Gli scossoni della “primavera araba” sfiorano anche il monolite saudita, da sempre simbolo della ricchezza petrolifera e della chiusura religiosa in stile wahabbita.
La Shura, assemblea consultiva nominata dal sovrano (che si guarda sempre bene dal dar pareri che possano dispiacergli), ha dato il suo ok, con 81 voti a favore e 37 contrari, alla possibilità che anche le cittadine saudite possano votare nelle future elezioni municipali. Perchè ciò divenga legge manca la firma di re Abdullah, ma si tratta comunque – spiegano gli osservatori – di un passo molto importante, se si tiene conto che persino il suffragio maschile è stato introdotto in Arabia Saudita solo nel 2005. Le elezioni municipali sono tra l’altro le uniche consultazioni elettorali ammesse in una monarchia assoluta dove non esistono istituzioni completamente elettive. Gli stessi consigli municipali sono al 50% di nomina reale, e sono stati eletti finora solo una volta nel 2005.
Nel marzo scorso, la famiglia saudita ha deciso di convocare nuove elezioni, a cui però le donne venivano escluse. Il vento delle rivolte arabe è intanto arrivato negli ultimi tempi anche nel Regno: ed ha preso il volto proprio delle cittadine saudite che si sono mobilitate online per rivendicare il diritto di voto, nella campagna “Baladi”, parola araba che significa “Il mio Paese”, ed hanno apertamente protestato contro la loro esclusione dalle liste elettorali, con manifestazioni organizzate a Gedda, Riad e nelle province orientali. Il divieto di voto per le donne è stato finora motivato con problemi logistici e la difficoltà di creare seggi elettorali separati per sesso, come impone la Sharia o legge islamica.
La Shura ha proposto che le donne possano votare: non però a partire dalle elezioni già indette, ma da quelle ancora successive, per dare il tempo agli amministratori locali di organizzarsi. Il che, visto la cadenza con cui si tengono le consultazioni elettorali, potrebbe avere il sapore di un lungo rinvio. Tra l’altro rimane la proibizione per le cittadine saudite di presentarsi come candidate. La questione femminile è diventata un tema caldo nella vita sociale del Regno. Le donne hanno dato più di un segnale di insofferenza verso una condizione che le obbliga ad essere completamente alla mercè degli uomini: in Arabia, senza un permesso di un familiare maschio, le cittadine non possono lavorare, viaggiare o persino recarsi da un medico. Non possono nemmeno guidare e proprio su questo divieto si è aperto ultimamente un braccio di ferro con le autorità: un gruppo di donne ha infatti indetto per il prossimo 17 giugno una giornata di disobbedienza civile, invitando le loro concittadine a sfidare la legge e a mettersi al volante. Una delle più audaci, che aveva messo su Youtube un filmato che la ritraeva alla guida di un’auto, è stata arrestata per una decina di giorni e poi rilasciata dopo un pubblico ‘mea culpà. Anche qui, tuttavia, la casa saudita ha mostrato di non essere insensibile alla pressione popolare: la Shura ha infatti annunciato la scorsa settimana di essere disposta a discutere la questione del diritto di guida per le donne. Come sul voto, il movimento femminile saudita aspetta però di vedere se si tratta di propaganda o di un impegno serio.
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