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Tunisia. Ricercata Suha Arafat per corruzione

La giustizia tunisina ha emesso un mandato di cattura internazionale nei confronti della vedova del leader palestinese Yasser Arafat, Suha Arafat. Lo ha annunciato ieri il portavoce del ministero della giustizia, Kadhem Zine El Abidine, senza fornire precisazioni sui motivi del provvedimento. L’ipotesi più probabile è che Suha Arafat sia accusata di corruzione nel caso della «Scuola internazionale di Cartagine», che aveva fondato nel 2006 insieme a Leila Trabelsi, ex prima donna di Tunisia.

Quella fra la famiglia Trabelsi e Suha Arafat, nata in Cisgiordania, fu un’amicizia nata durante l’esilio a Tunisi del presidente dell’Olp tra l’82 e il ’94. Dopo la morte del dirigente palestinese, nel 2004, la vedova era andata a stabilirsi a Tunisi e aveva ottenuto la nazionalità tunisina. Ma il sodalizio con l’ex prima donna tunisina era finito in litigio dopo quanche anno. Nel 2007, l’ex presidente Zine el-Abidine Ben Ali aveva ritirato la cittadinanza tunisina alla palestinese, e l’aveva espulsa, obbligandola a rifugiarsi sull’isola di Malta.
A muoversi contro Suha è stato uno dei giudici istruttori di Tunisi, che fa parte del gruppo di magistrati che, in molte procure del Paese, stanno indagando sulle decine di casi di violazioni di legge – soprattutto per corruzione e malversazione – addebitate a Zine El Abidine Ben Ali e al suo clan familiare. Uno di questi riguarda la creazione della scuola in questione. Nel progetto, la scuola avrebbe dovuto offrire alle famiglie agiate di Tunisi la possibilità di far studiare i loro figli (dalla materna sino al liceo) seguendo il percorso accademico francese. Occorreva, però, neutralizzare la concorrenza dell’istituto Pasteur, che fu costretto a chiudere per innumerevoli cavilli burocratici. Suha Arafat ha respinto le accuse, ribadendo anzi di aver subito dei danni finanziari in quell’occasione: 300.000 dinari (circa 150.000 euro) investiti nella scuola di cui, dopo la cessione delle quote, ha recuperato la decima parte.

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