La Nato non interverrà in Siria. A ribadirlo, parlando da Tripoli, dove è arrivato in visita a sorpresa nel giorno della conclusione dell’operazione Nato, è stato il segretario generale dell’Alleanza atlantica, Anders Fogh Rasmussen. «È totalmente escluso. Non abbiamo alcuna intenzione di intervenire in Siria» perché in Libia «c’era un mandato chiaro delle Nazioni Unite e un sostegno forte e attivo dei Paesi della regione», condizioni che non ci sono nel caso della Siria. Sia l’Occidente sia la Lega araba temono che un qualsiasi intervento esterno in Siria faccia uscire di controllo la situazione. Domenica il presidente Bashar Assad ha assunto un tono di sfida verso la «comunità internazionale» e i «fratelli arabi» ammonendo tutti che nel caso avessero certe idee, si scatenerebbe «un terremoto». Mentre si susseguono (anche ieri) le notizie sui morti quotidiani negli scontri e nelle repressione, l’attesa risposta di una delegazione siriana che ieri era a Doha, in Qatar, su una «proposta di lavoro» presentata mercoledì a Damasco da comitato dei ministri degli esteri della Lega (Algeria, Egitto, Sudan, Oman e l’attivissimo Qatar), sembra non ci sia stata e che la delegazione siriana sia ripartita in un clima di sfiducia reciproca. Domani è prevista una riunione straordinaria della Lega araba per discutere della Siria.
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