dal salvataggio d’emergenza da 110 miliardi di euro – come ha ammesso oggi il ministro delle finanze francese Christine Lagarde, mentre continuano a fioccare bocciature ad ogni ipotesi di rimodulazione del debito ellenico con i no categorici sia a una ristrutturazione sia a una dilazione delle scadenze. Così, Fitch ha tagliato il rating di Atene di tre notch (a B+) e non esclude un ulteriore downgrade dal momento che anche un allungamento dei rimborsi non rappresenterebbe altro che un’insolvenza di fatto. La mossa di Fitch ha spinto giù l’euro che ha segnato un ribasso dell’1,2% per poi riuscire a recuperare in serata attorno a quota 1,42 dollari. L’oro è arrivato a sfiorare di nuovo i 1.516 dollari, in un mercato che guarda con crescente preoccupazione anche alle difficoltà di Portogallo e Irlanda, alle elezioni in Spagna e alla pressione dei prezzi delle materie prime su inflazione e ripresa. Timori certificati oggi dalla Bundesbank che ritiene «probabile un raffreddamento della crescita tedesca nel futuro più immediato». Il rialzo del Pil dell’1,5% nel primo trimestre, spiega la Banca Centrale tedesca, «sopravvaluta considerevolmente l’attuale congiuntura economica dal momento che la crescita durante il trimestre tiene conto di effetti positivi» registrati nel periodo precedente. La Germania aveva chiuso il 2010 con una solida crescita del 3,6%, e ora le stime per il 2011 di Berlino, e anche le proiezioni di industriali tedeschi ed economisti, si aggirano su un 2,5%-2,8%.

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